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Le ragioni dei record negativi della pandemia in Italia

Una recente analisi sulla panoramica delle cose che non vanno in questo Paese aveva fatto emergere gravi carenze nella giustizia, nella scuola ed in genere nel senso civico italico, ma gli esperti ci avevano assicurato che il sistema sanitario, insieme con quello bancario, fosse un bene solido, efficiente, con servizi moderni, del tutto gratuiti, equi e solidali, di cui dovevamo fidarci ed andare fieri. Purtroppo ci eravamo illusi; abbiamo assistito a derivati tossici e banche fallite con cittadini inviperiti per aver perso i risparmi di una vita teoricamente “garantiti”; l’arrivo inatteso, quindi, di un’emergenza sanitaria ci ha fatto aprire gli occhi sulla disorganizzazione e insufficienza dei presidi ospedalieri e di supporto per far fronte in modo civile ad un evento pandemico come quello che stiamo vivendo. Tutti i politici di turno ci avevano propinato la storiella di un sistema sanitario riformato nel tempo, ma efficiente, con qualche chiusura di troppo ma con l’ideazione di “aree vaste” che potevano assorbire un certo numero di ospedali, nei vari territori, che quindi sono stati chiusi. Con un logorroico ritornello ci avevano assicurato che tutto ciò era pienamente in linea col dettato costituzionale e con l’articolo 32, pilastro a tutela e garanzia prioritaria della salute del cittadino, bla..bla.., che avevamo una sanità di eccellenza fra le migliori al mondo e che potevamo dormire fra quattro guanciali avendo un sistema democratico-popolare che tra l’altro curava tutti indistintamente. Ci voleva l’inatteso arrivo dell’emergenza sanitaria correlata alla pandemia del Coronavirus per mostrarci tutte le falle del sistema, l’arretratezza delle strutture ospedaliere, la disorganizzazione esistente, la carenza degli organici nei medici ed infermieri, e via dicendo: in sostanza quel maledetto virus ha mostrato quanto il nostro sistema sanitario sia ammalato e quanto la sanità sia stata nel tempo lottizzata dai vari partiti solo per motivi elettorali e di bottega, ma con investimenti assai risicati: una metastasi della sanità che è riuscita a provocare più morti in Italia, in percentuale, di qualsiasi altro Paese.

Una democrazia seria dovrebbe pretendere precise risposte dai responsabili che si sono avvicendati negli ultimi 15-20 anni, perché lo vogliono gli oltre 65000 morti, causati in larga misura dalla sottovalutazione di un sistema sanitario inefficiente, ma anche da una buona dose di incompetenza, arrivata perfino a mistificare la realtà.

Impreparazione ed inesperienza hanno finito per relegare la sanità ad un ruolo di cenerentola, facendola apparire invece una principessa in ottima salute; abbiamo nascosto il capo sotto la sabbia, senza pensare minimamente a prevenire situazioni di emergenza, né a lavorare per mettere in campo una seria programmazione con adeguate misure e provvedimenti caratterizzanti scenari di epidemie o addirittura pandemie come quella del Covid-19: sembra che il piano relativo sia fermo al 2006! Ed è paradossale che le colpe di tutte quelle morti vengano da parecchi media imputate al povero diavolo, allo sprovveduto cittadino, al suo comportamento, alla sua avanzata anagrafe, alle vulnerabili case di cura, al non indossare la mascherina, agli assembramenti insensati, mentre in realtà i primi e principali responsabili di questa incresciosa e poco invidiabile situazione sono da ricercare altrove: principalmente, ma non esclusivamente, nella classe politica, impreparata e senza un passato per gestire una grave emergenza come l’attuale.

