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È la prima giornata di campionato e già le emozioni sono fortissime e non solo per il calcio giocato.
Era il 13 luglio quando Sinisa Mihajlovic annunciava al mondo che avrebbe dovuto affrontare una sfida diversa da quelle a cui è abituato, quella contro la leucemia.
Il tecnico avevo promesso che sarebbe stato presente alla prima di campionato e così è stato, tra incredulità e la commozione di tutti, soprattutto dei giocatori, si è presentato alla riunione tecnica pre partita. Sotto il cappellino che nasconde i segni della chemioterapia, gli occhi sono sempre gli stessi, quelli di un leone che non si arrende a inseguire la sua vocazione alla lotta.
“Lui è così, quando si mette in testa una cosa non lo fermi nemmeno con le cannonate, speriamo bene”, dice un dirigente rossoblu quando lo vede transitare con la mascherina.
E così dopo la riunione tecnica, l’arrivo allo stadio e la scelta di gettarla quella mascherina tra i saluti dei dirigenti, e dei tifosi del Bologna che intonano un coro per omaggiarlo.
Durante la partita, Sinisa, misura ogni passo, non parla, ma c’è, è li che segue i suoi atleti ogni azione e ogni minuto della partita, con l’umiltà di lasciare il comando a Tanjga.
La partita finirà in un pareggio, ma il risultato passa in secondo piano di fronte alla forza di volontà e amore per la vita che un uomo può dimostrare di avere. Sarà una battaglia dura, ma il leone l’ha già affrontata di petto, come aveva promesso, e dopo la diagnosi che sembrava più una sentenza e 41 giorni di isolamento, Mihajlovic ha aggredito la leucemia dimostrandole che la lotta è alla pari.

Giulia Checchi

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