
Hamas: “Non governeremo Gaza”. Vertice e incertezza sul rilascio ostaggi
Dopo il cessate il fuoco, Hamas rinuncia al controllo della Striscia; domani Trump firmerà a Sharm el-Sheikh ma resta incerto l’orario del rilascio dei 20 ostaggi
Una fonte di Hamas vicina ai negoziati ha dichiarato all’AFP che «Hamas non governerà la Striscia di Gaza» dopo la fine della guerra. «Per Hamas, il governo della Striscia di Gaza è una questione definita. Hamas non parteciperà in alcun modo alla transizione, e questo significa che ha rinunciato al controllo della Striscia. Ma rimane un elemento fondamentale della società palestinese», ha affermato la fonte.
Domani, Donald Trump compirà una visita lampo in Israele — dove parlerà alla Knesset e incontrerà il premier Benjamin Netanyahu e i familiari delle vittime — quindi volerà in Egitto per partecipare alla cerimonia di firma dell’accordo per Gaza a Sharm el-Sheikh. Alla firma prenderanno parte Trump e i mediatori (Egitto, Qatar e Turchia), mentre non saranno presenti né rappresentanti israeliani né rappresentanti di Hamas. Fonti citate dall’Adnkronos precisano che l’accordo «si basa sulle lettere di principio fornite separatamente da Israele, Hamas e dai mediatori».
All’evento sono stati invitati numerosi leader: tra gli europei Italia (con la premier Giorgia Meloni), Francia, Germania, Regno Unito, Spagna, Grecia e la delegazione dell’Unione europea; tra i Paesi arabi e islamici Arabia Saudita, Turchia, Qatar, Emirati Arabi Uniti, Egitto, Giordania, Pakistan e Indonesia. È prevista la partecipazione del segretario generale dell’Onu Antonio Guterres. Secondo Barak Ravid di Axios, gli Stati Uniti avrebbero esteso inviti anche a Giappone, Azerbaigian, Armenia, Ungheria, India, El Salvador, Cipro, Bahrein, Kuwait e Canada; una fonte citata da Axios riferisce che sarebbe stato invitato anche l’Iran.
La presidenza egiziana ha spiegato che il vertice, presieduto da Trump e dal presidente Abdel Fattah al-Sisi, si terrà lunedì pomeriggio «con la partecipazione di leader di oltre venti Paesi» e avrà l’obiettivo di «porre fine alla guerra nella Striscia di Gaza, intensificare gli sforzi per la pace e la stabilità in Medio Oriente e inaugurare una nuova era di sicurezza e stabilità regionale».
Restano però forti incertezze sul rilascio dei rimanenti 20 ostaggi vivi (su 48) trattenuti nella Striscia di Gaza e sulla dinamica del loro trasferimento, che sarà coordinato dalla Croce Rossa internazionale. Fonti israeliane riportate da Channel 12 indicano che l’attuazione della prima fase del piano è attesa per domani mattina e non nella notte tra domenica e lunedì. Il primo punto dell’accordo prevede che gli ostaggi siano rilasciati entro le 12:30 di lunedì (ora locale), ma Israele non ha conferme su tutti i dettagli dei tempi, a causa di complessità logistiche imputate ai preparativi di Hamas. Per questo motivo l’ora precisa potrà essere stabilita solo poche ore prima dell’effettivo rilascio.
Non è ancora deciso se gli ostaggi saranno riuniti in un unico punto della Striscia per un trasferimento collettivo — opzione che sembra al momento preferita da Hamas — o se saranno effettuati trasferimenti multipli e simultanei dai diversi luoghi in cui si trovano. «In base all’accordo firmato, lo scambio di prigionieri inizierà lunedì mattina come concordato e non ci sono nuovi sviluppi al riguardo», ha dichiarato Osama Hamdan, alto funzionario di Hamas, all’AFP.
Secondo i termini della prima fase dell’intesa, dopo il rientro degli ostaggi in Israele sarà avviato il rilascio di circa 2.000 detenuti palestinesi dalle carceri israeliane. Nel frattempo, il ministro della Difesa israeliano Israel Katz ha annunciato che Israele provvederà a distruggere tutti i tunnel sotterranei di Hamas ancora aperti nella Striscia, «anche con il cessate il fuoco in vigore», dopo il rilascio e il trasferimento degli ostaggi. Katz ha precisato che l’operazione sarà eseguita «attraverso il meccanismo internazionale che sarà istituito sotto la leadership e supervisione degli Stati Uniti» e che sono state già impartite istruzioni ai soldati «per prepararsi alla missione», inquadrandola nella demilitarizzazione di Hamas prevista dal piano.
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(con fonte AdnKronos)
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