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In un contesto di crisi aggravato dagli effetti dei cambiamenti climatici, le eccellenze dell’industria idrica italiana associate a Utilitalia (che rappresenta i gestori che forniscono i servizi idrici all’80% della popolazione) fanno squadra per mettere al servizio del Paese le proprie competenze e capacità industriali. Gruppo Cap è tra i firmatari del ‘patto per l’acqua’, un’iniziativa che punta a compiere ogni azione utile a sostegno di politiche nazionali di tutela ambientale e della risorsa, di resilienza delle reti e dei sistemi di approvvigionamento, per garantire ai cittadini universalità e qualità dei servizi offerti e gestioni all’altezza delle future sfide.

“L’attuale crisi climatica -afferma Alessandro Russo, amministratore delegato di Gruppo Cap- impone ai gestori del servizio idrico un incremento degli investimenti e una maggiore tasso di innovazione e competenze. L’obiettivo deve essere quello di continuare a garantire ai cittadini un servizio di qualità elevata. Occorre che sia l’intero sistema a mettersi in discussione, anche dove la gestione risulta oggi efficiente. È il momento di aprirsi a nuove prospettive. Dalla legge Galli del 1994, ma anche da quella regionale della Lombardia del dicembre 2003, il mondo è cambiato. Oggi le priorità sono gli investimenti nella mitigazione dei cambiamenti climatici, nel contrasto al riscaldamento globale, nella la resilienza dei nostri territori e nell’economia circolare”.

“Si tratta di sfide epocali -prosegue Russo- che possono essere colte grazie a meccanismi di crescita verticale e orizzontale in grado di rispondere alle sfide della riduzione della frammentazione e dell’allargamento del perimetro industriale. Gruppo Cap ha già avviato un percorso virtuoso promuovendo modelli di semplificazione e aggregazione del mercato e che, a oggi, possono ulteriormente esprimere le proprie potenzialità nella prospettiva di ulteriori rafforzamenti delle sinergie industriali, delle economie di scala e delle aggregazioni”.

Le prime imprese ad aver siglato il ‘patto per l’acqua’ sono: A2A, Acinque, Acqua Novara Vco, Acquedotto Lucano, Acquedotto Pugliese, Amap, Ascopiave, Gruppo Cap, Cva, Hera, Iren, Mm, Nuove Acque, Publiacqua, Romagna Acque, Smat, Suez, Gruppo Tea e Viveracqua.

“Le aziende che hanno operato e reso possibile la crescita del comparto in questi anni -spiega Filippo Brandolini, presidente di Utilitalia- si impegnano a fare un passo avanti per garantire investimenti adeguati alle sfide del climate change e chiedono al governo di accompagnare questo percorso, fondamentale affinché anche i territori senza gestore integrato possano crescere”.

Dal 2012 a oggi gli investimenti nel settore sono aumentati del 227%, raggiungendo i 4 miliardi annui e i 56 euro medi per abitante. Ma il gap con la media europea di 82 euro annui per abitante (che sale fino a 100 euro nel Paesi più virtuosi) resta ampio, soprattutto nei territori nei quali non operano soggetti industriali: nelle gestioni comunali in economia, che interessano ancora 1.519 Comuni e 8 milioni di cittadini, si continuano a investire mediamente solo 8 euro l’anno.

In questo quadro, Utilitalia e le aziende associate evidenziano che, per poter dispiegare la piena efficacia del Patto, all’impegno delle imprese vanno affiancate 4 azioni di riforma tese alla riduzione della frammentazione, all’introduzione di parametri di verifica gestionale, al consolidamento industriale del settore e a un approccio integrato tra i diversi usi dell’acqua.

1- Superare le gestioni in economia: completare l’immediato trasferimento delle funzioni alle Regioni e garantire il mantenimento delle stesse per tutta la durata dell’affidamento; le imprese si impegnano a intervenire a supporto dei territori ancora non gestiti a livello industriale.

2- Rafforzare le capacità gestionali: introdurre un chiaro processo di verifica periodica della qualità e dell’efficienza della gestione e della capacità di finanziamento e di realizzazione degli interventi, sulla base dei parametri Arera; le imprese si impegnano a mettere le proprie competenze a disposizione di enti e gestori per garantire ai cittadini servizi di qualità.

3- Favorire le aggregazioni: facilitare i processi di aggregazione tra aziende mettendo al centro la gestione ottimale della risorsa idrica; le imprese si impegnano a consolidare le capacità industriali e gestionali per elevare il complessivo livello di investimenti e di qualità del servizio.

4- Sostenere un approccio integrato: abilitare la gestione industriale delle imprese del SII, in coordinamento con gli altri settori, fino alle infrastrutture a servizio dei diversi usi della risorsa, da quello agricolo a quello dell’industria; le imprese si impegnano a realizzare e rafforzare le infrastrutture necessarie al riuso delle acque, alla gestione sostenibile delle acque meteoriche, al recupero di energia e di materia, al drenaggio urbano e agli invasi ad uso plurimo.

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(AdnKronos)

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