Mosca chiederà a Kiev di distruggere armi occidentali: possibile terzo round di negoziati a Istanbul
Il Cremlino insiste su smilitarizzazione, riconoscimento dei territori annessi e ritiro delle truppe. Attesa la risposta ucraina dopo il G7 in Canada
La Russia non farà concessioni: l’Ucraina dovrà smantellare e distruggere tutte le armi fornite dall’Occidente se vorrà un cessate il fuoco. A dichiararlo è stato il viceministro degli Esteri russo Alexander Grushko in un’intervista a Izvestia, delineando le richieste di Mosca in vista di un possibile terzo round di colloqui bilaterali con Kiev a fine giugno a Istanbul.
Secondo Grushko, gli armamenti forniti dagli alleati occidentali a Kiev rappresentano “una minaccia anche per gli stessi Stati che li hanno consegnati”. La smilitarizzazione dell’Ucraina sarebbe quindi uno dei punti centrali dei negoziati, come già evidenziato nel memorandum di pace russo presentato durante l’ultimo incontro del 2 giugno.
Nel documento, Mosca chiede:
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il riconoscimento dell’annessione della Crimea e delle quattro regioni occupate (Kherson, Donetsk, Zaporizhia e Luhansk),
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il ritiro completo delle truppe ucraine dai territori contesi,
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e la smobilitazione dell’esercito di Kiev.
Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha chiarito che non è allo studio un cambio del formato negoziale: “Al momento non si è parlato di altre possibilità”. Il primo round di colloqui si era tenuto il 16 maggio, seguito da un secondo il 2 giugno. La Russia si è detta pronta a un terzo incontro dopo la telefonata tra Vladimir Putin e Donald Trump, attuale presidente degli Stati Uniti.
La risposta ufficiale dell’Ucraina potrebbe arrivare dopo il G7 in Canada, che si chiude il 17 giugno. Intanto, continuano gli scambi umanitari: oggi Kiev ha annunciato il recupero di 1.245 corpi di soldati ucraini, portando a oltre 6.000 il numero totale restituito dalla Russia.
Nel frattempo il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha fatto tappa a Vienna, dove è stato accolto dal presidente Alexander Van der Bellen prima di partire per il vertice del G7. È la sua prima visita in Austria dall’inizio della guerra. Vienna, pur essendo un Paese neutrale e fuori dalla NATO, ha stanziato 300 milioni di euro di aiuti per Kiev. La visita è stata criticata dal Partito della Libertà (FPÖ), formazione di estrema destra, che l’ha definita “una violazione della neutralità”.
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(con fonte AdnKronos)
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