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Prima ordinanza cautelare di un Tribunale Italiano (e tra le prime in Europa) in materia di greenwashing: ad emetterla – lo scorso 26 novembre – è stato il Tribunale di Gorizia a seguito di un ricorso d’urgenza presentato da Alcantara nei confronti di Miko, società friulana che commercializza ‘Dinamica’, un materiale utilizzato anche su alcuni modelli di auto. Di questo caso si è parlato in una conferenza stampa organizzata da Save the Planet, associazione no profit che nasce con lo scopo di promuovere progetti, azioni e soluzioni concrete per aiutare il pianeta e tutelare l’ambiente. Invocando una “transizione ecologica reale e non di facciata” la presidente di Save the Planet Elena Stoppioni ha spiegato come questa iniziativa “può diventare una prima, fondamentale case history che in tema di greenwashing può essere caso di giurisprudenza”.

Spiegando le ragioni del ricorso di Alcantara, l’ad Andrea Boragno ha spiegato come “siamo stati costretti a procedere” con questo strumento dopo avere “provato altre strade che non hanno avuto successo”. “Ritenevamo che quella di Dinamica fosse una comunicazione ingannevole e la Corte ci ha dato ragione” ha affermato sottolineando come sia “necessario che ci siano parametri normative e standard per attività di certificazione” verde: “In Alcantara quando facciamo una affermazione siamo estremamente attenti al fatto che possa essere provata”. “Il greenwashing va spazzato via anche perché rischia di deviare investimenti su attività poco sostenibili rispetto ad altre che lo sono di più” ha aggiunto Boragno.

Il Tribunale di Gorizia ha infatti rilevato come dal momento che “la sensibilità verso i problemi ambientali è oggi molto elevata e le virtù ecologiche decantate da un’impresa o da un prodotto possono influenzare le scelte di acquisto, le dichiarazioni ambientali verdi devono essere chiare, veritiere, accurate e non fuorvianti, basate su dati scientifici presentati in modo comprensibile”. Sulla base di tali principi, oltre che del potenziale pericolo per Alcantara, il Tribunale ha ordinato a Miko la cessazione della diffusione i diversi claim e ha ordinato la pubblicazione della decisione sul sito di Miko e l’invio dell’ordinanza ad alcuni clienti della stessa. Una ordinanza contro la quale Miko ha tempo fino a domani per proporre un proprio reclamo e/o avviare un eventuale giudizio ordinario.

Save the Planet ha sottolineato come non è tutto green quello che viene presentato come tale e i danni, in termini di concorrenza, possono essere elevati. Infatti secondo un recente studio condotto da McKinsey, sono circa il 70% i consumatori che nelle loro scelte di acquisto sono pronti a optare per prodotti eco-friendly rispetto a quelli tradizionali, anche pagando prezzi più elevati. È evidente quindi come eventuali dichiarazioni non veritiere sul fronte green non solo danneggiano la competitività delle aziende più rigorose, ma sono in grado di influenzare i comportamenti dei consumatori, ingannandoli. Non solo: secondo un sondaggio di Quilter, il greenwashing è la principale preoccupazione per quasi metà degli investitori (44%), sempre più attivi sul fronte delle obbligazioni verdi.

All’incontro ha partecipato anche Antonello Ciotti, presidente CPME (Associazione Europea dei produttori di Poliestere) che ha posto l’accento sulle problematiche aperte dal concetto di ‘materiale riciclato’ (uno dei punti contestati nel ricorso di Alcantara), tanto più che – per toccare un prodotto di larghissimo consumo – la direttiva europea sulla plastica “richiede entro il 2025 che in ogni Paese membro dell’EU, ogni bottiglia contenga almeno il 25% di PET riciclato”. Di qui, sottolinea, davanti al rischio di “dichiarazioni che possono alterare la leale concorrenza oltre che ingannare il consumatore, c’è la necessità di ricorrere a best practices riconosciute a livello internazionale per definire esattamente il contenuto di riciclato, specialmente in questa fase in cui il costo del materiale riciclato è di gran lunga superiore a quello vergine”.

“Come Save the Planet”, ha concluso la Stoppioni, “abbiamo costituito una commissione di appositi esperti che avranno il compito di vagliare e monitorare possibili azioni di greenwashing e, quindi, di comunicazioni scorrette verso i consumatori in termini di sostenibilità. Abbiamo attivato una community sul nostro sito per segnalare potenziali pratiche di questo tipo, anche in forma anonima. Sarà poi cura della nostra commissione valutare se ci saranno gli estremi per un procedimento, previa richiesta di eventuali integrazioni al segnalato”.

(AdnKronos)

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