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Fa discutere la scelta di appellarsi alla base del M5S, via voto su Rousseau, per decidere dell’ingresso nel governo Draghi. Sebbene nei giorni passati più voci si fossero levate nel Movimento per chiedere che a decidere fossero gli attivisti -tra gli altri Barbara Lezzi, Danilo Toninelli, Fabio Massimo Castaldo- l’annuncio sul blog ha creato stupore e scompiglio. A chiedere il voto, da statuto, il capo politico del Movimento, Vito Crimi. Ma ora che il dado è tratto, il timore è che la scelta degli attivisti possa portare il Movimento fuori dal perimetro del governo Draghi. Un’opzione, quella di sondare la base, che sicuramente piacerà ad Alessandro Di Battista, che tuttavia glissa: “non commento mai quando a pronunciarsi sono gli attivisti”, dice all’Adnkronos.

A vedere col fumo negli occhi la scelta di far decidere la base, gran parte della squadra di ministri uscenti -“è ridicolo”, commenta qualcuno nelle chat interne- ma anche i parlamentari. “Siamo neri”, conferma un eletto, puntando il dito anche sulla formula scelta, ovvero il quesito che verrà reso noto solo nelle prossime ore. “E se la base dice di no che si fa?”, la domanda che rimbalza, mentre più d’uno ricorda il caso Cassimatis, quando Grillo annullò il voto degli attivisti di Genova sul candidato a sindaco con “un fidatevi di me”. E chissà cosa ne penserà il garante, che sicuramente sarà stato informato da Crimi ma che sull’opzione Draghi si è speso in prima persona.

Ma la scelta di affidarsi a Rousseau potrebbe oggettivamente determinare un rallentamento nella soluzione della crisi, mettendo il presidente del Consiglio incaricato, Mario Draghi, nella condizione di dover ritardare l’appuntamento al Quirinale per sciogliere la riserva prima della definitiva scelta del Movimento 5 stelle in base al voto degli scritti. Circostanza che, a quanto apprende l’Adnkronos in ambienti parlamentari, starebbe creando malumore e preoccupazione anche nel Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, anche se a questo proposito nulla trapela dal Colle.

Durante le crisi di governo che portarono alla nascita dei due precedenti governi, il Capo dello Stato lasciò che i Cinquestelle potessero consultare la loro base prima di decidere se far nascere gli esecutivi, anche per consentire di compiere tutti i passaggi necessari per ultimare operazioni politiche particolarmente complesse. E questo nonostante il tempo concesso fosse stato già molto.

All’epoca agli atti non restò nessuna dichiarazione di Mattarella, anche perché il Presidente della Repubblica non intende sindacare le modalità con le quali partiti e movimenti sono organizzati al loro interno. Inutile quindi aspettarsi anche stavolta reazioni dal Quirinale.

Certo la situazione del Paese rispetto alle due precedenti crisi di governo è completamente diversa, allora non bisognava far fronte in modo impellente alle urgenze sanitarie, economiche e sociali legate alla pandemia. Elementi che possono ritardare la nascita del governo e creare preoccupazione e malumore, ma inutile chiedere conferme al Colle.

(AdnKronos)

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