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L’Italia tra i 25 Paesi firmatari della dichiarazione che accusa Israele per le violenze sui civili e ostacoli agli aiuti umanitari. Il ministro: “Inaccettabile, troppi morti ogni giorno”
La posizione italiana sul conflitto in Medio Oriente si irrigidisce. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha apposto la firma su una dichiarazione congiunta di venticinque Paesi che condanna apertamente la gestione israeliana del conflitto a Gaza, il trattamento dei civili e la restrizione all’accesso degli aiuti umanitari. Un cambio di passo rilevante per Roma, dopo mesi di cautela diplomatica.
“Ogni giorno troppi morti, questo è inaccettabile”, ha detto Tajani ai cronisti, evidenziando come sia giunto il momento di un cessate il fuoco immediato. “Israele deve compiere passi avanti, senza perdere tempo”, ha dichiarato il ministro, ribadendo che pur riconoscendo il diritto dello Stato ebraico a difendersi e chiedere il rilascio degli ostaggi, “quanto sta accadendo non va bene”.
Il documento congiunto, molto critico, parla di una sofferenza civile ormai “insostenibile”, accusa Israele di rallentare gli aiuti e denuncia l’uccisione di oltre 800 palestinesi che cercavano di accedere a cibo e acqua. “È agghiacciante”, scrivono i ministri. Le misure israeliane sono definite “una privazione della dignità umana”, mentre si chiede la revoca immediata delle restrizioni al flusso degli aiuti e la protezione delle operazioni umanitarie di Onu e ong.
Nel mirino dei 25 Paesi anche il progetto di costruzione dell’insediamento E1 nella Cisgiordania, che dividerebbe in due l’eventuale futuro Stato palestinese. “Una chiara violazione del diritto internazionale”, si legge nella dichiarazione. Viene inoltre respinta con forza ogni proposta di sfollamento forzato o trasferimento della popolazione palestinese in altre aree, giudicata “inaccettabile”.
Tajani ha aggiunto che l’Italia si oppone a qualsiasi cambiamento demografico o territoriale imposto nei Territori occupati, e ribadisce il sostegno alla soluzione dei due Stati. “I palestinesi hanno la loro terra. Hanno diritto a un loro Stato”, ha detto.
La firma italiana segna una frattura con la linea più prudente mostrata finora, anche rispetto al recente veto posto da Roma su sanzioni più severe nei confronti di Israele. Un malcontento condiviso anche da altri alleati storici di Tel Aviv, che guardano ora con attenzione alla conferenza internazionale di fine mese a New York, promossa da Francia e Arabia Saudita, sulla viabilità politica della soluzione dei due Stati.
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(con fonte AdnKronos)
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