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Basta con AstraZeneca e Johnson & Johnson in Ue dal 2022. La Commissione Europea punta tutto sui vaccini a Rna messaggero prodotti da Pfizer/BioNTech, Moderna e CureVac, e per il prossimo anno non rinnoverà i contratti con AstraZeneca e J&J, i cui preparati anti Covid utilizzano un vettore virale con una tecnologia più tradizionale. Ad annunciare la scelta strategica a Bruxelles è stata ieri la presidente Ursula von der Leyen, all’indomani dell’annuncio della pausa anche in Europa nella distribuzione del vaccino di Janssen (J&J), dopo che Fda e Cdc negli Usa hanno deciso di mettere in stand by le somministrazioni.

La decisione Usa, che ha avuto immediate ripercussioni in Europa, è arrivata in seguito alle segnalazioni di casi di trombosi inusuali, gravi e rarissime, nell’ordine di meno di uno su un milione (6 casi riferiti su 6,8 mln di vaccinazioni: calcoli attuariali stimano che il rischio di morire in un incidente d’auto ogni volta che si sale in macchina, nei Paesi più sviluppati, è nell’ordine di 1 su 5mila).

In futuro, spiega von der Leyen, in Europa serviranno “richiami” per rafforzare la protezione dei vaccinati. E, se si svilupperanno “varianti resistenti” ai vaccini, “dovremo sviluppare vaccini adattati” alle nuove mutazioni, “presto e in quantità sufficienti. Tenendo questo a mente, dobbiamo focalizzarci sulle tecnologie che hanno dimostrato il loro valore: i vaccini a Rna messaggero sono un caso chiaro”.

Pfizer, negoziato Ue per 1,8 miliardi di dosi nel 2021-2023

Quello che von der Leyen lascia solo intuire, lo esplicita l’eurodeputato della Cdu tedesca Peter Liese, portavoce per la Salute del gruppo Ppe: “La Commissione – dice il parlamentare, che è medico – in futuro non comprerà più vaccini da Johnson & Johnson e AstraZeneca, ma si affiderà ai vaccini a m-Rna di BioNTech/Pfizer, Moderna e CureVac per combattere nel lungo termine la pandemia”. La Commissione, ha spiegato von der Leyen confermando le indiscrezioni che circolano da giorni a Bruxelles, “sta entrando in un negoziato con Pfizer/BioNTech per un terzo contratto”, che prevedrà “la consegna di 1,8 miliardi di dosi nel corso del periodo 2021-2023”.

Il contratto, che l’esecutivo Ue intende finalizzare “presto”, prevedrà non solo la produzione nell’Ue dei vaccini, ma anche quella dei componenti di base. Un chiaro riconoscimento del carattere strategico della produzione di vaccini sul suolo europeo, dopo la lezione impartita all’Ue, che nella prima ondata della pandemia dovette scongiurare l’India di non lasciarla senza paracetamolo, dalla vicenda di AstraZeneca, la multinazionale anglosvedese che consegna vaccini al Regno Unito, ma continua a tagliare le dosi destinate all’Ue. Tanto da costringere la Commissione ad avviare formalmente il meccanismo di risoluzione delle controversie previsto dall’accordo di acquisto anticipato.

“Pfizer partner affidabile, viene incontro a nostre necessità”

Al contrario Pfizer/BioNTech, dove la prima è un colosso Usa ma la seconda è una pmi tedesca, è “un partner affidabile”, ha sottolineato von der Leyen, che “rispetta gli impegni” e “viene incontro alle nostre necessità”. Tanto affidabile che, ha annunciato ancora la presidente, “abbiamo raggiunto un accordo con Pfizer/BioNTech per accelerare, ancora una volta, la consegna dei vaccini. Nel secondo trimestre verranno consegnate 50 milioni di dosi aggiuntive” del vaccino anti-Covid all’Ue, “a partire da aprile”. Si tratta di dosi che avrebbero dovuto essere consegnate nel quarto trimestre, ma che “saranno già disponibili nel secondo”. In tutto Pfizer/BioNTech consegnerà all’Ue nel secondo trimestre 250 milioni di dosi. Finora nell’Ue sono stati effettuati “100 milioni di vaccinazioni”, circa “27 milioni” delle quali sono “seconde dosi”, quindi altrettanti europei immunizzati pienamente, ha spiegato ancora la presidente.

