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L’ingente patrimonio di 2,2 milioni di euro, detenuto da un imprenditore di San Benedetto del Tronto (AP), è stato sottoposto a sequestro dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Ascoli Piceno, in esecuzione del provvedimento emesso dall’Ufficio Misure di Prevenzione del Tribunale di Ancona, su proposta del Procuratore della Repubblica di Ascoli Piceno. Il soggetto, di origine pugliese e stabilitosi nella Riviera delle Palme da diversi anni, a partire dall’anno 2000 è stato denunciato e condannato per numerosi reati di natura tributaria ed economica, commessi nell’ambito dell’esercizio dell’attività del commercio di autovetture. Società formalmente amministrate da soggetti terzi “prestanome” e da membri del proprio nucleo familiare, dei quali l’imprenditore lo stesso si è servito per effettuare investimenti patrimoniali di valore notevolmente sproporzionato rispetto alle fonti reddituali ufficialmente dichiarate al Fisco; per evitare potenziali controlli e, altresì, “cautelare” i propri averi, l’imprenditore ha nel tempo posto in essere numerose condotte di depauperamento del proprio patrimonio personale a beneficio dei familiari e di altri soggetti, pur disponendo, in prima persona, dei beni, alienati solo “sulla carta”. L’indagine è stata avviata sulla scorta delle risultanze di intelligence del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata (“S.C.I.C.O.”) della Guardia di Finanza di Roma, poi riversate alla Compagnia di San Benedetto del Tronto, che, nell’ambito della delega conferita dal Procuratore della Repubblica di Ascoli Piceno, ha sviluppato la segnalazione qualificata, avviando una serie di riscontri e di accertamenti di carattere patrimoniale nei confronti del soggetto dalla ”pericolosità sociale di tipo economico-finanziario” e del relativo nucleo familiare.

Da tali assunti, analizzando una consistente mole di dati e di elementi ricostruiti nel corso di 17 anni (dal 2000 al 2017), è stato possibile acclarare come l’imprenditore, rientrante nel novero di quei soggetti che vivono abitualmente, anche in parte, con i proventi di attività delittuose, avesse effettuato investimenti mobiliari ed immobiliari, di notevole valore, risultato notevolmente sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati e, quindi, alle proprie disponibilità ufficiali. Una sproporzione superiore ai 2,5 milioni di euro, che ha consentito l’applicazione della normativa contemplata dal “Codice antimafia” ed in virtù della quale sono stati sottoposti a sequestro 5 immobili [tra cui fabbricati ad uso commerciale e appartamenti ubicati nei territori di San Benedetto del Tronto (AP) e di Orta Nova (FG)], 2 aziende operanti nel settore del commercio di autovetture (l’una con sede in San Benedetto del Tronto e l’altra in provincia di Potenza), 19 autovetture (tra le quali una Porsche del valore di oltre 200.000 euro) e 2 motocicli. Il provvedimento di sequestro ha infine riguardato anche disponibilità finanziarie rilevate su 18 conti correnti e titoli di credito, preziosi di elevato valore (gioielli, diamanti e perle) rinvenuti all’interno di una cassetta di sicurezza detenuta presso un istituto di credito e, complessivamente, il valore di tutto quanto sequestrato è stato di poco inferiore all’intera sproporzione dei 2,5 milioni di euro (rilevata tra gli impieghi ed i redditi dichiarati) ricostruita dalle Fiamme Gialle nel corso degli accertamenti. I beni, fruttiferi di redditi derivanti dal commercio di autovetture esercitato dall’imprenditore attraverso due società, sono stati contestualmente affidati, in gestione, ad un amministratore giudiziario nominato dal Tribunale di Ancona. L’attività di servizio giunge a pochi giorni di distanza dalla confisca di beni per 1,1 milioni di euro eseguita dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Ascoli Piceno a Grottammare (AP), nei confronti di un noto faccendiere. Un ulteriore risultato conseguito nel contrasto degli illeciti economico-finanziari grazie alle competenze specialistiche del Corpo nella ricostruzione dei patrimoni e in virtù delle sempre più concrete e crescenti sinergie con l’Autorità Giudiziaria.

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