
Berlino apre all’uso delle riserve russe congelate per armare Kiev
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Merz propone un prestito da 140 miliardi all’Ucraina: in gioco oltre 300 miliardi di riserve russe bloccate in Occidente
Utilizzare le riserve russe congelate per finanziare direttamente la difesa ucraina: è la svolta che Friedrich Merz, leader del Cdu tedesco, ha rilanciato in un intervento sul Financial Times. La proposta prevede un maxi prestito da 140 miliardi di euro destinato a forniture militari a Kiev, sostenuto da decisioni condivise tra i governi dell’Unione europea. Se approvata, permetterebbe non solo di impiegare gli interessi maturati sui beni bloccati, come avviene oggi, ma anche di costruire una cornice giuridica per utilizzare il capitale stesso.
A quanto ammontano le riserve russe congelate
I fondi in gioco superano i 300 miliardi di dollari: riserve della Banca centrale russa congelate dopo l’invasione del 2022. Circa due terzi si trovano in Europa, il resto tra Stati Uniti, Regno Unito e Giappone. Secondo i dati resi noti da Mosca a inizio 2022, le riserve comprendono 207 miliardi di dollari in asset in euro, 67 miliardi in dollari Usa, 37 miliardi in sterline, 36 in yen, 19 in dollari canadesi, 6 in dollari australiani, 1,8 in dollari di Singapore e 1 miliardo in franchi svizzeri.
Finora, spiega la proposta, non si è andati oltre l’uso degli interessi perché molti Paesi europei, Germania in testa, temevano ritorsioni di Mosca e danni di reputazione nei confronti di grandi investitori e fondi sovrani extra Ue, preoccupati per l’affidabilità dei mercati europei. Il diritto internazionale consente il congelamento e l’impiego temporaneo degli interessi come contromisura, ma non una confisca permanente.
Per arrivare a un prestito “di riparazione” servirebbe un accordo europeo unanime, aggirando il probabile veto dell’Ungheria. Il rimborso scatterebbe solo quando la Russia risarcirà l’Ucraina per i danni di guerra. Un passo che, con il progressivo disimpegno degli Stati Uniti guidati da Donald Trump, guadagna ora consensi come risposta più incisiva rispetto a nuove sanzioni.
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(con fonte AdnKronos)
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