Connect with us

Published

on

L’adorazione della Pachamama amazzonica nei giardini vaticani in occasione dell’ultimo Sinodo ha provocato la protesta di circa 100 teologi, studiosi e chierici che si rifanno al magistero di Benedetto XVI

La vergognosa adorazione della Pachamama – una statuetta lignea che raffigura una donna incinta, venerata dagli indigeni dell’Amazonia – da parte di frati e missionari assieme a una piroga, a frutti e un alberello subito piantato, avvenuta neii Giardini vaticani alla vigilia dell’ultimo Sinodo sull’Amazzonia, rischia di costare cara a Jorge Mario Bergoglio, che siede sul trono di Pietro dal marzo 2013.

Ed ecco i passaggi più significativi della lettera, firmata da oltre 100 tra teologi, studiosi, scrittori e anche alcuni chierici, oltre alla “ratzingeriana” Gloria von Thurn und Taxis: “Noi sottoscritti protestiamo e condanniamo gli atti sacrileghi e superstiziosi commessi dal Successore di Pietro durante il recente Sinodo sull’Amazzonia tenutosi a Roma”.

I “gravi peccati” di Bergoglio fanno si che rischi la “dannazione eterna”. Scrivono i cento firmatari: “Il quattro ottobre Papa Francesco ha partecipato a un atto di adorazione idolatrica della dea pagana Pachamama. Ha permesso che questo culto avesse luogo nei Giardini vaticani, profanando così la vicinanza dei martiri della Chiesa dell’Apostolo Pietro. Ha partecipato a questo atto di adorazione idolatrica benedicendo un’immagine lignea Pachamama“.

La lettera finisce con un’implorazione: “A Dio Onnipotente […] di risparmiare ai membri colpevoli della Chiesa sulla terra la punizione che meritano per questi terribili peccati”.

Quanto all’ineffabile Bergoglio, gli si chiede di “pentirsi pubblicamente e senza ambiguità di questi peccati oggettivamente gravi e di tutte le trasgressioni pubbliche che ha commesso contro Dio e la vera religione, e di riparare questi oltraggi”. Inoltre i firmatari chiedono “rispettosamente a tutti i Vescovi della Chiesa Cattolica di rivolgere una correzione fraterna a Papa Francesco per questi scandali, e di ammonire i loro gruppi che, in base a quanto affermato dall’insegnamento della fede Cattolica divinamente rivelato, se seguiranno l’attuale Papa nell’offesa contro il Primo Comandamento [“non avrai altro Dio all’infuori di Me”, ndr] rischiano la dannazione eterna”.

Ispiratori del documento sarebbero quattro cardinali i quali, fin dall’inizio delle stranezze di Bergoglio, già nel 2013, hanno fatto riferimento al magistero del suo predecessore il Papa emerito: Walter Brandmüller, Raymond Leo Burke, Gerhard Ludwig Müller e Jorge Liberato Urosa Savino,  oltre all’arcivescovo Carlo Maria Viganò e i vescovi Athanasius Schneider, José Luis Azcona Hermoso, Rudolf Voderholzer e Marian Eleganti.

Il Sinodo dell’Amazzonia si era completamente disinteressato del sacramento del battesimo, primo atto della conversione al Cristianesimo.
Nella regione a cavallo del sud del Venezuela e degli Stati brasiliani di Amazonas e Roraima è presente la Missione Catrimani guidata da undici anni da Padre Corrado Dalmonego. Essa si trova vicino all’omonimo fiume, dove vivono gli Yanomami, una popolazione tribale e animista. Padre Dalmonego considera gli Yanomami portatori di valori, in quanto le loro credenze costituiscono l’esperienza della loro religiosità e spiritualità. Essi potrebbero “aiutare la chiesa a purificarsi da schemi, strutture mentali che potrebbero essere diventati obsoleti e inadeguati” e a “costruire una ecologia integrale”. La Chiesa Cattolica – a suo avviso! – verrebbe arricchita dagli Yanomami attraverso la “ricerca fatta su sciamanesimo, mitologie, diverse conoscenze, visioni del mondo e visioni di Dio”.
Questa popolazione può anche invocare il nostro Dio ma senza rinunciare alle proprie tradizioni, sebbene questo possa “essere etichettato come sincretismo o relativismo”.

