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La promozione del generale russo Aleksandr Lapin, da comandante del Distretto militare centrale a capo di stato maggiore delle forze di terra, non può essere non letta, se sarà confermata la notizia data dalla Tass, anche come una risposta a Ramzan Kadyrov, presidente ceceno ed esponente della fazione dei ‘falchi’ che chiedono al Cremlino un impegno ancora più deciso e distruttivo nella guerra contro l’Ucraina. Fazione di cui fanno parte anche il fondatore e proprietario della società di mercenari Wagner, Evgheny Prigozhin, anche lui fautore come Kadyrov, nei mesi scorsi, dell’uscita di scena di Lapin, e il vice Presidente del Consiglio di sicurezza nazionale, Dmitry Medvedev.

Lapin era finito nel tritacarne mediatico di Kadyrov una prima volta all’inizio dello scorso ottobre, dopo la disfatta russa di Lyman, lo snodo strategico nel Donbass riconquistato dagli ucraini poche ore dopo l’annessione, da parte di Vladimir Putin, della regione di Donetsk in cui si trova la cittadina, insieme a quelle di Luhansk, Zaporizhzhia e Kherson. In una inedita critica pubblica da parte dei fedelissimi del Presidente russo all’operazione militare in corso, Kadyrov aveva parlato di Lapin come di un “mediocre”, riferendo di aver avvertito il capo di stato maggiore, Valery Gerasimov, del pericolo posto dalla sua pianificazione.

Questi, aveva sbandierato ai quattro venti il presidente ceceno, “aveva assicurato di non avere dubbi sulla capacità di leadership di Lapin”. Eppure, una settimana dopo, il generale aveva trasferito il suo quartier generale a Starobilsk, a un centinaio di chilometri dai suoi sottoposti, trasferendosi lui stesso a Luhansk. “Come può gestire con rapidità le sue unità trovandosi a 150 chilometri di distanza? A causa dell’assenza di una logistica militare di base, oggi abbiamo perso diversi insediamenti e un vasto territorio”, aggiungeva ‘l’uomo forte’ del Caucaso sui suoi canali social.

A suo dire, il generale non era riuscito a portare al fronte le truppe, le linee di comunicazione, il coordinamento e le munizioni necessarie. Kadyrov, che aveva dimostrato in diverse occasioni in passato di riuscire a influenzare le politiche del Cremlino, aveva ricordato che lo scorso giugno era stato conferito a Lapin il titolo di Eroe della Russia per aver preso il controllo di Lysychansk anche se “di fatto non era presente sul campo e neanche nei dintorni del fronte”. Lapin gode “del sostegno dei vertici dello stato maggiore”, incalzava, usando il termine di “nepotismo”.

La nomina di Lapin, che sarebbe avvenuta già alla fine dello scorso anno, è stata resa nota dalle agenzie russe inclusa la Tass, citando fonti informate. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov non l’ha confermata, ma neanche smentita. Alla fine di ottobre era stata diffusa la notizia, mai confermata, della sua rimozione dal comando del Distretto militare centrale. Nel contesto della sua nomina, non è stato precisato quale incarico avrà il generale Vasily Tonkoshkurov di cui Lapin prenderebbe il posto.

Il generale è nato nel 1964 a Kazan. Nel 2017 era stato nominato capo di stato maggiore del raggruppamento delle truppe russe in Siria e nel novembre dello stesso anno aveva assunto il comando del Distretto militare centrale. Da ottobre 2018 a gennaio 2019 aveva comandato un gruppo di forze in Siria. Durante l’operazione in Ucraina, ha comandato fino allo scorso ottobre il gruppo militare di Centro, che ha preso parte alle battaglie per Lysychansk, nella regione di Donetsk. Il 4 luglio scorso, come aveva ricordato Kadyrov, gli è stato conferito il titolo di Eroe della Russia da Vladimir Putin.

Dall’inizio del conflitto, non sono stati molti i cambiamento ai vertici militari russi confermati ufficialmente. Subito dopo la sconfitta di Lyman, il generale Sergei Surovikin era stato nominato comandante dell'”operazione militare speciale”, una carica che non esisteva in precedenza. E’ stato Surovikin a dare il via alla strategia dei bombardamenti a tappeto delle infrastrutture civili ucraine, sul modello di quello che aveva fatto ad Aleppo, in Siria.

In estate Surovikin era stato chiamato a guidare il Gruppo militare meridionale impegnato in Ucraina, al posto di Aleksandr Dvornikov indicato, ma sempre solo da fonti non ufficiali come il comandante dell’operazione. Era rimasto in carica di comandante del Gruppo militare centrale da aprile solo per pochi mesi.

Già ai primi di ottobre, secondo un rapporto dell’American Institute for the Study of War (ISW), il presidente Putin aveva compiuto veloci cambi di generali nell’area. Si era parlato il comandante del distretto militare orientale Aleksandr Chaiko, a cui sarebbe stato sostituito Rumstam Muradov, e di Aleksandr Zhuravlyov, destituito da comandante del Distretto occidentale.

Il 27 ottobre, Kadyrov aveva nuovamente criticato Lapin, affermando che il generale era responsabile del nuovo slancio offensivo delle forze armate ucraine nell’area degli insediamenti di Terny, Torskoye e Yampolovka. “Negli ultimi giorni ho cercato di stabilire un contatto con lui tramite i miei comandanti delle forze speciali. Ma i miei ragazzi non riescono a trovarlo. Il comandante non dovrebbe essere al suo posto e in contatto con i suoi colleghi?

Lapin è stato in seguito accusato di aver puntato la pistola alla tempia dei soldati appena reclutati nell’ambito della mobilitazione generale minacciando di ucciderli e di lasciarli senza cibo, acqua o sonno. Ha conferito una onorificenza speciale al figlio Denis, comandante di reggimento impegnato a Chernihiv e Sumy malgrado le ingenti perdite subite, come ha denunciato l’intelligence ucraina citando intercettazioni.

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(AdnKronos)

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