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A Doha si chiude senza accordo, Netanyahu frena, Macron annuncia la decisione storica di riconoscere uno Stato palestinese per settembre. A rischio 2,3 milioni di civili
I colloqui tra Israele e Hamas si sono interrotti bruscamente. Le delegazioni di Tel Aviv e Washington hanno lasciato il tavolo di negoziazione nella capitale del Qatar, lasciando sul campo una richiesta di Hamas considerata «inaccettabile» da Israele: 200 ergastolani e 2.000 detenuti arrestando dopo il 7 ottobre in cambio di soli 10 ostaggi vivi. Una cifra molto superiore ai 125 prigionieri previsti dalla bozza iniziale, come rivelato dal corrispondente di Axios Barak Ravid.
La reazione di Israele e Stati Uniti
«Se Hamas scambia la nostra disponibilità per debolezza, si sbaglia di grosso», ha tuonato il premier Benjamin Netanyahu, promettendo di proseguire la guerra fino al «raggiungimento di tutti gli obiettivi». Dall’altra parte dell’Atlantico, l’inviato speciale di Donald Trump, Steve Witkoff, ha annunciato il ritiro degli Stati Uniti: «Non agiscono in buona fede, cercheremo vie alternative per riportare a casa gli ostaggi».
Vertice lampo E3: Londra, Parigi e Berlino corrono ai ripari
Per evitare un’ulteriore strage, il premier britannico Keir Starmer ha convocato per oggi, venerdì 25 luglio, una «telefonata d’emergenza» con Francia e Germania. «Discuteremo come fermare le uccisioni e portare cibo a chi muore di fame», ha detto Starmer, auspicando un cessate il fuoco che «apra la strada al riconoscimento dello Stato palestinese e alla soluzione dei due Stati».
Macron: «La Palestina sarà riconosciuta a settembre»
A pochi minuti dal vertice trilaterale, Emmanuel Macron ha scelto i social per la sua bomba diplomatica: «La Francia riconoscerà lo Stato di Palestina. L’annuncio ufficiale arriverà all’Assemblea Generale dell’ONU a New York». Una decisione che si inserisce nel solco già tracciato da Spagna, Irlanda e Norvegia e che ha scatenato la reazione di Israele.
Netanyahu: «Premio al terrorismo»
«Riconoscere la Palestina dopo il 7 ottobre è una vergogna», ha replicato il governo israeliano. Secondo Netanyahu, «premiare Hamas significa creare un altro proxy iraniano alle porte di Tel Aviv».
Le proteste crescono dentro Israele
Non solo diplomazia. Nelle strade di Tel Aviv e Haifa migliaia di cittadini – arabo-israeliani e ebrei – hanno chiesto la fine delle ostilità. A Haifa la polizia ha arrestato 24 manifestanti durante un corteo non autorizzato; a Tel Aviv, in piazza Habima, gli organizzatori parlano di «decine di migliaia» di partecipanti e di tre fermi. «Questa guerra, iniziata come necessaria, oggi è solo una palude di sangue», ha detto il generale in congedo Noam Tibon.
Le prossime mosse: conferenza ONU e assenza Usa
Francia e Arabia Saudita hanno convocato per lunedì e martedì a New York una conferenza ONU sulla soluzione dei due Stati. Washington ha già fatto sapere che non parteciperà. A rischio restano 2,3 milioni di palestinesi senza acqua, elettricità e cibo.
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(con fonte AdnKronos)
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