Gergiev a Caserta, è bufera politica: scontro Picierno-Tajani e petizione per fermare il concerto
Il direttore d’orchestra legato a Putin al centro delle polemiche. Memorial Italia chiede lo stop dell’evento e un’inchiesta sull’uso dei fondi pubblici
È scontro politico sul previsto concerto a Caserta del direttore d’orchestra russo Valery Gergiev, noto per il suo stretto legame con Vladimir Putin. A sollevare il caso, durante il congresso della Cisl, è la vicepresidente del Parlamento europeo Pina Picierno, che parla di una “ferita inaccettabile” per la Campania e l’Italia.
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani replica: “Lo ha invitato la Regione Campania, non il governo. Ha un passaporto olandese, può circolare liberamente nell’UE. Io sono contrario, ma non posso impedirlo. L’appello va fatto al presidente della Regione, non al governo”.
Picierno però incalza: “Non puoi fare Ponzio Pilato”.
Nel frattempo, Memorial Italia, costola dell’Ong russa Premio Nobel per la Pace 2022, ha lanciato una petizione per chiedere l’annullamento del concerto del 27 luglio a Caserta, inserito nel programma della rassegna “Un’estate da Re”, raccogliendo oltre 700 firme in poche ore.
Secondo l’organizzazione, Gergiev non è un artista neutrale, ma uno strumento di propaganda culturale del Cremlino, la cui presenza in Italia — unica in Europa — rischia di legittimare la violenza del regime russo.
In due lettere inviate alle istituzioni italiane ed europee, Memorial chiede:
- la cancellazione del concerto;
- una inchiesta della Commissione UE sull’uso di fondi pubblici e comunitari per eventi che coinvolgano figure vicine al regime russo;
- l’istituzione in Italia di un organismo parlamentare per monitorare e contrastare la propaganda del Cremlino.
Tra i firmatari della petizione:
- Oleksandra Matviichuk, direttrice del Centro per le Libertà Civili di Kiev (Premio Nobel per la Pace 2022);
- gli scrittori Herta Müller, Jonathan Littell, Mikhail Shishkin;
- i direttori d’orchestra Michail Agrest e Nazar Kozhukhar;
- il coreografo Alexei Ratmansky;
- la storica Anna Foa, il biologo Eugene Koonin, e molti esponenti della cultura e delle associazioni per i diritti umani.
Secondo Memorial, l’invito a Gergiev rientra in una più ampia strategia di “whitewashing culturale” da parte della Russia, in un contesto di guerra ibrida che si starebbe intensificando anche in Italia.
Nel mirino finiscono anche manuali scolastici e documentari filorussi proiettati nel Paese, accusati di veicolare la narrativa del Cremlino.
“L’arte non è neutrale in tempi di guerra – conclude Memorial – ospitare Gergiev oggi significa offrire una piattaforma alla propaganda di un regime accusato di crimini di guerra”.
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(con fonte AdnKronos)
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