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“Oggi commentiamo un dato che evidentemente non mi soddisfa, è chiaro che stare all’opposizione ha fruttato e Giorgia Meloni l’ha fatto bene. Guardiamo avanti”. Cerca di vedere il bicchiere mezzo pieno il leader della Lega, Matteo Salvini, dopo la clamorosa sconfitta elettorale della Lega. “Avremo circa 100 eletti”, assicura. Il capo della Lega non riesce a pronunciare la parola sconfitta, preferendo guardare al governo che verrà “di cui sarò protagonista in prima persona”.

Ma la soglia psicologica del 10% non raggiunto dalla Lega – con il leader che aveva detto che avrebbe voluto almeno confermare il quasi 18, delle scorse elezioni politiche, quelle del 2018 – ha messo sottosopra il mondo leghista. Le chat del partito sono ‘silenziate’, con pochi che ci mettono la faccia. Ex leghisti di primo piano, come Roberto Castelli, già ministro della Giustizia scuotono la testa: “Aspettiamo di vedere i dati dei territori, del nord”, ma di certo “ora serve il congresso, un confronto nella sede appropriata”, dice all’AdnKronos.

Salvini tocca pure questo tema: “Ho convocato il consiglio federale”, dice ai giornalisti e poi ‘apre’ al congresso: “Entro la fine dell’anno – aggiunge – faremo i congressi in tutte le 1400 sedi. Poi faremo l’anno prossimo i congressi provinciali e regionali”. Tema quello del congresso che è già stato fatto proprio dai militanti dei territori, che però vogliono tempi certi e hanno deciso di rompere gli indugi. Facendo già partire la raccolta delle firme da portare a via Bellerio per accelerare sull’assise, considerata da molti il luogo deputato a fare chiarezza, e a vedere se ci saranno alternative alla leadership di Salvini.

“Premesso che Salvini ha corso in lungo e largo, gli va dato merito, ma il risultato è attribuibile a lui e al suo entourage, al cerchio magico di cui si è circondato, perché se ci fosse stata una segreteria politica vera, non saremmo arrivati a questo punto”, sottolinea il veneto Toni Da Re, eurodeputato del partito che non ha mai nascosto le sue critiche al segretario. La sconfitta brucia, soprattutto per il Veneto, “dove Fdi prende il doppio dei nostri voti – dice all’AdnKronos – qui è proprio una disfatta, e di fronte a una disfatta così un segretario responsabile si sarebbe già dimesso, o avrebbe fatto come Letta che ha detto che non si ricandiderà”.

Da Re offre la sua lettura del ko nel nord: “E’ un voto contro Salvini, non certo contro la Lega, in tanti mi dicono che se salta Salvini si torna a votare per noi”. Poi Da Re non nasconde che qualcosa ora si muove: “Siamo in tanti, si stanno raccogliendo le firme per il congresso”.

Per ora Salvini guarda al 13 ottobre: “Si convocheranno le Camere e si governerà” con “Giorgia che è stata brava”, dice il leader leghista. “Con lei ci sentiremo già oggi per ragionare presto e bene del prossimo governo”, fa sapere Salvini. Nel frattempo cerca di smussare le polemiche con Berlusconi: “Ho chiamato Silvio e gli ho detto ti voglio bene. Lui m’ha detto ‘sono stato frainteso pensavo all’opposizione’. Il mio rapporto non politico, di affetto, con Silvio Berlusconi non può essere messo a rischio da nessuno”. Ma la dialettica nel centrodestra resta accesa. Berlusconi sceglie Instagram per ribadire la centralità di Fi: “Forza Italia si conferma decisiva per il successo del centrodestra e determinante per la formazione del prossimo governo”, avverte.

Salvini si rivolge infine alla leader del centrodestra, ‘certificata’ dalla valanga di voti presa da Fdi: “Conto di avere un rapporto anche sempre più saldo con Giorgia Meloni, abbiamo culture differenti, abbiamo origini differenti, abbiamo tradizioni politiche differenti, però adesso abbiamo un impegno sacro con gli italiani e guai a chi viene meno alla parola data e quindi abbiamo il dovere e avremo il piacere di governare insieme per cinque anni”.

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