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Minori sempre più vittime di reati online. Nel periodo 2020/2021 si registra infatti un notevole incremento in materia di reati di adescamento online, cyberbullismo e sextorsion. E’ quanto emerge dal Rapporto sui minorenni vittime di abuso realizzato dal Servizio Analisi Criminale della polizia realizzato in occasione della Giornata mondiale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, che si celebra il 20 novembre.

Nel Rapporto l’analisi è stata focalizzata su alcune forme di delittuosità che maggiormente hanno colpito i minori, nel biennio 2020-2021, nonché nel periodo 1 gennaio – 30 giugno 2022, confrontato con analogo periodo dell’anno precedente. Il rapporto analizza, per il biennio 2020-2021 e per i periodi gennaio-giugno 2021/2022, i delitti commessi relativi alle fattispecie delittuose abbandono di minori o incapaci, abuso dei mezzi di correzione o di disciplina, adescamento di minorenni, atti sessuali con minorenne, maltrattamenti contro familiari e conviventi, pornografia minorile, sottrazione di persone incapaci, violazione degli obblighi di assistenza familiare, violenza sessuale.

Nel 2021, il numero complessivo dei reati commessi è aumentato del 5% rispetto all’annualità precedente, che è stata, tuttavia, caratterizzata dall’emergenza epidemiologica da Covid-19: si passa infatti dai 36.498 delitti del 2020 ai 38.188 del 2021. Nel 2021 aumentano quasi tutti i reati presi in esame, mentre subiscono un decremento solo quelli di adescamento di minorenni, sottrazione di persone incapaci e violazione degli obblighi di assistenza familiare.

Per quanto riguarda l’adescamento online, i dati del 2021 hanno registrato un incremento del
+33% rispetto all’anno 2020. La fascia di età 10-13 anni è quella più coinvolta, con una tendenza in aumento pari al 38% dei casi trattati lo scorso anno rispetto a quello precedente. Degno di attenzione, si rileva nel Rapporto, è il dato che riguarda il numero dei casi che coinvolgono bambini sotto i 10 anni: casistica numericamente quasi assente prima della pandemia, è attualmente presente a riprova del fatto che le restrizioni dovute all’emergenza sanitaria hanno indotto un numero sempre più grande di piccoli internauti sul web, determinando per queste potenziali fragili vittime un incremento repentino del rischio di essere esposti ad approcci sessuali online da parte di adulti.

Per i casi di cyberbullismo si è registrato un incremento pari al 13%, tra l’anno 2020 e il 2021: per quanto riguarda la fascia di età 0-9 anni i dati sono rimasti sostanzialmente identici, mentre l’incremento maggiore è quello che ha riguardato la fascia di età 14-17. “Nell’anno in corso si assiste a una diminuzione dei casi di cyberbullismo, che coincide con la normalizzazione delle abitudini dei ragazzi: non si può escludere che tale stato di cose e la fine delle restrizioni abbiano avuto un’influenza positiva sulla qualità delle interazioni sociali, delle relazioni tra coetanei, e che la costanza dell’opera di sensibilizzazione svolta dalla ‘Polizia Postale’, presso le strutture scolastiche, abbia mantenuto alta l’attenzione degli adulti di riferimento e dei ragazzi stessi sulla necessità di agire responsabilmente e correttamente in rete”, si osserva.

Tra il 2020 e il 2021 sono aumentati del 94% i casi di ‘sextortion’, un fenomeno che di solito colpisce gli adulti in modo violento e subdolo e fa leva su piccole fragilità ed esigenze personali, minacciando, nel giro di qualche click, la tranquillità delle persone. Recentemente la sextortion impatta su vittime minorenni, con effetti lesivi potenziati: la vergogna che i ragazzi provano impedisce loro di chiedere aiuto ai genitori o ai coetanei di fronte ai quali si sentono colpevoli di aver ceduto alla tentazione e di essersi fidati di perfetti e “avvenenti” sconosciuti. Il senso di intrappolamento che sperimentano le vittime è amplificato spesso dalla difficoltà che hanno nel pagare le somme di denaro richieste. Risulta aumentato in particolare il cosiddetto ‘revenge porn’, ovvero la diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti.

