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Contrastare la crisi climatica producendo calore con risorse rinnovabili, a filiera corta e neutrali dal punto di vista delle emissioni di CO2. Sono i concetti alla base dell’utilizzo della biomassa forestale nella filiera legno-energia su cui fa il punto Pefc Italia (Programme for Endorsement of Forest Certification schemes), associazione senza fini di lucro che promuove la gestione forestale sostenibile attraverso la certificazione.

“Quello dell’utilizzo delle biomasse forestali è un tema molto dibattuto e sul quale è necessario fare chiarezza, soprattutto in un momento storico in cui si fa sempre più necessaria la ricerca di fonti energetiche alternative e soprattutto rinnovabili – spiega Antonio Brunori, segretario generale Pefc Italia – L’impiego di biomasse legnose per la produzione di energia è importante per il raggiungimento dei target europei sulle energie rinnovabili e non deve essere vista solo come alternativa più economica, visto il crescente costo delle fonti energetiche non rinnovabili. Tuttavia bisogna tenere a mente alcuni fattori per far sì che il processo di utilizzo delle biomasse sia sostenibile. Anzitutto, nonostante le foreste siano in aumento e una gestione oculata della risorsa non vada a intaccare il patrimonio boschivo, bisogna considerare che è una risorsa finita. Anche per questo è necessario che il legname utilizzato sia certificato, cosa che consente di contrastare tagli boschivi non conformi alla legislazione vigente nel Paese di origine e di conseguenza la deforestazione. Inoltre, il legno è un combustibile complesso e come tale va trattato, attraverso impianti che siano in grado di rispettare requisiti di efficienza e di corretto dimensionamento. Un utilizzo efficiente e sostenibile della risorsa è in grado di portare ricchezza alle aree interne del Paese, contrastando il rischio di abbandono colturale delle foreste italiane e fenomeni di spopolamento”.

Proprio per fare il punto sulle biomasse forestali, sul loro utilizzo e sulla loro valorizzazione, Pefc Italia ha realizzato un vademecum rispondendo a otto domande sul tema e indicando, allo stesso tempo, i fattori che per l’associazione sono vincolanti per l’uso sostenibile delle biomasse legnose.

Non si rischia di sovra-sfruttare le foreste? In Italia, la superficie forestale si estende su oltre 11 milioni di ettari, il 36% della superficie nazionale. Negli ultimi 10 anni le superfici boscate si sono estese su circa 587.000 ettari (+5% rispetto alla superficie totale). Si stima che in Italia la ripresa forestale annua, ovvero la quantità̀ di legname prelevato dai boschi mediante operazioni selvicolturali, sia compresa fra il 18% e il 30% dell’incremento, cioè la quantità̀ di legname prodotto dall’accrescimento del bosco in un anno. Valore senz’altro inferiore alla media europea dove il taglio si attesta intorno al 62-67% di quanto ricresce. Le foreste italiane, spiega Pefc Italia, sono quindi lontane da una condizione di sovra-sfruttamento mentre emerge un rischio di abbandono colturale, con fenomeni di spopolamento delle aree interne e di carente manutenzione del territorio.

Il legno è un materiale rinnovabile? Il legname è un materiale neutro nei confronti delle emissioni di anidride carbonica: quando viene bruciato o si decompone, nell’atmosfera viene rilasciata la stessa CO2 che il legno aveva precedentemente immagazzinato. Più nello specifico, spiega Pefc, tutti i combustibili legnosi, se impiegati con i giusti criteri, filiere corte, gestioni sostenibili e certificate delle risorse boschive, materiale adeguato e tecnologie efficienti, non immettono ulteriore carbonio in atmosfera, a differenza delle fonti fossili che emettono CO2 che era immagazzinata nel suolo da milioni di anni, garantendo un vantaggio climatico.

