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Tra confessioni e menzogne, l’ex barman cerca di difendere la sua immagine

Durante un interrogatorio lungo e carico di bugie, Alessandro Impagnatiello sembra più preoccupato di difendere la sua immagine che di raccontare la verità su quanto accaduto un anno fa, quando uccise a coltellate la compagna Giulia Tramontano e il loro figlio non ancora nato, Thiago. Nelle dichiarazioni spontanee della prima udienza del 18 gennaio, la sua voce incerta lascia spazio a un racconto ben costruito ma poco convincente, durato circa cinque ore. Impagnatiello ha confessato l’omicidio e di aver nascosto il corpo, ma ha soprattutto ammesso il suo “castello di bugie” per mantenere due relazioni parallele, una con Giulia e l’altra con una collega di lavoro.

Impagnatiello ha cercato di giustificare le sue azioni dicendo di essere stato messo all’angolo dalle due donne che gli chiedevano un incontro. “Chiesi di incontrarci fuori dal lavoro perché quello era un ambiente in cui avevo una certa responsabilità, ci tenevo particolarmente alla mia immagine, alla stima dei colleghi. Avrebbero fatto crollare la mia immagine lavorativa, avrebbero fatto cadere l’ipotesi di una promozione,” ha dichiarato. Il 27 maggio 2023, invece di partecipare a un incontro a tre, il suo incontro con Giulia si è trasformato in una tragedia.

Secondo il racconto di Impagnatiello, Giulia era calma ma distaccata quando arrivò a casa. Dopo una breve conversazione, lei si mise a preparare qualcosa in cucina. Quando si tagliò un dito affettando dei pomodori, lui le chiese se avesse bisogno di aiuto, ma lei non rispose. Giulia andò in sala a prendere dei cerotti, e lui la seguì con un coltello da cucina, colpendola al collo. “Giulia non si è difesa. Il numero di fendenti non è mai stato un’informazione a mia disposizione,” ha detto, spiegando di aver scoperto solo in cella, guardando un servizio in TV, di averle inferto 37 colpi.

Dopo l’omicidio, Impagnatiello tentò di far sparire il corpo di Giulia cercando di bruciarla con l’alcol nella vasca da bagno e poi nel box auto. Trasportò il corpo tra la cantina e il garage, e infine lo caricò in macchina per abbandonarlo tra le sterpaglie. “Andai a pranzo da mia madre in auto e in auto c’era il cadavere di Giulia,” ha rivelato in aula.

Impagnatiello ha cercato di difendersi dall’accusa di premeditazione, affermando che il tappeto in sala era stato lavato e non spostato per il delitto. Ha anche negato di aver coperto il divano senza macchie. La notte del 27 maggio, ha risposto al telefono di Giulia fingendosi lei, cercando di sviare le indagini con il racconto di un allontanamento volontario. Le sue bugie continuano con il cloroformio comprato sotto falso nome e le ricerche su internet riguardanti l’ammoniaca e il veleno.

Impagnatiello ha ammesso di aver somministrato veleno a Giulia due volte, con l’intento di provocarle un aborto per paura di perdere Giulia. “Il mio più grosso timore era che quel bambino potesse farmi perdere Giulia,” ha detto.

Alla domanda sul perché abbia ucciso Giulia, Impagnatiello ha risposto: “È una domanda che mi sono fatto miliardi di volte e che continuerò a farmi altre migliaia di volte. Non ci sarà mai un motivo per questa violenza.” Durante l’udienza, la madre di Giulia, Loredana Femiano, ha seguito il processo guardando la foto della figlia.

Impagnatiello ha cercato di opporsi all’interruzione della gravidanza, sostenendo di non poter assumersi la responsabilità di un aborto. Tuttavia, la sua doppia vita e la paura dell’umiliazione professionale hanno contribuito al tragico esito. Anche dopo l’omicidio, Impagnatiello ha continuato a mentire, cercando di sostenere un’immagine perfetta agli occhi degli altri. Il suo racconto in aula, a tratti, è sembrato ancora una finzione.

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(con fonte AdnKronos)

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