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L’Organizzazione chiede che le audizioni della Corte Internazionale di Giustizia siano uno spartiacque per fare giustizia su una delle più grandi atrocità dei nostri tempi e per assicurare che i responsabili ne rispondano

Nella prima audizione pubblica per decidere se il Myanmar abbia commesso un atto di genocidio, la Corte Internazionale di Giustizia non può non tenere conto dell’immenso orrore delle violazioni compiute nei confronti dei bambini Rohingya. Nel prendere le proprie decisioni, infatti, la Corte deve avere ben chiara l’enorme sofferenza umana sofferta da questo popolo e l’importanza cruciale che i responsabili ne rispondano.

Questo l’appello di Save the Children, l’organizzazione che da 100 anni lotta per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro, che in questi anni ha raccolto le testimonianze dei bambini Rohingya rifugiati in Bangladesh sulle violenze estreme subite, e sul loro forte desiderio di giustizia, come quella di Feyha che nel 2017 aveva 10 anni: “Vivevamo felici prima che le violenze iniziassero. Improvvisamente hanno iniziato a sparare alle gente, a incendiare le case. Non potevamo più stare lì, siamo dovuti fuggire. Facevano a pezzi le persone. Mentre scappavamo abbiamo perso mio padre. Non abbiamo potuto portare nulla con noi. È stato faticosissimo per me camminare sulle colline per raggiungere questo posto, cadevo in continuazione, e mia madre era costretta a portarmi in braccio.” O come quella di Rania, della stessa età di Feyha: “Stavo giocando in una risaia quando mi hanno sparato, e la pallottola mi ha attraversato una gamba. Mia madre mi ha subito preso e portato in un altro villaggio per potermi nascondere. Mia madre e mio padre sono stati uccisi in Myanmar, è stato mio zio a portarmi qui, dove ora vivo con la zia”.

“Le audizioni previste questa settimana di fronte alla Corte Internazionale di Giustizia sono uno spartiacque per fare giustizia su alcune tra le più scioccanti atrocità dei nostri tempi. Le forze di sicurezza del Myanmar e i loro sodali hanno ucciso migliaia di Rohingya, compresi i bambini, e costretto altre centinaia di migliaia a fuggire in Bangladesh. Nel presentare questa causa alla Corte, il Gambia ha mostrato quella leadership che è finora mancata al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite,” ha dichiarato Michael McGrath, direttore per il Myanmar, lo Sri Lanka e la Tailandia di Save the Children. “È giunto il momento che i bambini Rohingya rifugiati e le loro famiglie abbiamo il loro spazio di fronte alla Corte. Hanno visto i loro genitori che venivano uccisi, le loro case messe a fuoco e i bambini gettati tra le fiamme, le ragazze stuprate in gruppo. Abbiamo raccolto tante testimonianze di orribili violenze a cui nessun bambino dovrebbe assistere. È di cruciale importanza che la Corte prenda in considerazione queste denunce di crimini contro i bambini, le loro voci devono essere ascoltate.”

“Per questo Save the Children chiede con urgenza alla Corte Internazionale di Giustizia di accogliere questo caso e mandare un segnale forte: il mondo non può restare inerte di fronte a queste atrocità compiute nei confronti dei bambini. La Corte dovrebbe inoltre imporre misure provvisorie che garantiscano la fine delle violazioni in corso in Myanmar, tra cui l’eliminazione delle restrizioni agli aiuti umanitari, la cessazione di tutte le limitazioni alla libera circolazione e all’accesso ai servizi sanitari, nonché il divieto di distruggere prove.

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