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Era annunciato. Era scritto nelle sanzioni occidentali che prima o poi si sarebbe arrivati a un default della Russia. Da oggi, il Paese di Putin è ufficialmente incapace di onorare il proprio debito verso l’estero, perché non sono arrivati nei tempi previsti, inclusa la tolleranza di prassi, i pagamenti per un totale di 100 milioni di dollari su due obbligazioni, una in dollari e l’altra in euro.

In molti definiscono ‘anomalo’ il default. Perché non deriva da mancanza di risorse ma da fattori esterni che impediscono di onorare il debito. Gli stessi russi parlano di default ‘artificiale’ per definirlo e addossare alle sanzioni la responsabilità di un passaggio solo tecnico, formale. C’è anche un altro tema. Di fatto, per questo default manca la prima delle conseguenze che si innescano in questi casi, l’esclusione dai mercati finanziari. La Russia è già fuori da qualsiasi forma di finanziamento da parte degli Stati occidentali. Quindi, si dice, cambia poco o niente.

Ma è veramente così? Siamo sicuri che sia solo una questione tecnica? C’è un fattore che va preso in considerazione. L’effetto permanente che avrà quello che sta succedendo in queste ore nel futuro della Russia. Ci sono due piani infatti che si intrecciano. Quello di breve termine, con le sanzioni occidentali che hanno spinto al default e che provano a giocare sul piano economico quello che non si può giocare sul piano bellico in Ucraina, almeno se si vuole scongiurare un conflitto mondiale. E quello di medio-lungo periodo, con uno scenario che potrebbe escludere definitivamente la Russia dalla comunità finanziaria internazionale.

Se sul primo piano gli effetti concreti sono effettivamente contenuti, sul secondo potrebbero essere molto più significativi. Il blocco dei pagamenti di Mosca è stato determinato dall’intervento dell’Office of Foreign Assets Control (Ofac) del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti, che non ha rinnovato la licenza che esentava gli investitori americani dalle sanzioni, rendendo impossibile per i russi pagare il debito in dollari o nelle valute dei prospetti delle emissioni. Proprio l’Ofac chiarisce quali sono le conseguenze del default. “Sebbene formale, sarebbe in gran parte simbolico, dato che la Russia non può contrarre prestiti internazionali al momento e non ne ha bisogno grazie ai ricchi introiti di petrolio e gas, il ‘marchio’ probabilmente aumenterebbe i suoi costi di prestito in futuro”.

Cosa vuol dire? Vuol dire che il default non sarà cancellato dalla fine della guerra in Ucraina e che Mosca dovrà farci i conti, pagando di più per finanziarsi, per un lunghissimo periodo di tempo. Il default sul debito estero è un fatto epocale. Successe nel 1918, quando con la Rivoluzione russa Lenin non volle onorare i debiti del governo zarista. Nel 1998, invece, il default della Russia fu limitato al debito domestico in rubli. E da oggi Mosca ha sicuramente un problema in più per la tenuta della propria economia.

(AdnKronos)

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