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L’Agenzia europea del farmaco Ema ha invitato a monitorare con attenzione le sottovarianti di Omicron BA.4 e BA.5. E secondo Guido Rasi, ex numero uno dell’ente regolatorio ed ex consigliere del generale Francesco Paolo Figliuolo, ultimo commissario per l’emergenza Covid, “il pericolo è reale. Gli studi condotti in Sudafrica – spiega in un’intervista a ‘La Stampa’ – indicano che le due sub varianti un vantaggio competitivo lo hanno, altrimenti non avrebbero preso il posto della versione originale di Omicron. E come avremmo dovuto ormai aver appreso dalle altre versioni mutate del virus, se sono più contagiose, nel giro di qualche settimana arrivano. L’estate potrebbe rallentarne la marcia, ma poi potremmo ritrovarci ad affrontare il terzo autunno problematico dell’era pandemica”.

I sintomi di Omicron 4 e 5, “da quello che si è potuto vedere nei Paesi dove sono già diffuse, variano un po’ rispetto a quelli della versione Omicron originale: meno colpi di tosse, ma più naso che cola; meno febbre, ma più spossatezza. E poi vertigini, dolore allo stomaco e all’addome, male all’orecchio. Questi sintomi non escludono però il rischio di polmoniti, che resta elevato tra la popolazione non vaccinata”, avverte il microbiologo. C’è il rischio che sviluppino forme più gravi di malattia? “Non si può escludere, ma ora come ora non lo sappiamo – risponde – Però un po’ di ottimismo mi viene dal fatto che in genere i virus si modificano per garantirsi la migliore convivenza possibile con l’organismo che li ospita, in questo caso il nostro corpo. Quindi abbiamo buone ragioni per sperare che, pur aumentando la contagiosità, diminuisca la patogenicità”.

In termini organizzativi, comunque, per non tornare punto a capo, secondo Rasi “è indispensabile resettare il sistema di sorveglianza e di sequenziamento del virus per monitorare bene l’eventuale diffusione di nuove varianti e sub varianti. Mi sembra invece che, almeno in periferia, ci sia un po’ di rilassamento in questa fase”. Fase che invece deve trovarci attenti, è il monito a chi pensa che sarà un’estate Covid-free: “Free non credo proprio. Speriamo almeno sia l’ultima con il Covid”, ma “il declino dei contagi sarà lento e non arriveremo ai numeri bassi delle ultime due estati. Quindi rilassarsi sì, ma con prudenza – esorta l’esperto – Anche perché sarà bene non farci trovare con un’alta circolazione del virus in autunno, soprattutto se le sottovarianti dovessero aver preso piede”.

I vaccini aggiornati su Omicron e in fase avanzata di sperimentazione saranno in grado di proteggerci anche dalle nuove sottovarianti? “Purtroppo non lo sappiamo ancora. Sappiamo però – evidenzia l’ex direttore esecutivo Ema – che BA.4 e BA.5 riescono a evadere la difesa immunitaria indotta dagli attuali vaccini e dal contagio con la versione di Omicron attualmente più diffusa da noi. Sarà importantissimo ora condurre dei test di immunogenicità per vedere se il siero di chi è stato vaccinato in via sperimentale con i vaccini aggiornati neutralizza anche queste sottovarianti. Se così fosse, potremmo guardare all’autunno con un certo ottimismo”.

Quanto alla dose di vaccino che si prospetta per ottobre, “se non arrivano nuove sub varianti”, Rasi la somministrerebbe “agli over 70 e ai fragili, perché è li che si concentrano i decessi. Mentre riproverei a convincere i non vaccinati a fare la prima dose, visto che hanno un tasso di mortalità 10 volte superiore ai vaccinati”. E considerato lo scarso successo che sta avendo la quarta dose fra over 80 e 60-79enni con patologie che li rendono vulnerabili, l’esperto evidenzia “che di virus ne circola ancora molto, più dei circa 40mila casi al giorno dei bollettini ufficiali, perché i test fai da te sfuggono al tracciamento. E con una protezione vaccinale che cala nettamente dopo 8 settimane, chi è più esposto alla evoluzione grave della malattia rischia ancora molto”.

Riguardo al numero ancora alto di morti, dipende “prima di tutto” dal fatto che, “come hanno dimostrato recenti studi, per i non vaccinati la malattia da Omicron è severa come con la prima Delta. Ed essersi contagiati con quella originaria versione del virus non protegge da Omicron. Quindi c’è ancora una fascia piuttosto ampia di popolazione esposta. In termini di letalità, ossia di morti rispetto al numero dei contagi, siamo su valori bassi – puntualizza l’ex consigliere di Figliuolo – Il problema è la diffusione dei contagi anche tra le persone più vulnerabili per età o per patologia”.

(AdnKronos)

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