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Taranto, risanamento ambientale con l’aiuto dello Stato. Intanto i lavoratori incrociano le braccia e “marciano su Roma”

Roma, 9 dicembre 2019. Si apre – ancora una volta – una settimana decisiva per il futuro dell’acciaieria più grande d’Europa. Accantonata la leggenda della lettera di Mittal che avrebbe offerto un miliardo pur di abbandonarla, la trattativa riprenderà da dove era rimasta, e cioè dalla richiesta, giudicata irricevibile da Governo e Sindacati, di 4.700 licenziamenti.

Il Ministero dell’Economia ha lasciato trapelare la controproposta italiana, che prevede la parziale nazionalizzazione dell’ex Ilva e un intervento incisivo sul piano ambientale, che liberi i tarantini dall’angoscioso dilemma tra salute e lavoro. Si avrebbe così l’immissione di oltre mezzo miliardo da parte di Cassa depositi e prestiti e Snam, che sarebbe determinante per il suo approvvigionamento di gas, cioè di un’energia più costosa ma meno inquinante del carbone.

L’altoforno 2

L’altoforno 2, che non è a norma, verrebbe sostituito da un forno elettrico. L’obiettivo finale sarebbe sempre quello di produrre otto tonnellate di acciaio l’anno.

Grazie ai post di lavoro assorbiti da Snam, gli esuberi dovrebbero scendere a 1.800, cioè quelli attualmente già in cassa integrazione. Per questi interverrebbe il “Cantiere Taranto”, che stanzierebbe 50 milioni per offrire sgravi contributivi a chi assuma questi lavoratori disoccupati.

L’apporto di Arvedi

Fondamentale, infine, l’apporto del gruppo Arvedi, che già gestisce le acciaierie di Cremona e Trieste e che fornirebbe la tecnologia necessaria alla riconversione. Esso era stato sconfitto proprio da ArcelorMittal nella gara che si tenne quando il Presidente del Consiglio era Paolo Gentiloni e il Ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda.

Cosa tocca ai Mittal?

Il resto tocca ai Mittal, ai quali è richiesto l’investimento dei restanti 2,8 miliardi nell’arco di circa un quinquennio. Se la difficile trattativa andrà in porto, il tycoon indiano  potrà contare anche sullo scudo penale, che ormai il riluttante M5S sarebbe disposto a concedere. L’intera operazione dovrà essere condotta in modo tale da non incappare nella bocciatura come “aiuto di Stato” da parte della Commissione europea di Bruxelles.

32 ore di sciopero

Fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio: così, per aver maggior peso contrattuale in vista dell’incontro di domani con l’amministratore delegato di ArcelorMittal Italia, Lucia Morselli, i Sindacati hanno indetto 32 ore di sciopero a partire da stasera e, domani, una. manifestazione nazionale a Roma.

Intanto oggi al Ministero dello Sviluppo economico i commissari Ilva si incontrano con Francesco Caio, il negoziatore incaricato dal governo, presidente della Saipem.

GDP

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