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La notizia diffusa in queste ore dagli inquirenti sauditi e americani, se confermata, rivela un gravissimo atto, che può generare conseguenze inimmaginabili nell’area del Golfo Persico. Con “Una probabilità molto alta” gli esperti che stanno analizzando l’attacco ai siti petroliferi dell’Arabia Saudita a Abqaiq, hanno determinato che l’attacco non è partito dallo Yemen ma dal nord dell’Iran, da una base militare del territorio iraniano al confine con l’Iraq. I missili usati, sono dei missili Cruice che hanno solcato i cieli a bassa quota, per evitare di farsi intercettare e nascondere la reale traiettoria. Falsa quindi la rivendicazione dei ribelli Houthi, che comunque sono spalleggiati da Teheran, che serviva però per coprire l’atto folle e spregiudicato messo in pratica dall’Iran. Nella ricostruzione, se fosse davvero confermata la ricostruzione, i missili inviati, circa una decina, hanno sfiorato l’Iraq meridionale, per entrare successivamente nello spazio aereo del Kuwait, infine raggiungendo l’obiettivo finale: il sito petrolifero saudita di Abqaiq, dove a causa dell’attacco, la produzione di petrolio si è dimezzata. Il Kuwait ha avviato nella giornata di ieri un inchiesta, proprio sull’avvistamento di alcuni droni, rilevati poco prima che gli obiettivi sauditi fossero colpiti. La gravità di tale situazione, se sarà suffragata da elementi probanti oggettivi, è di portata incredibile, perché equivale a una dichiarazione di guerra da parte della Repubblica islamica dell’Iran, verso l’Arabia Saudita. Il Medio Oriente e il Golfo Persico, potrebbero detonare un’altra volta e con ripercussioni e danni incalcolabili. E di sicuro Usa e Israele non starebbero certo a guardare.

 

Attacco droni siti petroliferi Arabia Saudita: Usa accusano Teheran che nega ogni coinvolgimento

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