
Delitto di Garlasco, nuove verifiche sulle impronte ma resta esclusa la “33”
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Il giudice dispone l’analisi dattiloscopica dei reperti trovati nella villetta. Scontro fra le parti sull’esclusione dell’impronta più controversa, quella sul muro della scala
Nel procedimento riaperto sul delitto di Chiara Poggi, il giudice per le indagini preliminari di Pavia ha autorizzato un incidente probatorio per esaminare alcune impronte digitali e palmari trovate su oggetti nella villetta di via Pascoli, ma ha escluso quella nota come “traccia 33” — l’impronta palmare individuata sul muro accanto al luogo del delitto.
Sarà il perito Domenico Marchigiani, in contraddittorio tra le parti, a occuparsi delle analisi sui reperti conservati dai Ris di Parma, compresi quelli raccolti con fogli di acetato. Il materiale oggetto delle nuove verifiche include anche resti di spazzatura rinvenuti nell’abitazione otto mesi dopo il delitto, ma non la “33”, su cui la procura mantiene riserve.
Su quella traccia la procura aveva ipotizzato una possibile compatibilità con Andrea Sempio, amico del fratello della vittima e attuale indagato per omicidio in concorso. Ma sia i consulenti della famiglia Poggi che quelli della difesa ne contestano l’attribuzione.
Duro il commento dell’avvocato Gian Luigi Tizzoni, legale della famiglia Poggi, che aveva chiesto di includere la “33” nell’incidente probatorio: «Si nega un accertamento oggettivo su un elemento chiave. Dicono che temiamo la verità, ma quando chiediamo un esame tecnico si tirano indietro». La richiesta non è stata accolta per l’opposizione della procura, decisione che il giudice non può ribaltare in questa fase.
Dalla parte opposta, i difensori di Stasi — condannato in via definitiva a 16 anni — difendono la scelta procedurale. L’avvocata Giada Bocellari parla di «correttezza tecnica» e aggiunge che si tratta di un accertamento comunque ripetibile in futuro, nel caso si arrivi a un nuovo processo.
Anche l’avvocato Antonio De Rensis sottolinea la serietà della nuova inchiesta: «Non si dà nulla per scontato. È un’indagine completa e attenta, che può ridare fiducia nella giustizia».
La difesa di Andrea Sempio, rappresentata dall’avvocata Angela Taccia, condivide la scelta della procura di non anticipare l’esame della “33”, ritenendolo non necessario in questa fase. Si è invece opposta all’inclusione di altri reperti — come sacchetti e involucri — perché non sequestrati in modo regolare all’epoca.
Secondo quanto emerso finora, su quei materiali sono state rilevate tracce della vittima e di Stasi, ma nulla che colleghi direttamente Sempio. L’indagato attende le prossime mosse dell’inchiesta “con la serenità dell’innocenza”, ha dichiarato il suo legale.
La prossima udienza è fissata per il 24 ottobre.
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(con fonte AdnKronos)
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