Il lavoro nei cimiteri va considerato mestiere usurante
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Lavorare nei cimiteri come necroforo e come operatore cimiteriale è un lavoro usurante e come tale va inserito nel relativo elenco. Lo chiede il senatore della Lega Paolo Tosato in un’interrogazione al ministro del Lavoro, Andrea Orlando. “L’operatore funebre o necroforo -spiega l’esponente del Carroccio- è un lavoratore chiamato ad occuparsi di tutte le attività collegate allo svolgimento di una cerimonia funebre e oltre a queste anche del recupero della salma in regime di reperibilità commerciale e istituzionale sulle 24 ore”, mentre “l’operatore cimiteriale è un lavoratore che si occupa delle attività successive, all’interno dell’area cimiteriale di sua competenza”.
“Due attività professionali -nota Tosato- soggette a numerosi rischi, di ordine psicologico, fisico, chimico e biologico”. Infatti “l’operatore funebre è a stretto contatto con i familiari nel drammatico momento del lutto, inoltre a lui competono anche le attività di recupero e di ricomposizione della salma per morte traumatica, di cura igienica e tanatocosmesi della salma”. L’operatore cimiteriale invece “svolge attività di esumazione, estumulazione e riordino di tombe, venendo costantemente a contatto con ossa e corpi decomposti“.
Vanno poi considerati “gli sforzi necessari per la movimentazione manuale dei feretri e le posture scorrette che si assumono nelle operazioni di sepoltura e movimentazione dei feretri, nell’apposizione dei marmi e nell’uso degli escavatori”. Tosato ricorda poi “l’uso di prodotti per la pulizia, la sanificazione e la disinfezione degli automezzi e degli ausili ed attrezzature che vengono utilizzati nelle attività del recupero delle salme e per la disinfezione di mezzi, ausili e attrezzi utilizzati durante le attività di esumazione e di estumulazione nonché per la disinfettazione e il giardinaggio all’interno dei cimiteri”.
Infine vanno considerati “i rischi di ordine biologico derivanti dalla presenza frequente di agenti biologici in conseguenza della manipolazione della salma e del contatto con liquidi corporei nelle attività di recupero e vestizione della salma”, o conseguenza delle “attività di esumazione ed estumulazione” durante le quali avviene il contatto “con liquidi biologici dei cadaveri aventi carica batterica e potenziali portatori di Tbc e tetano”. Senza dimenticare l’ulteriore aumento di rischi durante il Covid per la presenza di “salme infette”.
Partendo da queste considerazioni e ricordando che è stata istituita una commissione tecnica “incaricata di studiare la gravosità delle occupazioni, anche in relazione all’età anagrafica e alle condizioni soggettive dei lavoratori, anche derivanti dall’esposizione ambientale o diretta ad agenti patogeni”, Tosato chiede al ministro del Lavoro “quali iniziative stia valutando di adottare al fine di tutelare le figure professionali dell’operatore funebre e dell’operatore cimiteriale, in particolare al fine di disporre l’inserimento di tali mansioni tra quelle considerate usuranti o gravose”.
(AdnKronos)
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