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Morbillo in RDC, MSF: “La lotta al Covid-19 non limiti la risposta ad altre malattie letali”

15 maggio 2020 – Le emergenze sanitarie non si fermano con il Covid-19, a partire dall’epidemia di morbillo che continua a diffondersi in diversi paesi dell’Africa Subsahariana. È la preoccupazione di Medici Senza Frontiere (MSF) che osserva come in Repubblica Democratica del Congo (RDC), come in altri paesi, le misure di prevenzione della pandemia stiano influenzando gli sforzi per tenere altre malattie letali sotto controllo e invita a tenere alta la guardia per evitare altre morti future.

Solo nel 2018, il morbillo ha causato la morte di più di 140.000 persone nel mondo, la maggior parte delle quali bambini e si teme che nel 2020 il numero sarà ancora più elevato, a causa delle ampie e devastanti epidemie in corso in diversi paesi.

“L’attuazione di misure preventive per ridurre la diffusione di Covid-19 è fondamentale per proteggere le comunità e gli operatori sanitari, specialmente in un paese come la RDC in cui il sistema sanitario è molto limitato” dichiara Emmanuel Lampaert, capomissione di MSF in RDC. “Sfortunatamente, queste misure stanno avendo un impatto sulla risposta globale all’epidemia di morbillo, incluso il trasporto di vaccini, la creazione di team dedicati e il lancio di campagne di vaccinazione”.

Oscurata prima da Ebola e oggi dal Covid-19, l’epidemia di morbillo in RDC continua a uccidere ogni giorno. Le decine di migliaia di bambini colpiti e gli oltre 6.600 deceduti dal gennaio 2019 la rendono la più grande epidemia di morbillo al mondo e la più grave mai registrata nel paese da decenni. Nonostante le campagne di vaccinazione organizzate dalle autorità negli ultimi mesi del 2019, in alcune aree del paese i casi continuano ad aumentare. Solo nel 2020 si contano 50.000 persone contagiate e 600 morti.

“Ogni ritardo e ogni ostacolo aumenta il rischio che il morbillo continui a diffondersi, uccidendo ancora più bambini. Una situazione simile è già capitata durante l’epidemia di Ebola in Africa occidentale quando le attività di vaccinazione del morbillo furono interrotte, portando ad una ripresa dell’epidemia. Ridurre i nostri programmi vaccinali e nutrizionali potrebbe portare ad altre crisi, peggiorando ulteriormente la situazioneDimenticare le altre malattie oggi ci renderebbe complici di molte altre morti in futuro” aggiunge Lampaert di MSF.

Le équipe di MSF sono in azione in una dozzina di province del paese, da Haut-Uélé a Kongo Central, dal Nord Ubangi a Sud Kivu, dove da gennaio hanno vaccinato più di 260.000 bambini e offerto cure ad oltre 17.500 bambini affetti da morbillo. Raggiungere alcune di queste aree è una vera sfida logistica: a volte occorrono fino a sei ore di viaggio, principalmente in moto su terreni impervi, a cui si sommano gli ostacoli alla “catena del freddo”, ovvero la necessità di mantenere sempre i vaccini tra i 2°C e gli 8°C.

Scoppiata nel 2018 e inizialmente trascurata, l’epidemia è stata dichiarata ufficialmente solo nel giugno 2019. Le campagne di vaccinazione guidate dalle autorità sono state caratterizzate da ritardi, problemi di coordinamento e mancanza di partner di supporto, molti dei quali concentrati sulla risposta a Ebola.

Il morbillo nel resto del mondo

Le preoccupazioni si estendono anche al resto del mondo. Le campagne di contrasto al morbillo sono già state posticipate in 24 paesi, mentre in 13 potrebbero non essere effettuate. Secondo l’OMS 117 milioni di bambini rischiano di non ricevere il vaccino contro il morbillo nei prossimi mesi, anche perché molti paesi sono focalizzati sulla prevenzione del Covid-19.

La situazione è particolarmente critica nell’Africa sub-sahariana, dove i casi di morbillo sono saliti alle stelle nell’ultimo anno. Un accesso ridotto alle vaccinazioni creerà pericolose lacune immunitarie e si teme che questa malattia altamente contagiosa, ma prevenibile con i vaccini, si diffonderà nei prossimi mesi, causando molte più morti.

In Repubblica Centrafricana (RCA), dove l’epidemia di morbillo è stata dichiarata ufficialmente a gennaio 2020, MSF ha lanciato una campagna di vaccinazione di massa, in collaborazione con le autorità locali, rivolta a 340.000 bambini che abitano in 7 zone sanitarie del paese.

Dichiarata nel maggio 2018, l’epidemia di morbillo in Ciad colpisce oggi 118 distretti sanitari su 126 e nelle province meridionali vicino al confine con la RCA si sta registrando un rapido incremento dei casi. Un team d’emergenza di MSF ha già vaccinato 25.117 bambini tra i 6 mesi e i 9 anni a Betobo, una delle aree maggiormente colpite. Le équipe di MSF stanno valutando la possibilità di vaccinare i bambini a casa, con una strategia porta a porta, per aiutare a limitare assembramenti e assicurare che le campagne di vaccinazione non contribuiscano alla diffusione del Covid. Organizzare assembramenti con meno di 50 persone è possibile, con file che rispettino le misure di distanziamento sociale e garantendo che tutti, pazienti, familiari e operatori sanitari possano ricevere dispositivi di protezione. In Ciad, a N’Djamena, MSF ha anche avviato una produzione di mascherine di tessuto lavabile, ma la disponibilità di dispositivi di protezione individuale adatti per gli operatori sanitari è ancora limitata, come ovunque nel mondo.

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