Del resto, che male c’è?

Osserva Cristina Siccardi in una nota della Agenzia CR: “Se la Chiesa non possiede più la verità rivelata dal Figlio di Dio incarnato, ogni opinione diventa valida, compresa quella degli indios dell’Amazzonia. […] Sporcizia, disordine, mancanza di igiene, nudità, promiscuità, sono caratteristiche di questa gente dallo spirito nomade. Entrando nella pubertà, gli uomini delle tribù iniziano ad avere diverse donne, comprese adolescenti. Gli uomini inalano regolarmente polveri allucinogene di origine vegetale, […] che chiamano epenà allo scopo di venire in contatto con gli spiriti eterni (Hekurà), degli animali, delle piante, dei fenomeni della natura”.
“L’infanticidio – prosegue la nota – è un uso radicato tra gli Yanomami. La madre sceglie: accogliere il suo neonato o uccidere il bambino seppellendolo vivo. L’infanticidio elimina i bambini nati con malformazioni o come forma di selezione del sesso, poiché i maschi sono preferiti come primogeniti. Se nascono i gemelli, soltanto uno è autorizzato a vivere. Se i due sono maschi, quello più debole viene ucciso. […] Un’altra orrida usanza è il cannibalismo rituale: si cibano delle ceneri delle ossa del cadavere di un parente morto, perché credono che qui risieda l’energia vitale del defunto”.
“Ci sono gruppi etnici – conclude la nota di CR –  come quello Yanomami, che resistono tenacemente alle loro credenze e non è facile conquistarli al battesimo, ma non per questo occorre rinunciare a Cristo e alla Sposa di Cristo per essere da loro istruiti, come, invece, sta realizzando la Chiesa dal volto “pluriforme”, in questo caso amazzonico, che è espressione dell’esortazione Evangeli gaudium”. 

La lettera dei cento cattolici tradizionalisti, che guardano a Sua Santità il Papa Benedetto XVI, ha suscitato un pandemonio in Vaticano, tanto che Bergoglio ha incaricato il vescovo emerito di San Cristobal de las Casas, in Messico, Mons. Felipe Arizmendi Esquivel di rispondere a quell’attacco dalle colonne dell’Osservatore Romano. Il numero datato 13 novembre scrive infatti: “Alcuni condannano questi atti come se fossero una idolatria, un’adorazione della «madre terra» e di altre «divinità». Non c’è stato niente di tutto ciò: «Nella mia precedente diocesi, quando sentivo parlare con grande affetto e rispetto della ‘madre terra’ provavo disagio, perché mi dicevo: ‘Le mie uniche madri sono la mia mamma, la Vergine Maria e la Chiesa’. E quando vedevo che si prostravano per terra, provavo ancora più disagio. ma convivendo con gli indigeni ho capito che non l’adorano come dea, ma la vogliono valorizzare e riconoscere come una vera madre, perché è la terra a darci da mangiare, a darci l’acqua, l’aria e tutto ciò di cui abbiamo bisogno per vivere: non la considerano una dea, non l’adorano, le esprimono solo il loro rispetto e pregano rendendo grazie a Dio per essa». In conclusione, «E’ una grande imprudenza condannare il Papa come idolatra, perché non lo è stato e né lo sarà mai»”.
Le statuette amazzoniche, esposte in una chiesa di via della Conciliazione per tutta la durata del Sinodo, sono state buttate nel Tevere da un giovane austriaco, che voleva “ripulire la Chiesa dai simboli pagani”.
Giudichi il lettore…

Giancarlo De Palo

Le ultime di LR

Le ultime news di LiberoReporter

di tendenza