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L’emergenza pandemica ha evidenziato ulteriormente l’importanza di avere infrastrutture efficienti. È quanto emerge anche dalla nuova indagine EY-Swg che ha coinvolto 400 manager e dirigenti italiani, sul settore infrastrutturale, con un focus su Recovery Plan, mobilità sostenibile e smart city. L’indagine, presentata durante il summit, ha messo in evidenza come i manager italiani riconoscano alle infrastrutture un ruolo strategico per il futuro del Paese: il 97% è infatti convinto che gli investimenti in questo settore a favore della mobilità siano essenziali per lo sviluppo economico e la competitività nazionale. Servono più investimenti, dunque, ma è fondamentale che questi siano indirizzati sulla base di un nuovo piano integrato per rinnovare la rete infrastrutturale capace di esprimere una visione di insieme delle priorità del Paese (95%).


Per quanto riguarda le tipologie di infrastrutture, secondo i manager intervistati, dovremmo puntare come priorità su quelle digitali (71%) e sui sistemi integrati di mobilità metropolitana (50%), seguiti dall’alta velocità ferroviaria (43%) e le infrastrutture sanitarie (41%).

Il Recovery Plan viene considerato da ben 7 manager su 10 come un’occasione unica per dare un impulso alla crescita economica italiana, con priorità di destinazione dei fondi alla digitalizzazione della Pubblica Amministrazione (53%) e all’istruzione (49%), seguite dalle grandi opere infrastrutturali (46%).

A proposito dei fondi europei, però, il 55% degli intervistati dello studio EY-Swg sostiene che ne sapremo utilizzare la maggior parte, evidenziando un generale ottimismo. Tuttavia, restano dubbi diffusi sulla nostra capacità di servirci al meglio delle risorse europee. Soltanto il 27% crede che investiremo la totalità dei fondi destinati all’Italia, mentre e il 18% afferma che ne impiegheremo meno della metà. Una delle motivazioni di questo scetticismo è dovuto ai processi burocratici del nostro Paese, considerati troppo lunghi e complessi. Per questo tra i benefici del Recovery Fund, secondo il 64% dei manager, ci sarà la semplificazione del sistema burocratico e l’accelerazione delle procedure amministrative.

Il Recovery Plan è indubbiamente un importante contributo economico per permettere la crescita del Paese, ma non può e non deve essere l’unico, motivo per cui è fondamentale aumentare l’attrattività delle infrastrutture italiane a livello nazionale ma anche internazionale. Secondo il 78% degli intervistati, i fondi europei potranno rappresentare un volano per ulteriori investimenti privati, siano essi greenfield o brownfield. L’ammodernamento del sistema infrastrutturale italiano, però, passa soprattutto per l’adozione di innovativi modelli collaborativi capaci di instaurare una sinergia virtuosa tra le istituzioni e le imprese. Secondo l’83% dei dirigenti italiani per progettare le nuove opere strategiche sarà infatti necessario ripensare ai sistemi di finanziamento aprendo al settore privato e a contratti di appalto che prevedano anche la gestione dell’infrastruttura.

Al centro degli investimenti europei ci sono soprattutto le infrastrutture per la mobilità che, ad opinione dei manager, dovrebbero privilegiare la sostenibilità ambientale (secondo il 53%) e migliorare il collegamento centro-periferie (45%). L’attenzione all’ambiente è un tema importante in quanto, secondo i rispondenti della survey, non riguarda soltanto le infrastrutture di mobilità: il 75% pensa sia necessario considerare l’impatto di tutte le grandi infrastrutture sin dalla sua progettazione, considerando la possibilità che un giorno vengano rimosse completamente.

Ulteriore punto di cui è stata sottolineata l’importanza è la costruzione di sistemi intelligenti capaci di dialogare con i mezzi di trasporto e con gli utenti finali, ma soprattutto in grado di monitorare costantemente lo stato di salute dell’infrastruttura per agevolare gli interventi di manutenzione. Innovazione, ma anche una visione sistemica sono i capisaldi della mobilità del futuro. Quest’ultima, però, ancora oggi poco presente, come evidenzia il dato di solo 12% di intervistati che cita i porti tra le infrastrutture su cui bisognerebbe investire, visto anche il ruolo strategico che ricoprono nell’interscambio commerciale.

Tra gli intervistati una particolare attenzione viene dedicata al tema della rigenerazione urbana e ai nuovi modelli dell’abitare. Il 59% pensa sia fondamentale migliorare le infrastrutture fisiche per i trasporti e il 41% afferma sia dirimente recuperare spazi abbandonati come ex fabbriche e caserme. Un grande intervento nelle città che, a detta dei manager italiani, deve essere portato avanti da enti pubblici in grado di coinvolgere il più possibile le realtà private. L’85% crede infatti che il finanziamento delle opere dovrebbe essere gestito da istituzioni ed imprese in stretta connessione e il 67% vuole applicare la stessa collaborazione anche alla riprogettazione degli spazi.

Il primo appuntamento dell’EY Summit Infrastrutture “Costruzioni e Intermodalità” ha già messo in evidenza la convergenza di pensiero e di volontà d’azione verso obiettivi necessari e sfidanti per far ripartire il nostro Paese. Di questi e altri temi cruciali si discuterà in occasione delle prossime due tappe del Summit dedicate alla “Transizione digitale ed energetica” e la “Sanità digitale e strutture territoriali” che avranno luogo nel corso delle prossime settimane.

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