Quale legno dovrebbe essere utilizzato per produrre energia? Uno dei principi fondamentali per un utilizzo sostenibile della filiera legno-energia è l’uso a cascata del legno. Questo significa che il legno di qualità deve essere impiegato in primo luogo per creare prodotti per durevoli, come quelli utilizzati in edilizia o nel settore legno-arredo, mentre solo il materiale di qualità più bassa (ad esempio legname da triturazione, scarti delle segherie e delle lavorazioni successive, fine vita dei prodotti legnosi nel rispetto delle norme vigenti) dovrebbe avere scopi energetici. In questo modo si favoriscono prodotti a lunga durata (come il legno per uso strutturale) e il riuso e riciclo del legno, ottenendo uno stoccaggio di medio/lungo periodo del carbonio, rinviando la restituzione all’atmosfera.

Come riconoscere il legno sostenibile? Garanzia della sostenibilità dei combustibili legnosi è la presenza della certificazione di tracciabilità Pefc del legname utilizzato, che esclude provenienze controverse della materia prima e testimonia un impegno da parte dei produttori anche oltre gli obblighi normativi. Si tratta di una certificazione che arriva ‘a monte’ della filiera legno-energia, garantendo una tracciabilità certa sulla provenienza del legno e da una gestione forestale sostenibile. In Italia, nel 2021, gli ettari forestali gestiti in modo sostenibile secondo gli standard Pefc erano 892.609,63.

Quali sono gli impianti più adatti per valorizzare le biomasse legnose? Per quanto riguarda gli impianti, Pefc sostiene l’importanza dell’utilizzo di generatori efficienti di ultima generazione e della realizzazione di impianti a cogenerazione di taglia inferiore ad 1 MWelettrico e di impianti di teleriscaldamento collettivo alimentati da biomasse legnose locali, di dimensione adeguata al territorio di approvvigionamento. Gli impianti devono essere dimensionati in funzione degli scarti di lavorazione dell’industria del legno locale e dell’estensione e della tipologia del patrimonio forestale limitrofo alla struttura (raggio di 70 km), così da avere disponibilità di legname di ‘prossimità’ proporzionato al fabbisogno termico, evitando trasporti eccessivi e il ricorso all’uso di materia prima proveniente da importazione da lunga distanza.

I biocombustibili e le caldaie devono essere di qualità? Per Pefc, i biocombustibili utilizzati negli impianti a biomassa devono essere certificati e distinti in classi di qualità in base alle normative tecniche internazionali applicabili (serie ISO 17225). L’utilizzo di combustibili legnosi ben stagionati e con certificazione di qualità consente di garantire le ottimali performance del generatore e anche di ridurre le emissioni nocive. Il problema dell’emissione di polveri sottili riferito all’uso di biomasse legnose, può essere inoltre contenuto anche in ambito domestico, ammodernando gli impianti casalinghi o introducendo stufe e caldaie ad alto rendimento e a basse emissioni: molte regioni hanno progetti di sostegno per l’acquisto di stufe con controllo della fiamma e lo sviluppo di filiere certificate della legna da ardere.

Il legno è una risorsa infinita? Il legno è una risorsa rinnovabile, ma non infinita. Per questo bisogna considerare che ciò che i territori possono sostenibilmente produrre rappresenta il limite fisico ed ecologico della disponibilità energetica locale, e non dovrebbe essere oltrepassato.

In che modo l’uso delle biomasse favorisce le comunità locali? La creazione di filiere sostenibili e locali è cruciale, secondo Pefc Italia, poiché comporta benefici socio-economici e ambientali, in modo particolare per territori interni e zone montane. Attraverso lo sviluppo di filiere locali, le comunità possono creare nuovi posti di lavoro, elevando il potere d’acquisto, rimanendo al passo con il resto del Paese e contribuendo a prevenire lo spopolamento. Un approvvigionamento energetico più sicuro e sostenibile comporta anche la riduzione di emissioni climalteranti, fattore chiave nelle comunità energetiche.

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(AdnKronos)


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