Cosa prevede la Direttiva Case Green e quanto peserà sulle tasche degli italiani
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Milioni di famiglie italiane potrebbero dover spendere tra i 20.000 e i 50.000 euro per ristrutturare casa. Questo è lo scenario che si prospetta con la Direttiva Case Green che sarà discussa dal Parlamento europeo tra l’11 e il 14 marzo. Una situazione che dovrebbe riguardare ben 5 dei 12 milioni di edifici residenziali presenti sul territorio della penisola, in netto ritardo sull’efficientamento energetico degli immobili.
Cosa prevede la Direttiva Case Green
Secondo la prima proposta del Parlamento, che ha fatto scaturire diverse polemiche, le case avrebbero dovuto raggiungere almeno la classe di prestazione energetica E entro il 2030, e poi la classe D entro il 2033.
Dopo un lungo tira e molla si è deciso di stabilire degli obiettivi diversi: la nuova bozza della direttiva si limita a fissare degli obiettivi intermedi di riduzione dei consumi. Così, la Direttiva Case Green ( (Energy Performance of Buildings Directive) prevederebbe una riduzione dei consumi del 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035. L’unico vincolo è che almeno il 43% delle ristrutturazioni dovrà riguardare le case meno efficienti.
Saranno poi i singoli Paesi membri a definire i piani per rendere più efficiente il proprio patrimonio edilizio residenziale.
Quali lavori per migliorare efficientamento energetico di casa
Come si è avuto modo di imparare con il (contestato) Superbonus, l’intervento più importante per migliorare l’efficientamento energetico è il rifacimento del cappotto termico. Questa tecnica, nota anche come “isolamento a cappotto” consiste nel limitare la dispersione di calore nelle abitazioni con l’ausilio di pannelli isolanti installati sulla superficie esterna delle pareti perimetrali dell’edificio.
Ma quanto costerà questo agli italiani? Secondo i calcoli che Scenari Immobiliari ha realizzato per il Sole 24 Ore, il costo delle singole ristrutturazioni potrebbe andare dai 20 ai 55 mila euro circa.
Un assist per valutare il costo del cappotto termico la si può fare proprio partendo dal tetto di spesa del Superbonus relativo a questa installazione. La spesa massima ammissibile per residenza è 50.000 euro per gli immobili unifamiliari o indipendenti all’interno di edifici plurifamiliari, 40.000 euro per gli edifici da uno a otto unità immobiliari e 30.000 euro se gli edifici hanno più di otto unità. Verosimilmente, la spesa per l’isolamento termico oscillerà tra queste cifre.
Come è cambiata la Direttiva
Rispetto al testo precedente, la Direttiva Case Green dà molta più discrezionalità agli Stati membri, anche qualora vogliano prevedere delle deroghe. L’unico vero vincolo fissato dalla bozza della direttiva è che “almeno il 55% della riduzione del consumo di energia primaria sia raggiunto attraverso il rinnovo degli edifici più energivori”. Questi edifici, secondo il testo, corrispondono al 43% degli immobili meno efficienti e quindi a circa 5 milioni su 12 milioni di case nel caso dell’Italia.
Non mancano le perplessità per il parziale dietrofront maturato in seno all’Ue. Infatti, nel primo testo della Direttiva Case Green si legge che:
– entro il 2026 i nuovi edifici di proprietà pubblica dovranno essere a emissioni zero; la scadenza per tutti gli altri edifici è al 2028;
– entro il 2028 tutti gli edifici in cui sia possibile, da un punto di vista economico e tecnologico, dovranno dotarsi di tecnologie solari. Il termine slitta al 2032 per gli edifici residenziali sottoposti a ristrutturazioni importanti;
– entro il 2030 gli edifici residenziali dovranno raggiungere la classe E, termine anticipato al 2027 per quelli pubblici.
– entro il 2033 gli edifici residenziali dovranno raggiungere la classe D, termine anticipato al 2030 per gli edifici pubblici;
– dal 2035 dovranno essere vietati i sistemi di riscaldamento a combustibili fossili. Il divieto subentra ancora prima per gli edifici che vengano costruiti ex novo o ristrutturati profondamente dopo il recepimento della Direttiva da parte del singolo Stato.
Per molti proprietari di casa, sarebbe stato molto esoso, se non insostenibile, rispettare questi criteri, dal momento che la maggior parte degli immobili italiani sono in classe energetica G e, quando va bene, F.
L’enorme impatto che queste misure avrebbero avuto su milioni di famiglie europee ha portato ad un alleggerimento degli obiettivi: consumi al -16% entro il 2030 e -20/22% entro il 2035.
Direttiva Case Green, quali sono le deroghe?
Sono esclusi da queste misure i monumenti per il loro valore storico. Inoltre, i singoli Paesi potranno esentare dalla Direttiva Case Green gli edifici dal significativo valore storico o architettonico, le chiese e i luoghi di culto. I singoli Stati potranno esonerare dai nuovi obblighi anche gli immobili di edilizia sociale, qualora gli interventi di riqualificazione portassero a un aumento dell’affitto non compensato dai risparmi in bolletta.
Sono previste deroghe anche per particolari categorie di edifici residenziali, considerando la fattibilità economica e tecnica delle ristrutturazioni e la concreta disponibilità di manodopera qualificata.
Case green, a che punto è l’Italia?
Anche se lentamente, qualcosa sta cambiando sul fronte dei consumi domestici. Lo dimostra il IV Rapporto annuale sulla certificazione energetica degli edifici realizzato da Enea e dal Comitato Termotecnico Italiano Energia e Ambiente dove si evidenza un netto miglioramento delle prestazioni energetiche sul territorio italiano. In particolare, diminuiscono gli immobili nelle classi energetiche F e G, mentre aumentano quelle nelle classi A4-B.
L’analisi ha coinvolto un campione di circa 1,3 milioni di attestati di prestazione energetica (Ape) registrati nel Siape (Sistema Informativo sugli Attestati di Prestazione Energetica) ed emessi nel 2022 in 17 regioni e 2 province autonome.
Il Rapporto Arera spiega che, nonostante costituiscano l’80% del campione analizzato, gli attestati di prestazione energetica stanno diminuendo mentre aumentano le riqualificazioni energetiche e le ristrutturazioni profonde che costituiscono rispettivamente il 5,7% e il 4,1% degli Ape emessi nel 2022.
Per quanto riguarda la classe energetica degli immobili in Italia, secondo i dati di Enea, il 35,2% degli edifici residenziali appartiene alla classe G e il 24,5% alla classe F.
Insomma: in Italia quasi 6 immobili su 10 rientrano nelle due peggiori classi energetiche. Si tratta quindi di circa 5 milioni di edifici, ognuno dei quali composto da una o più unità immobiliari, che dovranno essere riqualificati entro il 2030 e il 2033, secondo la Direttiva Case Green.
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(AdnKronos)
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