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“La Finlandia è uno stato sovrano e prende le sue decisioni autonomamente. Da anni teniamo la porta aperta alla Nato ed entro metà maggio prenderemo decisioni sul nostro status”. Lo ha detto il Ministro della Cooperazione allo Sviluppo e del Commercio Estero finlandese Ville Skinnari nel corso di un punto stampa all’ambasciata di Finlandia in occasione della sua visita in Italia. “La guerra, dal 24 febbraio, ha cambiato tutto – continua – Ha cambiato l’architettura europea e la sicurezza. Come abbiamo scritto nel nostro documento strategico, reagiremo se qualcosa succede nelle nostre vicinanze e questo è quello che abbiamo fatto. Come ministro e membro del comitato per la sicurezza estera, guidato dal nostro presidente Sauli Niinistö e dal nostro primo ministro Sanna Marin, abbiamo reagito”.

“Abbiamo analizzato la situazione in poco tempo, settimane, non mesi, e abbiamo riferito al parlamento. L’analisi è ancora in corso, vogliamo prendere decisioni molto presto. Detto questo, stiamo completando la partnership con la Nato ,di cui parliamo da anni, abbiamo accordi bilaterali con Svezia, Regno Unito, Norvegia, Stati Uniti che sono un partner molto importante per la Finlandia, e ovviamente l’Unione europea che ha rafforzato la sua resilienza negli ultimi anni. Siamo molto attivi a livello internazionale – ribadisce Skinnari – per un potenziale ingresso nella Nato”.

Un processo che, ci tiene a sottolinearlo, vuole essere quanto più unanime possibile. “Anche l’opposizione partecipa al processo decisionale, cercando l’unanimità più larga possibile. Deciderà il Parlamento, i suoi 200 membri – spiega il Ministro della Cooperazione allo Sviluppo e del Commercio Estero della Finlandia – Molti Stati guardano a quello che farà la Finlandia, per questo abbiamo viaggiato molto in diverse capitali europee e nelle capitali del mondo, tra cui Washington, Londra. E ovviamente anche la Svezia, che ha iniziato il proprio processo e con la quale c’è uno stretto dialogo, tanto con il governo che con i ministri chiave, compresi i partiti politici come i socialdemocratici. Aspettiamo ora di vedere cosa verrà fuori da questo processo. Abbiamo tenuto per anni la porta aperta alla Nato, abbiamo applicato per anni questa politica”.

“La Finlandia ha supportato le sanzioni dell’Europa sapendo che ci avrebbero danneggiato. Siamo la porta verso l’Asia, il 5% del nostro export è in Russia, 4-5 miliardi di euro. Molte aziende finlandesi hanno affari in Russia, il turismo russo è importante. Naturalmente ci sono impatti negativi sulla nostra economia, sulla nostra crescita, sull’occupazione. Ma siamo pronti a cercare mercati alternativi, in alcuni casi si può fare e in altri è impossibile. Sarà importante la collaborazione con l’Unione Europea se vogliamo arrivare in Asia e in altre zone del mondo investendo sui giovani e sullo sviluppo”. Così il Ministro della Cooperazione allo Sviluppo e del Commercio Estero finlandese Ville Skinnari nel corso di un punto stampa all’ambasciata di Finlandia in occasione della sua visita in Italia.

Non oggi, con la guerra, ma anni fa è iniziato il lavoro della Finlandia per non essere più dipendente sul piano energetico dalla Russia. “Abbiamo avviato questo processo decine di anni fa – conferma il Ministro – per costruire la nostra sicurezza energetica. Abbiamo imparato dalla nostra storia, dobbiamo contare sui nostri rifornimenti e stringere accordi con i nostri partner nordici come la Svezia e la Norvegia che fanno parte di quello che viene chiamato ‘Nordic electricity market’. Puntiamo ad essere a emissioni zero entro il 2035, uno dei target più ambiziosi nel mondo, ma sappiamo di essere sulla buona strada. Lavoriamo con il settore privato. Non è il governo che fa investimenti, collaboriamo e supportiamo. Per esempio i progetti nucleari sono di aziende private. La più grande centrale europea è in Finlandia ed è di un privato”.

“Sì, quando si parla di gas c’è un certo grado di dipendenza dalla Russia – prosegue – ma abbiamo lavorato anni per diventare indipendenti dalla Russia. Certo, la decisione di fare a meno delle risorse russe è stata significativa. Affronteremo le difficoltà, serve tempo per costruire le alternative. Il problema riguarda tutta l’Europa. Per questo vanno costruite infrastrutture comuni, nel Nord Europa, ma anche nel resto del continente. Incoraggiamo gli investimenti nelle rinnovabili e in nuovi impianti. Servono soluzioni riproducibili nel resto Europa. Ne ho parlato anche con il mio omologo in Italia. Non abbiamo alternative, quando si parla di transizione energetica e di digitalizzazione dobbiamo lavorare insieme se vogliamo aumentare la produttività dei nostri paesi, creare posti di lavoro e ricchezza. Possiamo trovare soluzioni per l’Europa, ma anche per il resto del mondo”.

(di Silvia Mancinelli – AdnKronos)

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