La nostra situazione è tragicomica; il marasma e la schizofrenia nelle decisioni, o meglio nelle indecisioni nel colorare le varie regioni del Paese, nel determinare i limiti e le restrizioni al povero cittadino ed alle varie attività economiche e industriali ormai sul lastrico, sono sotto gli occhi di tutti, e tutti sono smarriti dalle varie norme partorite nottetempo, spesso contrastanti quanto incoerenti con la situazione vera e reale esistente: siamo stanchi degli infiniti Dpcm, delle inefficienti task force imbastite di volta in volta, dei soloni e dei super-commissari e dei risibili slogan del tipo “andrà tutto bene” (sic). Siamo arrivati a dire altresì, nelle fasi iniziali, con una faccia di tolla, che “il modello Italia veniva imitato nel mondo, tanto era buono” con la concorrenza del fantomatico Comitato tecnico scientifico e la connivenza dei dirigenti dell’OMS, salvo poi doversi ricredere su tutto il fronte e rimangiarsi ogni spavalda affermazione stanti i disastrosi risultati riscontrati nel tempo, finora, sia in termini di contagi che di decessi.

Purtroppo, al di là della complessità oggettiva della situazione, sussiste altrettanto oggettivamente una serie di limiti di alcuni dicasteri strategici che pensano di risolvere la pandemia a colpi di Dpcm, distribuendo soldi del Monopoli che non ci sono, creando sconcerto fra i cittadini che fino all’alba – dopo le improvvide riunioni notturne del Consiglio dei ministri – nulla sanno sul loro futuro, sulle norme varate di fresco, ma con pesanti riflessi sull’andamento economico in settori come ristoranti, bar, cinema, ecc… che potevano essere governati in modo più acconcio. Quei reiterati provvedimenti, quella sfilza di Dpcm, ristora assai poco tutti quei settori e, per contro, la loro utilità dal punto di vista sanitario per contenere i nefasti effetti del virus è, visti i risultati, del tutto opinabile: affermare che lo spettacolo cui assistiamo nel quotidiano è in-dignitoso con perniciose ripercussioni sulla libertà e sulla salute dei cittadini, significa prendere atto, ahimè, di una situazione gestionale confusionaria e disarmante al tempo stesso.  Ma perché siamo finiti così male?

Nel nostro Paese sembra esistere una sorta di manipolazione strumentale dei fatti occorsi, dei dati statistici, delle valutazioni scientifiche, nella fattispecie di natura sanitaria, derivate dal ben noto Comitato scientifico all’uopo istituito, le cui scelte o restrizioni, ammesso e non concesso che siano le più corrette, spesso sono condizionate se non falsate da specifiche esigenze e volontà della classe politica per la propria gestione del potere: una sorta di “malattia civica” che da sempre il politico ha posto in essere, ma spesso con risvolti utili anche per il cittadino, mentre oggi assistiamo ad una censura della scienza e ad una manipolazione della realtà, nonostante risultati drammatici di decessi  con una degenerazione delle forme più elementari della nostra democrazia.  Qualche scienziato-medico si è guadagnato un alone di quasi santità e i vari talk-show se ne contendono la presenza, ma più vi partecipano e più scema la loro affidabilità per le posizioni spesso contrastanti assunte; troppi tuttologi che finiscono per contare niente sul piano politico.

Si tratta di un pericoloso disconoscimento dell’importanza della scienza, quella autentica, in politica da un lato e, dall’altro, rappresenta un degrado nella corretta comunicazione con sfruttamento di forme indebite di autopromozione e riscontro di una sorta di evaporazione del senso civico. Non c’è da meravigliarsi se, quindi, siamo passati dalla stelle alle stalle, dall’essere considerati pomposamente un modello da imitare e da esportare, ad un Paese con una statistica sconfortante, colpito pesantemente dal virus con una contagiosità relativa e letalità da record davvero poco invidiabili e sicuramente da non imitare mai più, da nessun Paese. Anche un banale confronto relativo con le altre Nazioni, ci vede “primi” (sic) in Europa nella graduatoria sia per contagi che per numeri dei decessi sofferti; pur nelle difficoltà di affrontare una sconosciuta pandemia, sussiste con forza l’ipotesi che quei risultati siano derivati da imperizia e forse negligenza, mostrata anche nei lustri passati, più che imputabili a qualche fatalità.

