Egitto: i deputati dell’Europarlamento chiedono la verità sulla morte di Giulio Regeni
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Il PE ha condannato fermamente le continue restrizioni ai diritti fondamentali in Egitto e ha denunciato le autorità egiziane per aver ostacolato le indagini sulla morte di Giulio Regeni.
Nella risoluzione approvata giovedì per alzata di mano, i deputati hanno criticato duramente la recente repressione e le restrizioni ai diritti fondamentali in Egitto, in particolare la libertà di espressione, sia online che offline, e di associazione, e lo Stato di diritto. In riferimento all’assassinio, nel 2016, dell’assistente di ricerca italiano Giulio Regeni, il Parlamento ha ribadito l’invito alle autorità egiziane a fare luce sulla sua morte e a chiamare i responsabili a risponderne.
Denunciando la mancanza di un’indagine credibile e di un’assunzione di responsabilità sul rapimento, tortura e assassinio del ricercatore italiano, i deputati hanno ricordato che il parlamento italiano ha sospeso le relazioni diplomatiche con il parlamento egiziano e ha chiesto ai parlamenti dei Paesi UE di seguirne l’esempio in segno di solidarietà.
Rivedere le relazioni con l’Egitto
Per il Parlamento europeo, la situazione dei diritti umani in Egitto giustifica un riesame delle relazioni con il Paese e del sostengo finanziario al paese della Commissione, che dovrebbe limitarsi a sostenere la società civile.
I deputati hanno sollecitato a subordinare ulteriori cooperazioni con l’Egitto alla realizzazione di progressi nel riformare le istituzioni democratiche e hanno ribadito l’appello agli Stati membri a sospendere le esportazioni verso l’Egitto di tecnologie di sorveglianza e altre attrezzature di sicurezza che potrebbero facilitare gli attacchi contro i difensori dei diritti umani e gli attivisti.
Inaccettabili violenza e repressione delle autorità egiziane
Il Parlamento ha espresso grave preoccupazione per le rappresaglie contro quanti cooperano con organizzazioni internazionali per i diritti umani.
Secondo quanto appreso, le autorità egiziane avrebbero arrestato arbitrariamente, in risposta alle manifestazioni pacifiche che hanno avuto inizio il 20 settembre 2019, oltre 4300 persone (di cui quasi 3000 si trovano ancora in stato di custodia cautelare), incluse almeno 114 donne e 111 minori (fonti: Amnesty International e Belady Foundation).
La polizia e i servizi di sicurezza avrebbero fatto un uso eccessivo della forza per disperdere i manifestanti che protestavano contro le misure di austerità, la corruzione del governo e la repressione dei diritti fondamentali nel Paese.
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