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Tutti i più importanti indicatori delle componenti del sistema climatico (atmosfera, oceani, ghiacci) stanno cambiando ad una velocità mai osservata negli ultimi secoli e millenni. Mai così veloce l’innalzamento del livello del mare; mai così elevata la concentrazione dei principali gas serra e nel corso degli ultimi 50 anni la temperatura del nostro Pianeta è cresciuta a una velocità che non ha uguali negli ultimi 2.000 anni. E la colpa, ormai è accertato, è dell’uomo. La temperatura media globale del pianeta nel decennio 2011-2020 è stata di 1,09 °C superiore a quella del periodo 1850-1900, con un riscaldamento più accentuato sulle terre emerse rispetto all’oceano. E la parte preponderante del riscaldamento climatico osservato è causata dalle emissioni di gas serra derivate dalle attività umane.

Non lasciano spazio ai dubbi i dati del sesto Rapporto dell’Ipcc (AR6), l’International Panel on Climate Change, riassunti e forniti da Cnr-Isac. “E’ ormai accertato che le attività dell’uomo hanno causato il riscaldamento del clima e che questo sta evolvendo in modo molto più rapido rispetto al passato a causa delle sempre crescenti emissioni antropiche di gas serra, principalmente CO2 e metano, che hanno raggiunto livelli di concentrazioni in atmosfera mai riscontrati negli ultimi 800mila anni”, spiega Sandro Fuzzi, ricercatore dell’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima del Consiglio Nazionale delle Ricerche, tra gli autori del sesto Rapporto Ipcc.

“Molte evidenze testimoniano il riscaldamento del clima – continua – ad esempio, negli ultimi decenni la temperatura della Terra è cresciuta a una velocità che non ha uguali negli ultimi 2mila anni. L’innalzamento del livello del mare nell’ultimo secolo è stata di 20 cm con una velocità di crescita accelerata nell’ultimo decennio di più del doppio rispetto al secolo scorso. L’estensione dei ghiacci dell’Artico ha raggiunto oggi il suo minimo rispetto agli ultimi mille anni e la frequenza e intensità di eventi estremi sono cresciute rapidamente negli ultimi decenni in ogni regione del globo”.

Il mare. A seguito del riscaldamento climatico, il livello medio dell’innalzamento del livello del mare fra il 1901 e il 2020 è stato di 20 cm, con una crescita media di 1,35 mm/anno dal 1901 al 1990 e una crescita accelerata di 3,7 mm/anno fra il 2006 e il 2018. L’aumento medio del livello del mare è cresciuto a una velocità mai prima sperimentata, almeno negli ultimi 3.000 anni e l’acidificazione delle acque dei mari sta procedendo a una velocità mai vista in precedenza, almeno negli ultimi 26.000 anni.

Le emissioni. Le emissioni antropiche dei principali gas serra sono ulteriormente cresciute, raggiungendo nel 2019 concentrazioni di 410 parti per milione (ppm) per CO2 e 1866 parti per miliardo (ppb) per il metano. La concentrazione dei principali gas serra è oggi la più elevata degli ultimi 800.000 anni.

L’Artico. Nell’ultimo decennio l’estensione dei ghiacci dell’Artico durante l’estate è stata la più bassa degli ultimi 1.000 anni e la riduzione dell’estensione dei ghiacciai terrestri non ha precedenti negli ultimi 2.000 anni.

“Alcune conseguenze dei cambiamenti climatici in atto sono irreversibili su scale temporali dell’ordine di centinaia di anni. In particolare, questo è vero per l’oceano, il ghiaccio marino artico e il livello del mare, che continuerà a salire nel corso del 21esimo secolo”, spiega Susanna Corti, ricercatrice dell’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima del Consiglio Nazionale delle Ricerche, tra gli autori del sesto Rapporto dell’Ipcc.

Cosa ci aspetta? Il futuro climatico dell’Europa e del Mediterraneo. “La temperatura superficiale globale del Pianeta intorno al 2050 sarà superiore a quella attuale in tutti gli scenari di emissione considerati. I livelli di riscaldamento globale di 1,5-2 °C al di sopra dei livelli pre-industriali saranno superati entro la fine del XXI secolo in tutti gli scenari di emissioni, tranne negli scenari di emissioni nulle nella seconda metà del 21esimo secolo”, continua Corti, sottolineando che “ogni mezzo grado di riscaldamento globale provoca aumenti statisticamente significativi nella frequenza e nella durata di estremi di temperatura, ovvero ondate di calore, siccità, precipitazione intense”. Quello che ci aspetta, dati alla mano, è Europa e un Mediterraneo sempre più caldi e siccitosi.

I lockdown non hanno scalfito il riscaldamento globale

La pandemia da Covid-19 ha permesso di condurre un esperimento altrimenti impensabile: la riduzione in tempi brevissimi delle emissioni di inquinanti atmosferici e gas serra dovuta ai lockdown estesi praticamente in tutto il mondo.

Mentre la riduzione delle emissioni inquinanti ha portato a un seppur temporaneo miglioramento della qualità dell’aria a livello globale, la riduzione del 7% delle emissioni globali di CO2, una riduzione enorme mai sperimentata nei decenni passati, non ha prodotto alcun effetto sulla concentrazione di CO2 in atmosfera e, conseguentemente, nessun apprezzabile effetto sulla temperatura del pianeta.

“Una conferma – sottolinea Sandro Fuzzi, Isac-Cnr – che per contrastare il riscaldamento del clima sono necessarie riduzioni della concentrazione di CO2 e altri gas serra di grossa entità e sostenute nel tempo fino a una totale decarbonizzazione”.

(di Stefania Marignetti)

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