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Precedenti elezioni: fu confronto sempre tra Macron e Le Pen

A pochi giorni dal primo turno, domenica, delle presidenziali in Francia, l’esito del voto che deciderà il nome del prossimo inquilino dell’Eliseo resta incerto: lo scarto tra i due candidati considerati da mesi i probabili finalisti, il presidente uscente Emmanuel Macron e la candidata del Rassemblement National, Marine Le Pen, continua a ridursi, anche nelle proiezioni per il secondo turno, in programma per il 24 aprile. Mentre non si può del tutto escludere una ‘sorpresa Mélenchon’, terzo per intenzioni di voto in vista del primo turno e solo il 62% degli iscritti nelle liste elettorali si dice certo di andare a votare.

L’andamento dei più recenti sondaggi spiega perché il presidente-candidato, dopo aver tardato fino all’ultimo ad entrare in campagna, sia recentemente passato all’offensiva. Dopo essere stato criticato dagli avversari per la sua sostanziale assenza da una campagna elettorale comunque anomala – dove il dibattito politico è stato relegato in secondo piano dietro l’emergenza Covid, prima di essere travolto e dominato dalla guerra in Ucraina – Macron sembra essere tornato all’attacco.

Lo si è visto durante l’unico grande comizio della sua campagna, al Défense Arena di Nanterre sabato scorso, in cui ha chiamato alla ‘mobilitazione generale’ contro ‘gli estremi’ e con l’intervista alla stampa regionale, martedì, in cui ha preso di mira Marion Maréchal, “erede di un clan presente alle elezioni presidenziali dagli anni Sessanta” quando ha colpito in una volta sola due avversari: il Rassemblement National, che ha chiamato con il suo vecchio nome, Front National e non con quello che il partito si è dato nel 2018, e Eric Zemmour, il controverso polemista di cui Marion Maréchal si è fatta sostenitrice. “Abbiamo un tandem in azione”, ha dichiarato Macron annullando le distanze tra i due candidati dell’estrema destra.

L’ultimo sondaggio Opinion 2022 realizzato da Elabe per Bfmtv, L’Express e Sfr vede Macron (La République en marche) in testa con il 28% delle preferenze (-0,5), seguito da Marine Le Pen (Rassemblement National) con il 23% (+1) quindi da Jean-Luc Mélenchon (La France Insoumise), con il 15,5% (+0,5). A seguire Éric Zemmour (Reconquete), con il 9% (-0,5) e Valérie Pécresse, (Les Républicains), con l’8% (-0,5). Quanto agli altri candidati, ormai lontani dal gruppo di testa, l’ecologista Yannick Jadot si attesta sul 5%, il candidato di ‘Résistons!’ Jean Lassalle sul 3%, quello del Partito comunista Fabien Roussel sul 2,5%, sul 2% la socialista Anne Hidalgo e il leader di ‘Debout la France’ Nicolas Dupont-Aignan, Philippe Poutou, (Nouveau Parti Anticapitaliste) si ferma all’1,5%, Nathalie Arthaud (Lutte Ouvrière), allo 0,5%.

Lo scarto tra Macron e la deputata del Pas-de-Calais è sceso a soli 5 punti percentuali nelle intenzioni di voto per il primo turno, mai così ridotto finora e molto diverso da quello dell’8 marzo scorso, a due settimane dall’inizio della guerra in Ucraina – quando il divario era massimo – che aveva superato i 18 punti percentuali, con il 33,5% del presidente uscente contro il 15% della sua avversaria.

Al secondo turno, secondo lo stesso sondaggio, il divario tra i due resta stabile rispetto alla settimana scorsa, con il 53% di Macron e il 47% di Le Pen, diverso da inizio marzo, quando lo scarto era 61 a 39%. Se questi saranno effettivamente i due candidati in lizza al ballottaggio, secondo Elabe Marine Le Pen potrebbe beneficiare del 31% dei voti degli elettori di Mélenchon, e del 28% di quelli di Valérie Pécresse sommati al 72% di chi al primo turno voterà per Zemmour.

Ultimo dato importante registrato dall’inchiesta divulgata ieri: solo il 62% degli iscritti alle liste elettorali si dice certo di andare a votare – il 6% in meno rispetto al 2017 – e il 13% lo prende seriamente in considerazione. Tra chi è certo di votare, il 72% è convinto della scelta che farà, il 28% non esclude di cambiare idea sul candidato. I più convinti sono i sostenitori di Marine Le Pen (84%) seguiti da quelli di Emmanuel Macron (82%) poi di Éric Zemmour (79%) e infine di Valérie Pécresse (74%).

(AdnKronos)

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