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Fondali ricchi di coralli e rodoliti al largo di otto regioni costiere italiane; delineato lo stato di salute delle praterie di Posidonia oceanica, ricchezza del Mediterraneo. Calcolato il numero delle specie aliene giunte nel Mediterraneo dagli anni Settanta ad oggi, come anche quello dei rifiuti nei nostri mari. Sono stati presentati a Palermo – nel corso del convegno ‘Strategia Marina. Il monitoraggio dei mari italiani’ – i risultati di una selezione degli 11 descrittori qualitativi utilizzati dalla Strategia marina per definire lo stato ambientale dei mari.

La Direttiva 2008/56/CE è il pilastro ambientale della politica marittima dell’Unione europea, volta al raggiungimento del ‘buono stato ambientale’ per tutte le acque marine degli Stati membri. L’attuazione in Italia, coordinata dal ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica, è supportata da Snpa-Sistema nazionale per la protezione ambientale, costituito da Ispra e dalle Arpa, e vede il coinvolgimento delle amministrazioni centrali, delle Regioni, degli enti locali, nonché delle Università e degli altri Enti di ricerca.

CORALLI – Censite formazioni coralligene in 8 regioni italiane e 160 siti oggetto di studio: Eunicella, Pentapora e Paramuricea i nomi scientifici (generi) delle principali specie target osservate nei fondali. In 9 regioni sono presenti anche ‘letti a rodoliti’: si tratta di piccole alghe calcaree simili nella forma ai popcorn, rinvenute in 37 aree di monitoraggio.

POSIDONIA OCEANICA – Tornando ai dati, si registra una situazione meno incoraggiante per la Posidonia oceanica al largo delle coste italiane. Il monitoraggio delle praterie, condotto nel quadro della Strategia marina, ha evidenziato segnali di disturbo: il 25% dei siti monitorati presenta infatti una bassa densità di fasci al metro quadrato. Tuttavia, nelle circa 100 aree indagate, ciascuna della grandezza di 3 chilometri quadrati, la densità è di tipo ‘normale’ nel 63% dei casi ed ‘eccezionale’ nell’11%. La Posidonia è una pianta endemica del Mediterraneo monitorata in tutte le regioni tirreniche, ioniche e in basso Adriatico (Puglia).

RIFIUTI MARINI – Per quanto riguarda i rifiuti marini, si osserva una riduzione significativa pari a quasi la metà dei rifiuti spiaggiati, ovvero i rifiuti presenti sugli arenili ogni 100 metri. Il dato è sotto osservazione, ma comunque ancora lontano dall’obiettivo europeo: dai 460 del 2015 sono 273 nel 2021, mentre l’Europa pone come target non oltre 20 per un buono stato ambientale. Quanto ai rifiuti in acqua, nel periodo 2018-2022 si registra una densità costiera media di 105 oggetti per chilometro quadrato e una densità media offshore di 3 oggetti. Più dell’80% degli oggetti monitorati è composto da polimeri artificiali, di cui circa il 20% sono plastica monouso.

SPECIE ALIENE – Il granchio blu è uno degli ultimi casi di specie aliena marina: in base ai dati presenti in letteratura sono 289 le specie non indigene (introdotte, tramite attività umane, in un’area geografica che è al di fuori del suo naturale areale di distribuzione) presenti nei nostri mari. Le attività di monitoraggio condotte dalle Arpa soprattutto nelle aree portuali, dove è maggiore il rischio di introduzione, hanno rilevato 78 specie, tra cui 25 anellidi, 18 crostacei e 11 molluschi. Di queste 20 sono esclusive del Mar Adriatico, 9 del Mar Ionio e 17 del Mar Tirreno, mentre 11 specie sono comuni ai tre mari italiani. Alcune di queste specie, considerate invasive, sono state rinvenute per la prima volta nell’area di interesse.

EUTROFIZZAZIONE – Passi in avanti sul fenomeno dell’eutrofizzazione in mare, il processo che innesca fenomeni di fioriture di alghe e riduzione di ossigeno per un eccesso di nutrienti (composti di azoto e fosforo) che arrivano da terra. Le misure prese negli ultimi 40 anni, come la diminuzione del fosforo nei detergenti, i migliori impianti di depurazione e fognari, la riduzione nell’uso dei fertilizzanti hanno portato ad una significativa riduzione del fenomeno.

“Quella che presentiamo è solo una piccola parte del lavoro che tutto il Sistema, in collaborazione con gli enti di Ricerca e le università italiane, sta portando avanti per fornire elementi utili ad una Strategia per il mare che sia efficace e coerente con gli obiettivi che ci derivano dagli obblighi europei e internazionali – ha dichiarato Maria Siclari, direttore generale dell’Ispra intervenendo al convegno – Risponde anche alla necessità di comunicare il dato ambientale e rappresentare il lavoro di un Sistema che opera ormai da tempo in stretta sinergia e che è cresciuto, negli ultimi anni, acquisendo nuove professionalità e capacità tecniche”.

“La Sicilia ha un’estensione costiera di ben 1.637 Km e la salvaguardia dei mari è per noi un tema di primaria importanza – ha dichiarato Vincenzo Infantino, direttore generale di Arpa Sicilia intervenendo al convegno – L’ambiente marino è un patrimonio prezioso che deve essere protetto, salvaguardato e ripristinato al fine ultimo di mantenere la biodiversità e preservare la vitalità dei mari. Siamo quindi lieti di aver ospitato questo evento in Sicilia, in collaborazione con l’Università di Palermo, ed aver fatto sintesi dei dati e dei risultati raggiunti, grazie all’impegno assunto da tutto Snpa, dal 2015, nelle attività di monitoraggio realizzate per proteggere e preservare gli ecosistemi marini”.

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(AdnKronos)


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