Sta di fatto che, oggigiorno, visto l’attuale andazzo e le steccate vistose connesse con l’acquisizione dei vari mezzi necessari, dalle mascherine ai ventilatori, alla mancata assunzione di adeguati organici, e dai vari presidi che da ormai un anno stiamo aspettando, pongono seri dubbi sulla disponibilità e fattibilità del promesso vaccino anti-Covid, ma si confida tuttavia di disporre ancora di una aliquota di personale dirigente sufficientemente preparato e esperto, per poter fronteggiare una simile situazione emergenziale.  La prima ondata è stata un disastro con oltre 35000 vittime, dovuta alla totale non conoscenza del virus ed alla mancanza di organizzazione e mezzi del comparto sanità; la seconda, iniziata a settembre 2020, con già oltre 25000 morti, si poteva invece prevedere ed affrontare con le modifiche più opportune al sistema, mentre al contrario poco o nulla è stato fatto ed il numero dei contagi e dei morti, infatti, è salito enormemente.

La terza ondata o la prosecuzione della attuale seconda costituirà, alla stessa stregua, un ulteriore disastro, se non si cambia la musica; non sarà tollerabile l’inazione, né giustificazioni di una realtà negativa come fosse ancora una volta una novità, perché ciò produrrà notevoli e ulteriori gravi lutti in tutta la Nazione; né saranno più sopportabili i diktat dei famigerati Dpcm avendo già sperimentato la loro incoerenza e scarsa utilità. Basta rammentare le dichiarazioni enfatiche per cui  “gli attuali sacrifici serviranno a far passare un Natale sereno” (sic), mentre già ora si prevede, a distanza di un paio di settimane, un lockdown rosso per tutte le festività con la pratica impossibilità di vedere anche i propri genitori o fratelli: siamo in presenza di stato confusionario e di schizofrenia. Da un giorno all’altro si cambia rotta con decisioni balzane e immotivate che inducono strani comportamenti del popolo non in grado di capacitarsi di quelle misure inspiegabili, con ciò creando incertezze e angosce nella sfera psicologica con riflessi negativi sulla stessa salute del cittadino. Una metafora sembra adeguata a questo scenario: “La barca Italia è nella tempesta, ma il nocchiero non sa governarla, ha perso la bussola, sbandando a dritta e manca senza senso; la ciurma va per conto proprio, non ascolta gli esperti, spesso si ribella non riconoscendo l’autorità del capitano, e lascia naufragare gli ignari passeggeri in modo inumano, a perdere”: una scena apparentemente dantesca che ci condanna ad un girone del Purgatorio o addirittura infernale per l’insipienza nel gestire la cosa pubblica e la manipolazione della realtà dando al popolo l’illusione di un andamento contrario alla concreta fattualità.

Se la nostra situazione interna è intrisa di retorica e qualche mistificazione, anche le istituzioni sanitarie internazionali preposte al controllo ed al coordinamento delle attività sanitarie planetarie hanno fatto acqua da tutte le parti; l’OMS in primis serve soltanto a prosciugare soldi senza dare un supporto reale alle diverse Nazioni in caso di epidemie o pandemie come nel caso in specie. Forse ha ragione Trump quando sostiene che, stante la loro inefficienza e la loro dipendenza “orientale” cesserà di supportarla economicamente; come gran parte delle ramificazioni discendenti dall’ONU, l’OMS è diventato un apparato burocratico, autoreferenziale ed utile quasi esclusivamente per gli appartenenti a quel “sodalizio”  divenuto un vero e proprio “lauto stipendificio” , ma senza un reale output operativo, e neppure un coordinamento in termini di emanazione di linee guida atte a contrastare un’epidemia.

