“L’Ucraina oggi, Taiwan domani”: il parallelo e le sfide geopolitiche
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L’interconnessione tra Taiwan e l’Ucraina diventa sempre più oggetto di riflessione geopolitica. Il ruolo di Taiwan come potenza mondiale nella produzione di semiconduttori, e la sua dipendenza dagli Stati Uniti, alimenta timori di un possibile scenario simile a quello ucraino, con la minaccia crescente da parte della Cina
Il crescente confronto tra Cina e Taiwan suscita preoccupazioni internazionali, che trovano paralleli con la situazione in Ucraina, messa sotto pressione dalla Russia. Sebbene il contesto sia diverso, molti osservatori vedono nell’indipendenza di Taiwan e nella sua democrazia un legame con la resistenza dell’Ucraina, entrambi sotto minaccia dei vicini geopolitici. Taiwan, con la sua industria dei semiconduttori, è vista come un deterrente naturale contro la crescente pressione cinese. Il cosiddetto “silicon shield” di Taiwan, basato su Taiwan Semiconductor Manufacturing Company (Tsmc), rappresenta una risorsa strategica fondamentale per il resto del mondo, in particolare per gli Stati Uniti.
L’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca ha segnato un’importante svolta per l’industria taiwanese, con l’annuncio di investimenti per 100 miliardi di dollari da parte di Tsmc negli Stati Uniti. Tuttavia, questo ha sollevato preoccupazioni a Taiwan, dove alcuni temono che l’influenza degli Stati Uniti possa indebolire la sovranità dell’isola e compromettere il settore dei semiconduttori. L’ex presidente taiwanese Ma Ying-jeou, leader del Kuomintang, ha accusato il governo del Partito Progressista Democratico (Dpp) di cedere a pressioni esterne, definendo la vendita di Tsmc a Trump come un “pizzo” pagato agli Stati Uniti.
Tuttavia, il presidente taiwanese Lai Ching-te ha cercato di minimizzare queste preoccupazioni, definendo l’investimento una “mossa storica” che rafforzerà la competitività di Taiwan e le sue relazioni internazionali. Nonostante ciò, la Cina ha accusato Taiwan di sfruttare la sua industria dei semiconduttori per alimentare le proprie aspirazioni di indipendenza, con Pechino che ha minacciato l’uso della forza per ottenere la “riunificazione”.
L’atteggiamento cinese nei confronti di Taiwan, vista come una “provincia ribelle”, si scontra con la politica di sostegno degli Stati Uniti all’isola, sebbene Washington non riconosca formalmente l’indipendenza di Taiwan, mantenendo la politica di “una sola Cina”. La vicenda, quindi, non solo alimenta il dibattito sull’autonomia di Taiwan ma solleva anche interrogativi sul ruolo strategico degli Stati Uniti, che potrebbero utilizzare Taiwan come una “merce di scambio” nelle loro alleanze geopolitiche.
La tensione tra la necessità di difendere l’indipendenza di Taiwan e l’importanza delle sue alleanze internazionali resta alta. Mentre alcuni osservatori temono che Taiwan possa essere sacrificata a favore di un equilibrio maggiore, altri ritengono che il paese sia in grado di resistere alle pressioni esterne grazie al suo peso economico e alla sua industria dei semiconduttori.
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(con fonte AdnKronos)
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