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Aiuti e Cig, quali differenze tra il gioco dell’UK e quello italiano?
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Il Covid-19 ha dato filo da torcere a tutti i settori del mondo economico. Ma tra quelli più penalizzati spicca senza ombra di dubbio il gambling
In Italia e nel mondo per mesi interi sono state chiuse sale da gioco, casinò, bingo. Poche aperture, spiragli, ma con restrizioni anche durante il periodo estivo, quando il contagio ha raggiunto il suo punto più basso. Una situazione che ha mandato in tilt aziende e lavoratori.
Ma non tutti sono rimasti imbavagliati nel mare in tempesta: c’è chi, con organizzazione e interventi mirati, ha fatto fronte alla crisi sopravvenuta senza alcun preavviso. Ancora una volta l’esempio viene dalla Gran Bretagna, patria storia del gambling. E nello specifico dal massimo organo istituzionale in materia di gioco, la Betting and Gambling Commission.
L’agenzia ha accolto la decisione del Cancelliere Rishi Sunak di estendere la cassa integrazione fino a settembre, con conseguente riduzione di tasse per aziende e conseguenti sovvenzioni per le attività ancora oggi in affanno, come il gioco. Sono disposizioni decisive queste, perché volte ad aiutare oltre 44mila lavoratori dei casinò e dei centri scommesse al dettaglio.
Dall’inizio del 2021 infatti il mondo del gioco è fermo in Gran Bretagna e, secondo alcune stime, le difficoltà saranno ancora tante al netto della diminuzione delle restrizioni cominciata nelle scorse ore. L’estensione della CIG, in questo senso, è strategicamente fondamentale per la sopravvivenza di alcuni settori. Misure adeguate per provare ad aiutare tutti. Ma quali differenze con l’Italia?
Nel Paese oggi governato da Mario Draghi non si è ancora sicuri di garantire le stesse sicurezze in ambienti di gioco. Le attività del settore fisico, dallo scorso 26 ottobre, sono ferme e resteranno tali fino a quando la situazione non andrà nettamente a migliorare, come avvenuto lo scorso anno, quando i casinò riaprirono bottega oltre la metà di giugno. Per sostenere le aziende penalizzate lo Stato ha riconosciuto un contributo a fondo perduto per tutti quei soggetti con Partita Iva attiva dallo scorso 25 ottobre. I Decreti Ristori 1 e Ristori Bis non hanno però risolto i tanti guai sul territorio ma la proroga della CIG è stata quasi danneggiata.
Il settore del gioco terrestre vive una crisi senza precedenti. Ed i ritardi delle erogazioni della CIG non fanno che alterare ancor di più lo stato di salute dei settori interessati. Un disagio evidente che perdura e che aumenta ogniqualvolta si parli di restrizioni maggiori. Da inizio anno, intanto, tutti gli attori della categoria gioco sono in protesta per chiedere a gran voce una riapertura, seppur parziale, ritenuta necessaria. Appelli, finora, lanciati nel vuoto.
(AS)
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