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Il Parlamento Ue ha approvato la propria posizione sul Critical Raw Materials Act, la proposta di regolamento sulle materie prime critiche presentata a marzo dalla Commissione Europea.

Si tratta di un punto cruciale per le imprese, alle prese da circa due anni con una rilevante lievitazione dei costi, e per i consumatori europei che subiscono i rincari sul prezzo finale. Nelle intenzioni degli europarlamentari, la nuova proposta dovrebbe rendere l’Unione più competitiva e soprattutto più autonoma nella produzione e nella lavorazione delle materie prime strategiche per realizzare la transizione energetica.

Con la sua proposta, il Pe imposta tre linee operative:

Più autonomia e diversificazione nell’approvvigionamento delle materie prime;

Maggiori investimenti sulla ricerca e sviluppo, fondamentali sia per produrre materiali alternativi che per rendere più sostenibile l’estrazione e la produzione delle materie prime;

Meno burocrazia, il cui eccesso rallenta il progresso tecnologico e ostacola la capacità di prendere decisioni immediate in un mercato poco prevedibile

Sarà fondamentale la sinergia dei tre campi per soddisfare il target del Pe, più elevato rispetto a quello della Commissione. La proposta originale della Commissione Europea per il Critical Raw Materials Act stabiliva quattro obiettivi principali per aumentare la quota delle materie prime europee. Tra questi, si prevedeva che almeno il 10% del consumo annuo di materie prime strategiche dell’Unione Europea fosse coperto dalla capacità estrattiva di minerali o concentrati.

Il Parlamento Europeo propone di:

– portare la copertura del consumo annuo di materie prime strategiche al 50% entro il 2030 (cinque volte la proposta della Commissione);

– aumentare la capacità di riciclo dell’Ue del 10% entro il 2030 per ciascuna delle 16 materie prime strategiche individuate dalla Commissione

La doppia crisi delle materie prime

La pandemia di Covid-19 ha causato una scarsità di materie prime a livello globale, in parte a causa della ripresa economica post-pandemica e delle soluzioni circolari adottate per affrontare la crisi.

Ancora prima di uscire da questa particolare congiuntura, l’economia ha dovuto affrontare le conseguenze della guerra in Ucraina che ha ulteriormente aggravato la situazione, causando un impatto significativo sui prezzi delle materie prime, in particolare il nichel e lo zinco.

La guerra ha anche influito sulla logistica e sui costi di spedizione, rendendo più difficile per le imprese operare normalmente.

Dopo il Covid, la scarsità di materie prime era principalmente dovuta a una carenza di offerta mondiale e a una corsa al rialzo guidata dalla speculazione finanziaria.

Dopo l’inizio della guerra in Ucraina, la causa prevalente è diventata la scarsità di offerta, sia effettiva che temuta, che si è tradotta nella ormai famigerata inflazione da record.

Le conseguenze della scarsità di materie prime in Ue

Le auto elettriche, i pannelli solari e gli smartphone – tutti contengono materie prime critiche. Sono il sangue vitale delle nostre società moderne. Al momento, l’Ue dipende da alcune materie prime”. Il messaggio comunicato dalla Commissione sul proprio sito evidenzia l’urgenza di intervenire sul tema delle materie prime, la cui domanda aumenterà esponenzialmente nei prossimi anni per effetto della transizione ecologica e della digitalizzazione.

“Dopo la guerra russa in Ucraina e una politica commerciale e industriale cinese sempre più aggressiva, il cobalto, il litio e altre materie prime sono diventate anche un fattore geopolitico”, aggiunge la Commissione. In questo processo occupa un ruolo di particolare rilievo la mobilità green, con lo stop ai motori termici deciso dall’Ue a partire dal 2035 e un mercato sempre più incerto.

Tra i settori più colpiti dalla crisi delle materie prime strategiche in Ue:

Industria manifatturiera: la scarsità di materie prime sta causando un aumento dei prezzi dei materiali e una riduzione della disponibilità di alcune materie prime, come i semiconduttori, che sono fondamentali per la produzione di molti prodotti manifatturieri

Energia: la corsa al rialzo dei prezzi delle materie prime energetiche, come il gas naturale, il petrolio e il carbone, sta causando un aumento dei costi di produzione per molte imprese europee. Inoltre, la dipendenza dell’UE da paesi terzi per l’approvvigionamento di queste materie prime sta mettendo a rischio la sicurezza energetica dell’Ue;

Agricoltura: la guerra in Ucraina ha causato un aumento dei prezzi di alcune materie prime agricole, come il frumento, che è fondamentale per la produzione di pane e pasta

Inoltre, la scarsità di alcuni fertilizzanti sta causando un aumento dei costi di produzione per gli agricoltori;

Trasporti: la guerra in Ucraina ha causato un aumento dei costi di spedizione e una riduzione della disponibilità di alcune materie prime, come il carburante per i trasporti. Ciò sta causando un aumento dei costi di trasporto per molte imprese europee;

Tecnologia: la scarsità di alcune materie prime, come i semiconduttori, sta causando ritardi nella produzione di molti prodotti tecnologici, come i computer e gli smartphone.

Inoltre, la dipendenza dell’Ue da paesi terzi per l’approvvigionamento di queste materie prime sta mettendo a rischio la sicurezza tecnologica dell’Ue.

Attualmente, la Cina fornisce il 100% delle terre rare pesanti dell’Ue e l’85% delle terre rare leggere. La Turchia fornisce il 99% del borato richiesto dal panorama europeo, mentre il Sudafrica fornisce il 71% del platino e una quota ancora maggiore dei metalli del gruppo del platino iridio, rodio e rutenio. L’Ue si sta inoltre rivolgendo al Cile per cercare di garantirsi maggiori forniture di materie prime critiche, materiali fondamentali per la transizione energetica e digitale.

La decisione del Parlamento europeo va nella direzione di accelerare il processo rispetto alla proposta della Commissione. La preoccupazione sulle materie prime accomuna tanto le imprese, quanto i consumatori, stanchi sia dell’inflazione galoppante, che del conseguente aumento dei tassi da parte della Bce.

“Con questo voto il Parlamento europeo ha chiarito la sua posizione sulla sicurezza europea degli approvvigionamenti e ha dato un forte mandato per i negoziati con il Consiglio e la Commissione. Ora dobbiamo concentrare l’attenzione sulla riduzione della burocrazia, su processi di approvazione rapidi e semplici, su una spinta alla ricerca e all’innovazione lungo l’intera catena del valore, nonché su incentivi economici mirati per gli investitori privati in vista della produzione e del riciclaggio europei”, ha dichiarato la relatrice Nicola Beer del gruppo Renew Europe.

L’iter ora continua con i negoziati tra il Parlamento e il Consiglio europei, l’obiettivo è quello di raggiungere un accordo in prima lettura entro Natale.

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(AdnKronos)

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