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Troppe cose poco chiare continuano a palesarsi nella vicenda dell’abbattimento del Boeing 737 ucraino avvenuto a Teheran… Vogliono accreditare la tesi dell’errore che però non sta affatto in piedi. C’è forse un legame tra l’abbattimento del volo UIA e la tragedia dimenticata dell’Atr 72 dell’Aseman Airlines? Chi c’era da colpire sul volo Kiev-Toronto partito dal Khomeini airport? 

Due missili, non uno, solcano il cielo di Teheran a distanza di 23 secondi l’uno dall’altro. Un’eternità durante la quale il transponder del Boeing 737 ucraino smette di funzionare e l’aereo in fiamme cambia rotta virando all’improvviso. È come se volesse fare ritorno all’aeroporto internazionale Imam Khomeini da cui è appena decollato. Nel corso di questa manovra avviene l’impatto con il secondo missile, che abbatte definitivamente il volo UIA PS752.

I dubbi sulla versione ufficiale che ammette l’«Errore»

La dinamica del disastro aereo dell’8 gennaio emersa dal video pubblicato due giorni fa dal New York Times mette in dubbio l’ultima versione ufficiale comunicata dal governo iraniano, quella secondo la quale il Boeing sarebbe stato abbattuto incidentalmente perché scambiato con un velivolo nemico. Solo poche ore prima la tensione nei cieli era salita alle stelle quando missili iraniani avevano colpito la base americana di Ain Al Asad a nord di Baghdad, in Iraq, in risposta alla morte del generale iraniano Qassem Soleimani.

Sapevate che le valige dei passeggeri del volo UIA PS572 non erano a bordo?

A rincarare la dose dei sospetti è un dissidente iraniano, Davood Karimi, residente in Italia, in contatto con gli attivisti del Consiglio nazionale della resistenza iraniana, l’opposizione in esilio guidata da Maryam Rajavi. Davood racconta particolari che hanno dell’incredibile. Come il fatto che il Boeing ucraino, fermo sulla pista, avrebbe atteso il permesso per il decollo per più di un’ora. O che le valigie dei 176 passeggeri, tutti deceduti, non siano mai state imbarcate. E ancora: quattro persone sarebbero sbarcate dall’aereo poco prima del decollo.
Quel mattino dall’aeroporto di Teheran, dopo l’attacco notturno iraniano alla base americana in Iraq, erano decollati senza incidenti altri nove aerei. Perché proprio il volo delle ore 6:12?

Quello del Boeing 737 non è il primo disastro aereo a scatenare controversie in Iran

È il febbraio 2018, siamo nella zona centro meridionale dell’Iran. Il volo 3704 della Aseman Airlines, partito poco prima da Teheran e diretto a Yasuj, una città a 2.000 metri sui monti Zagros, precipita nell’area montuosa di Semirom, a 4.000 metri di altitudine. Nell’incidente non ci sono superstiti: i soccorsi arrivano solo due giorni dopo. Causa maltempo, dicono le autorità a Teheran. Ma i dubbi affiorano fin dalle prime ore dal disastro: le autorità danno per morti tutti i passeggeri ancor prima di aver ritrovato i resti dell’aereo, mentre i familiari delle vittime sostengono di aver potuto parlare a cellulare con alcuni sopravvissuti nei minuti successivi all’incidente.

Caduto o abbattuto per punire qualcuno?

I sospetti con il passare dei giorni si rafforzano perché a bordo di quel volo dell’Aseman Airlines c’erano anche sedici ambientalisti, tutti appartenenti al team del professore Kavous Seyed Emami, morto “suicida” pochi giorni prima nel carcere di Evin, a Teheran. Il professore, che anche lui, come tanti passeggeri del Boeing 737 abbattuto l’8 gennaio, aveva doppia cittadinanza iraniana e canadese, era stato arrestato con l’accusa di aver raccolto informazioni classificate nel settore della difesa e averle passate a Stati Uniti e Israele. Secondo le autorità di Teheran stava raccogliendo dati “top secret” utilizzando le telecamere che lui e il suo team installavano nei boschi per studiare il comportamento degli animali.

Corsi d’acqua con elevata contaminazione da sostanze radioattive

Fonti della dissidenza iraniana sostengono che il professore, prima di essere arrestato, stesse studiando l’impatto negativo della costruzione di una serie di dighe e di impianti per la deviazione dei fiumi. Opere che grazie alle pressioni di Emami e alla relazione che il professore aveva presentato alla Commissione parlamentare per l’Ambiente di Teheran, erano state interrotte. Insieme al suo team, secondo queste fonti, Emami aveva scoperto che alcuni corsi di acqua erano contaminati da sostanze radioattive. Alcune raggiungevano le coltivazioni e le fonti di acqua potabile. Fa riflettere il fatto che almeno una delle ragazze morte nel disastro aereo dell’8 gennaio, Marzieh Foroutan, dottoranda all’Università di Waterloo, in Canada, collaborava con il Global Water Futures, un’organizzazione che si occupa proprio di problemi ambientali legati all’acqua.

Il volo PS572 da Teheran a Kiev e poi a Toronto

Il volo UIA PS752 dopo lo scalo a Kiev avrebbe dovuto atterrare a Toronto. Non ci sono voli diretti tra il Canada e l’Iran: Ottawa ha interrotto i rapporti diplomatici con Teheran nel 2012, anche se è ancora la meta prediletta di numerosi studenti e scienziati iraniani.

Uccidere la rete di spie che ha portato alla morte di Soleimani?

Nelle ore successive alla morte di Soleimani, il 3 gennaio, il governo iraniano aveva promesso vendetta. Poi le minacce sembravano essersi dissolte come neve al sole, tutti gli scenari peggiori erano svaniti. Tutti tranne uno: l’abbattimento del volo per Toronto. Che sia stata questa o meno la vera risposta alla morte di Soleimani, resta un fatto: il Boeing 737 dell’Ukraine International Airlines non è l’unico caso controverso dei cieli iraniani.

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