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“In Italia i boschi stanno crescendo. Sono raddoppiati negli ultimi 50 anni e sono cresciuti del 5% negli ultimi dieci secondo i dati del Crea, ente di ricerca vigilato dal ministero delle Politiche agricole, alimentari, forestali. Più boschi significa più materiale da rimuovere per le manutenzioni anche per proteggerli dagli incendi. Questi materiali costituiscono la metà delle biomasse utilizzate nelle centrali Ebs e se non venissero utilizzati per produrre energia non si saprebbe dove metterli”. Così l’Associazione Ebs (Energia da Biomasse Solide) risponde a Green Impact che chiede di escludere le biomasse solide dalla normativa delle fonti rinnovabili.

“L’altra metà delle biomasse proviene dai residui delle lavorazioni agricole e agroindustriali. Tagli di materiale legnoso che non può avere nessun utilizzo e che spesso viene bruciato nei campi con produzione di maggiori polveri e altre sostanze nocive che nelle centrali a biomasse vengono invece filtrate. Le centrali a biomasse pagano questi scarti agli agricoltori utilizzando gli incentivi e vanno dunque a sostenere una filiera di decine di migliaia di persone contribuendo al loro sostentamento in un meccanismo virtuoso di economia circolare. La biomassa utilizzata nelle centrali italiane è per il 90% nazionale – continua l’associazione – La produzione di energia è l’unica tra le rinnovabili a sostenere il costo della materia prima necessaria per poter funzionare. Per questo il sistema in Italia è supportato da un meccanismo di incentivi erogati all’energia elettrica prodotta da impianti di taglia medio-grande che premia l’utilizzo di biomassa proveniente da un raggio di 70 chilometri dalla centrale, la cosiddetta filiera corta. Questo fa sì che l’approvvigionamento a grandi distanze o all’estero risulti quasi sempre meno conveniente o addirittura antieconomico”.

Ebs sottolinea infine che “le biomasse solide si distinguono tra le fonti rinnovabili per la programmabilità e continuità di produzione energetica che garantiscono per più di 8mila ore l’anno. Per produrre la stessa energia delle biomasse solide, oggi sarebbero necessari 800 milioni di metri cubi di gas ad esempio. Quello delle biomasse solide è dunque un contributo che si inserisce a pieno titolo in un mix energetico volto all’indipendenza energetica e al raggiungimento degli obiettivi europei al 2030 e che diventa fondamentale soprattutto alla luce dell’attuale crisi energetica che richiederà sforzi maggiori per provvedere alla diversificazione degli approvvigionamenti e alla stabilità del sistema”.

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(AdnKronos)

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