Non è cambiato infatti molto dall’ultima vera pandemia che risale al 1918 con l’avvento della “spagnola” che si è estesa più lentamente fino al 1920 per i differenti mezzi di comunicazione mondiali di allora, riuscendo tuttavia a contagiare circa un terzo della popolazione mondiale e provocare la morte di oltre 50 milioni di persone. Altrettanto il Coronavirus ha colpito un mondo impreparato ad affrontare una simile contingenza pandemica che, tenuta colpevolmente nascosta dai cinesi per almeno 2 mesi, ha contagiato rapidamente intere regioni e soprattutto quelle che avevano scambi economici continui come la Lombardia, con la Cina; quella ammissione tardiva ha fatto sì che a fronte della accelerata diffusione, la risposta a quel virus non è stata molto diversa da quella di un secolo fa per la spagnola: l’unico provvedimento concreto, considerato che non avevamo antidoti, vaccini, né test specifici e neppure sistemi di tracciamento, si è limitato a raccomandare o costringere la gente a stare a casa, con un effetto vano e al massimo di placebo per le masse che hanno pagato caro il livello di disorganizzazione del sistema sanitario. Per fortuna, a differenza del passato, oggi disponiamo di un vaccino anti-Covid che hanno già iniziato ad inoculare nei cittadini dei paesi anglosassoni e, nel giro di qualche mese, se ne auspica l’implementazione generalizzata: tuttavia vista l’attuale situazione deteriorata non si può abbassare la guardia, ma applicare con rigore le misure essenziali anti-contagio, nelle more di raggiungere quella che viene definita “l’immunità di gregge”.

Gli effetti sociali ed economici di questa maledetta pandemia, vista l’attuale diffusione e letalità della stessa e la mancanza di adeguate modifiche apportate nel frattempo al sistema sanitario, rischia di perpetuarsi per diversi anni impattando sulla salute dei cittadini, sui vari sistemi sociali essenziali come la scuola e in genere sul modo di vivere del nostro mondo occidentale, e non solo. D’altronde questo virus, inizialmente spacciato da numerosi soloni virologi ed epidemiologi alla stregua di una banale influenza, si è rivelato invece un malefico e insidioso elemento virale in grado addirittura di “mutare” e quindi di creare gravi problemi respiratori con polmoniti bilaterali spesso letali anche se curate nelle varie terapie intensive: le percentuali dei contagi e dei decessi dimostrano che non si è trattato di un semplice raffreddore, tutt’altro, tenuto conto che già oggi, e non è certo finita, oltre 65000 persone se ne sono andate all’altro mondo solo in Italia e, a livello mondiale, si è già superato il milione di casi.

E per la prossima epidemia o pandemia che, volenti o nolenti, ci sarà anche se non si sa quando capiterà, stiamo preparando l’organizzazione sanitaria e la relativa struttura per farvi fronte oppure pensiamo di “lasciar fare a’.. Maronna” e inseguire il fenomeno, anziché prevenirlo?

In effetti per il futuro la lezione attuale dovrebbe essere sufficiente in termini di “lesson learned” per predisporre ed aggiornare specifici piani di contingenza, investire per incrementare le strutture sanitarie ed i relativi organici, mantenere in linea i sistemi di produzione per la protezione individuale ed i mezzi indispensabili pronti ad essere impiegati allo scoppio delle epidemie, senza esitazioni o allertamenti tardivi. Dovremo altresì attivare dei sistemi puntuali di monitoraggio con l’impiego dei Servizi di intelligence per individuare tempestivamente sia situazioni anomale nei laboratori di ricerca, sia nei riguardi di individui sospetti, di mariuoli che potrebbero rilasciare virus come il Covid-19 o anche altri elementi altrettanto disastrosi, batteriologici, chimici e nucleari: la lesson principale appresa è che non sia necessaria un’azione malvagia per combinare un sacco di guai, ma basta, come già visto, l’impreparazione e l’indecisione per causare danni irreparabili.

Un’ ultima riflessione; un vecchio e antico saggio dice che “ se vuoi vivere ed assicurare la pace, devi prepararti ed investire – in tempo di pace – per fare la guerra”: un aforisma che dovrebbe insegnare molto anche ai dirigenti della cosa pubblica, sanità compresa!

Giuseppe Lertora

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