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“Centinaia e centinaia” di soldati russi si rifiutano di combattere in Ucraina. A raccontarlo al Guardian è Mikhail Benyash, l’avvocato che sostiene i renitenti. Dato che ufficialmente quella in Ucraina è solo “un’operazione speciale”, chi si rifiuta di combattere rischia al massimo il licenziamento, spiega l’avvocato, sottolineando che nessuno è stato arrestato. Ma intanto la scarsità di soldati di fanteria sta emergendo come uno dei problemi più importanti da affrontare per il Cremlino.

“I comandanti minacciano di mandare in carcere i soldati, ma noi spieghiamo loro che possono dire di no”, racconta Benyash, il cui studio legale è stato contattato da “centinaia e centinaia di soldati”. “Non vi sono basi legali per avviare una causa penale se un soldato rifiuta di combattere fuori dal territorio russo” visto che non è stata dichiarata una guerra, spiega.

Fra chi si è rifiutato c’è Dmitri, il nome è di fantasia, soldato in un reparto basato nell’estremo oriente russo. A febbraio è stato mandato a combattere in Ucraina, partendo dalla Bielorussia. L’unità si è poi ritirata, ma in aprile è stato deciso il ritorno al fronte. “E’ subito diventato chiaro che non tutti erano d’accordo. Molti di noi semplicemente non ci volevano tornare. Io voglio tornare a casa. Non in una bara”, ha detto Dmitri, che si è rifiutato di tornare a combattere assieme ad altri otto compagni. I superiori “erano furiosi, ma si sono dovuti calmare perché non c’era molto che potessero fare”, ha detto al Guardian. Dmitri è stato ora trasferito a Belgorod, in territorio russo, e lì intende rimanere fino a giugno, quando scadrà il suo contratto di cinque anni con l’esercito.

La sua storia, scrive il quotidiano britannico, sottolinea quello che secondo molti esperti è fra i principali problemi della Russia in Ucraina, la carenza di soldati di fanteria. Al momento dell’invasione sono stati schierati 150mila uomini, l’80% delle truppe di terra, ma da allora l’esercito deve confrontarsi con un alto numero di perdite e il morale basso delle truppe.

Il presidente russo Vladimir Putin “deve prendere una decisione sulla mobilitazione nelle prossime settimane – dice l’analista militare Rob Lee – La Russia non ha sufficienti unità di terra con soldati a contratto per una rotazione sostenibile. Le truppe stanno diventando esauste”. I mercenari non bastano, mentre una mobilitazione generale o un ricorso ai soldati di leva manderebbero al fronte militari poco addestrati e potrebbero creare scontento nell’opinione pubblica interna.

(AdnKronos)

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