CASI IN CALO NEL 2022 – Le cose vanno meglio nel primo semestre dell’anno in corso. Si registra infatti una complessiva diminuzione dei reati commessi, che si attesta intorno al 10%. I delitti di abuso dei mezzi di correzione o di disciplina, violenza sessuale e violenza sessuale aggravata perché commessa presso istituti di istruzione, subiscono invece un aumento. In particolare l’abuso dei mezzi di correzione o di disciplina ha visto tra il primo semestre 2021 e lo stesso periodo del 2022 un aumento del 3%, la violenza sessuale un aumento del 19% e la violenza sessuale aggravata perché commessa presso istituti di istruzione del 54%.

TUTTI I PERICOLI DEL WEB – Dalle ‘social challenge’ agli spazi web dedicati all’anoressia e bulimia. Le ‘social challenge’ sono sfide che si diffondono tra i giovani attraverso la “viralizzazione” di video nei quali i ragazzi si sfidano a compiere azioni più o meno pericolose, allo scopo di crescere in popolarità sul web. Nell’ultimo anno sono stati diversi gli alert diramati dalla Polizia Postale. Un attento monitoraggio della rete sui circuiti più tipicamente diffusi tra i giovani, consente di intercettare i trend più popolari tra i ragazzi. Una valutazione psico-criminologica di questi trend, svolta attraverso il supporto dell’Unità di Analisi dei Crimini Informatici, consente di valutare caso per caso se sia utile e/o urgente diramare alert che sollecitino l’attenzione dei ragazzi e degli adulti rispetto alla diffusione online di sfide tra ragazzi.

Tra tutti nel rapporto si ricorda la skull breaker challenge, per la quale due ragazzi affiancano un terzo e, mentre questo salta, gli altri fanno uno sgambetto che determina la caduta violenta del malcapitato; la catena di messaggistica di Johnathan Galindo, che ha spaventato bambini e ragazzi inducendoli a partecipare ad alcune sfide, attraverso l’invio di messaggi privati e link (i contatti con nome Jonathan Galindo potevano richiedere di compiere vari tipi di azioni, come il procurarsi dei tagli sul corpo con la forma di lettere o numeri simbolici); lo Squid Game, serie televisiva che ha spopolato fra i bambini nonostante fosse destinato ad un pubblico adulto, inducendo ad alcuni episodi di violenza imitativa; il videogioco di Huggy Wuggy che, diffusosi anch’esso fra bambini in età scolare nonostante fosse un Pegi+12, ha determinato allarme tra i genitori e fobie tra i più piccoli, fino ad arrivare al recente aggravamento del fenomeno delle sextortion in danno di minori, approcciati sui socialnetwork e indotti a pagare denaro per evitare che vengano diffuse immagini sessuali autoprodotte.

“Anche i disturbi alimentari trovano in rete un luogo per essere rappresentati. Sono essenzialmente riconducibili a due tipologie: da una parte sono presenti blog personali, spesso ospitati su piattaforme internazionali di cessione gratuita di spazi web, nei quali si dichiara, talvolta con fierezza, la propria condizione di anoressici, attraverso diari alimentari, racconti di episodi (esperienze) personali, citazioni pseudo-scientifiche, a supporto del proprio stile alimentare per una ricerca di legittimazione globale attraverso la rete; dall’altra, i gruppi di messaggistica istantanea sui quali è avvenuto uno spostamento massiccio di ragazzi e ragazze con disturbi alimentari”, rileva il Rapporto della Polizia criminale.

“I gruppi di messaggistica istantanea sono costruiti, in generale, secondo una logica di sollecitazione alla partecipazione dei singoli membri: nei gruppi ‘pro-ana’ e ‘pro-mia’ il costante, continuo, ripetuto invio di messaggi diventa ossessivo e talvolta prodromico al rafforzamento di un senso di appartenenza e identità purtroppo patologica – si sottolinea nel Rapporto – Nei gruppi, l’identificazione dei minori partecipanti è resa possibile attraverso accertamenti di polizia che consentono di risalire agli utilizzatori reali delle utenze. L’identificazione è determinante per poter audire i ragazzi e avviare la complessa opera di ricostruzione dei ruoli ricoperti nel gruppo”.

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