Turchia, speleologo Usa salvato dopo 500 ore nella grotta Morca
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Una situazione critica nelle profondità della grotta
Si è concluso con successo il recupero di Mark Dickey, lo speleologo statunitense rimasto bloccato a circa 1.000 metri di profondità nella grotta Morca, in provincia di Mersin, in Turchia. L’uomo, che ha accusato un malore sabato 2 settembre mentre era in esplorazione all’interno della grotta senza poter proseguire autonomamente, è stato tratto in salvo ieri sera alle ore 23:35 italiane.
Operazioni di soccorso lunghe e complesse
Le operazioni di soccorso sono state particolarmente lunghe e complesse sia a causa della morfologia della grotta, sia delle condizioni fisiche dell’infortunato, che hanno richiesto tempo per essere stabilizzate e permetterne quindi la movimentazione verso la superficie. Durante il trasporto sono state effettuate lunghe soste, necessarie per la valutazione dei parametri sanitari dell’uomo e per la somministrazione delle terapie, costantemente assistito da un medico e un infermiere. Dickey faceva parte di un team internazionale di speleologi che erano impegnati in una spedizione all’interno della grotta.
Collaborazione internazionale nei soccorsi
Il Corpo nazionale Soccorso alpino e Speleologico (Cnsas) ha inviato una prima squadra composta da otto tecnici (tra cui 1 medico e 1 infermiere), che sono arrivati nella zona delle operazioni mercoledì 6 settembre. Questa prima squadra aveva l’incarico di collaborare nell’assistenza sanitaria e valutare le condizioni della grotta per pianificare al meglio le operazioni di recupero. Nella stessa giornata una ulteriore squadra composta da 5 tecnici del Cnsas, a bordo di due furgoni contenenti materiale tecnico e logistico, si è imbarcata dal porto di Brindisi alla volta della Grecia per poi proseguire verso la Turchia.
Il lungo cammino verso il recupero
Le operazioni di recupero sono iniziate nella giornata di sabato 9 settembre, quando le condizioni sanitarie dello speleologo hanno consentito il suo posizionamento sulla barella e la sua movimentazione. La strategia di recupero ha previsto diverse soste nei campi interni allestiti a diverse profondità per consentire la valutazione clinica dell’infortunato e la somministrazione delle terapie. La complessa operazione è stata coordinata dall’Afad, l’ente turco di Protezione Civile, supportata dall’European Cave Rescue Association. Le operazioni di soccorso sono state costantemente seguite in Italia dal Dipartimento di Protezione Civile e dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
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(con fonte AdnKronos)
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