I 50 milioni di dosi aggiuntive Pfizer/BioNTech annunciati ieri verranno distribuiti “in base alla popolazione” degli Stati membri dell’Ue, ha precisato von der Leyen. Probabilmente non è un caso che il quantitativo anticipato da Pfizer/BioNTech, 50 milioni di dosi, sia più o meno uguale a quello che era atteso da Johnson & Johnson nel secondo trimestre: la multinazionale Usa dovrebbe consegnare 55 milioni di dosi tra aprile e giugno, ma solo 50 milioni erano considerate del tutto sicure. Ora, quali che siano le decisioni delle autorità regolatorie in seguito alle segnalazioni di rarissimi casi di trombosi inusuali registrati negli Usa in seguito alle iniezioni del vaccino Janssen, la situazione torna quella di lunedì. Quelli che usano adenovirus come vettori, AstraZeneca e Johnson & Johnson, dice Liese, “sono vaccini validi e dobbiamo usarli per mettere la pandemia sotto controllo entro l’estate”.

“Il futuro appartiene ai vaccini a m-Rna”

Gli effetti collaterali molto rari osservati in seguito alle vaccinazioni con J&J sono assai “simili” a quelli visti in Europa con AstraZeneca, ha detto martedì Peter Marks dell’Fda americana, e i due vaccini, ha ricordato, sono accomunati dall’uso di adenovirus come vettore. Liese sottolinea che “gli effetti collaterali” osservati, pur rarissimi, “sono molto seri”, quindi “supporto la decisione presa da molti Stati membri di non vaccinare con AstraZeneca le persone più giovani, per ora”. In ogni caso, Liese si dice “convinto che i gli effetti positivi del vaccino J&J superino gli effetti collaterali”. Ma è parimenti “chiaro”, aggiunge, che “il futuro appartiene ai vaccini a m-Rna. Sono più efficaci di quelli a vettore virale e sembrano avere meno effetti collaterali”. I vaccini a m-Rna hanno anche il vantaggio che vengono prodotti da Pfizer/BioNTech, Moderna e CureVac: su quattro aziende, due sono europee (tedesche, in particolare), cosa che ha una sua importanza, come si è visto con AstraZeneca e dato che il vaccino di Sanofi/Gsk (la prima è francese) non è disponibile.

“Vaccini a m-Rna possono essere adatti a varianti”

In ogni caso, aggiunge Liese, il vantaggio “più importante” dei vaccini a Rna messaggero è che possono essere adattati alle varianti del Sars-CoV2 “più rapidamente e in modo più mirato”. E, se l’Ue vuole “sconfiggere la pandemia”, allora probabilmente dovrà immunizzare “almeno le categorie vulnerabili” con vaccini adattati “nei prossimi anni”. Per Liese, sarà importante vaccinare con i sieri a m-Rna non solo gli europei, ma anche le popolazioni degli altri Paesi del mondo. Occorrerebbe, spiega, una “partnership” con Sudafrica e India, Stati che sono in grado di produrre vaccini. Anche se “l’abolizione dell’esclusiva sui brevetti è una richiesta molto popolare”, le cose non sono così semplici, dato che, osserva, produrre vaccini a m-Rna è “molto complicato”. Togliendo semplicemente l’esclusiva ai titolari del brevetto, si otterrebbe molto poco nella pratica, perché occorre un “trasferimento di tecnologia”. Vaccinare le persone nei Paesi “più poveri”, conclude Liese, “non è solo un imperativo umanitario”, ma anche “un imperativo di buon senso”, dato che, finché il Sars-CoV-2 potrà circolare indisturbato da qualche parte nel mondo, permarrà il rischio che si sviluppino varianti resistenti.

(AdnKronos)

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