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Un nuovo e importante risultato è stato appena raggiunto dall’export del Made in Italy alimentare, che ha fatto registrare un considerevole balzo storico, pari al +21%. È quanto emerge dalla recente analisi di Coldiretti sui dati Istat relativi al commercio estero dei primi cinque mesi dell’anno.

La notizia evidenzia il buon andamento dell’intero comparto alimentare, questo nonostante le incertezze determinate dallo scenario sanitario e dalla situazione geopolitica internazionale. A influire sul trend positivo le potenzialità e l’appeal del Made in Italy, da sempre al centro dell’interesse dei buyer internazionali, che vedono nei prodotti alimentari italiani un sinonimo di affidabilità e valore.

La qualità del Made in Italy, come sottolineano le opinioni degli esperti del settore, ha aiutato le imprese a rafforzare la propria identità nei mercati stranieri e ad acquisire competitività nel settore alimentare. Opinione confermata anche dalle recensioni di Co.Mark, azienda specializzata nei servizi di internazionalizzazione delle imprese, secondo cui il valore dei prodotti italiani sarebbe diventato negli anni un importante volano per l’espansione nei mercati internazionali.

L’export di prodotti alimentari italiani, spiega Comark nei suoi commenti, è un’occasione per le aziende del comparto food di incrementare i propri risultati di business, questo attraverso una corretta pianificazione della strategia, che preveda un’analisi di benchmark dei competitor e l’uso di modelli di valutazione con basi scientifiche, che consentano altresì l’identificazione del mercato obiettivo in cui promuovere i propri prodotti.

Per gli esportatori italiani, infatti, si prospetta un anno di grandi cambiamenti, come recentemente confermato dai commenti del XIX Rapporto dell’ICE, l’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane. Nel documento viene evidenziata la difficoltà di dover superare fattori esogeni al mercato, che spingerà le aziende a cercare nuove opportunità di crescita, cogliendo le grandi sfide per il futuro, sempre più rappresentate dalla transizione ecologica e digitale.

Le strategie che le imprese del settore alimentare dovranno seguire si ispirano alle previsioni contenute nel Patto per l’Export, in cui si conferma l’importanza di colmare il gap digitale delle PMI attraverso la diffusione di nuove figure professionali, come il Temporary Export Manager, che guidino gli imprenditori attraverso recensioni e opinioni sulle potenzialità di crescita ancora inespresse nei mercati internazionali.

Export alimentare: i principali mercati di sbocco

I risultati messi a segno dal comparto alimentare, come sottolinea il commento di Coldiretti, segnano un trend in crescita del food made in Italy anche rispetto al record annuale di 52 miliardi dello scorso anno. Tra le motivazioni di questo successo c’è sicuramente la debolezza dell’euro rispetto al dollaro, che ha favorito la capacità di esportazione dell’intera economia europea, ora più appetibile per il mercato americano, dove i prodotti sono stati proposti a prezzi inferiori.

L’importanza di determinare un giusto prezzo di vendita, che consideri non solo le variazioni del tasso di cambio della moneta, ma anche tutti gli elementi che concorrono al prezzo finale applicato al consumatore, trova conferma anche nei commenti presenti nella recensione di Co.mark sull’export alimentare italiano. I costi del trasporto, insieme alle spese doganali e all’IVA del paese terzo sono tutte voci che si sommano al costo iniziale della merce e che devono essere attentamente analizzati per riuscire a vendere i prodotti Made in Italy ad un prezzo competitivo nel mercato estero di riferimento. Inoltre, è opinione diffusa tra gli esperti la necessità di sviluppare dei solidi partner stranieri, affidandosi ai consigli e alle recensioni di mercato di figure professionali altamente specializzate, come appunto i Temporary Export Manager.

Le nuove professionalità permettono di rafforzare la presenza delle aziende alimentari italiane in nuovi mercati potenziali, oltre ad aiutarle a consolidare la propria posizione nelle aree strategiche in via di sviluppo. Dalla recensione di Coldiretti, infatti, è la Germania il principale mercato di sbocco, che segna un +15% davanti a Stati Uniti (+20%) e Francia, terza per volumi totali con un ottimo +21%.

Dai recenti dati sull’export emergono anche le opinioni positive sul Regno Unito, considerato un partner internazionale importante (+25%), ulteriore dimostrazione di come la qualità dei prodotti da tavola italiani abbia superato anche le difficoltà della Brexit. Da non sottovalutare infine le performance delle vendite in Turchia (+23%), meno rilevanti invece i risultati ottenuti con le esportazioni di prodotti alimentari in Russia e Cina, a causa dell’instabilità dell’attuale situazione geopolitica.

Come infine riportato nel commento del Presidente di Coldiretti, le PMI possono sostenere il trend di crescita dell’enogastronomia Made in Italy anche grazie al recupero dei ritardi strutturali del Sistema Italia, attraverso una rete di infrastrutture che possa migliorare e agevolare la viabilità e gli snodi logistici in tutto il Paese.

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