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Un bilaterale col padrone di casa, Boris Johnson, che spende parole di elogio per la gestione della pandemia nei primi mesi a capo del governo italiano. Un colloquio con il presidente francese Emmanuel Macron, con cui l’intesa è forte da sempre, dal primo giorno in cui si è insediato a Palazzo Chigi. Mario Draghi arriva a Carbis Bay per il primo G7 in presenza da premier. Arriva solo, l’unico leader senza first lady al fianco oltre al presidente canadese Justin Trudeau. Interviene alla prima sessione di lavoro sul tema della ripresa economica, un tema che gli è congeniale. Dove promuove, mettendo tutti d’accordo sulla sua linea, “politiche di bilancio espansive per rafforzare la crescita”.

E’ Johnson a chiedergli un nuovo “whatever it takes”, una formula magica per uscire dalla crisi. La pandemia ha falcidiato la ripresa, messo in ginocchio anche le economie più solide, ma Draghi spende parole improntate all’ottimismo e alla fiducia. “Questo è un buon periodo per l’economia mondiale – afferma – La ripresa ha avuto un forte picco e le politiche attuate durante la fase più acuta della pandemia si sono mostrate corrette. Ci siamo concentrati su misure di sostegno rivolte alle imprese e alle persone. Ora ci stiamo orientando sempre di più sulla spesa per gli investimenti e meno su forme di sussidio”.

Occorre anche, per Draghi, un cambio di passo in tema di coesione sociale. “In passato, in occasione di altre crisi – rimarca Draghi – nei nostri paesi ci siamo dimenticati della coesione sociale”, ora è un “dovere morale” evitare errori del passato. E la crescita, indica ancora l’ex numero uno della Bce, è la strada maestra per assicurare la sostenibilità dei conti pubblici. Passa da qui, la rassicurazione degli investitori e la possibilità di tenere a freno politiche restrittive da parte delle banche centrali. Per questo, è necessario mantenere un quadro di politica di bilancio prudente nel lungo periodo.

Anche la cancelliera Angela Merkel, la regina dei rigoristi, sposa la linea Draghi, riconoscendo un “completo cambiamento culturale” avvenuto in Germania, rimarcando la necessità di investire in digitalizzazioni, in strategia che consentano di combattere il cambiamento climatico. L’ottimismo, la fiducia nelle parole di Draghi sembrano contagiare i big riuniti attorno al tavolo. A partire da Johnson: “voglio investire, voglio far partire i progetti”, dice, sposando la linea Draghi sull’importanza di rassicurare i mercati della volontà comune di mantenere il debito sotto controllo. Per Joe Biden “più riusciamo a fare insieme, meglio è. Cogliamo l’attimo”, ha invitato il G7 esortando i presenti a sostenere insieme l’economia e la ripresa.

Il tema del giorno, qui in Cornovaglia dove sono riuniti i grandi del mondo, è la sfida lanciata dal presidente degli States alla via della seta cinese. Un tema che in Italia fa discutere e scalda il centrodestra, quando si diffonde la notizia che l’ex premier, Giuseppe Conte, è atteso nel pomeriggio con Beppe Grillo all’ambasciata cinese per un incontro con il padrone di casa, Li Junhua. Un incontro che vedrà poi protagonista il solo garante del M5S perché Conte non presenzierà.

Rispetto al dossier Cina, i leader europei -in una riunione di coordinamento che ha visto insieme Charles Michel, Ursula Von der Leyen, Draghi, Macron e Merkel – hanno sostanzialmente ribadito un approccio articolato, perché Pechino è un partner per le sfide globali, un concorrente economico e un rivale sistemico. Per Draghi si tratta di un dossier di peso, che potrebbe vedere un cambio di passo rispetto al governo precedente. Sullo sfondo gli accordi sulla via della seta che avevano preoccupato la Casa Bianca e creato dissidi tra le stesse forze di maggioranza. Sta al premier ora decidere se lasciarli dormienti, in letargo, o se sparigliare e tirare dritto.

(AdnKronos)

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