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Questi sono i referendum di Tortora, quindi vado a votare proprio nel ricordo di Enzo perché, come diceva Primo Levi, chi dimentica il passato è condannato a riviverlo. Io non voglio che altri abbiano a vivere di nuovo l’esperienza di Tortora, quindi vado nel ricordo di Enzo per onorare tutta la sua storia e voterò 5 sì“. Così all’AdnKronos Francesca Scopelliti, compagna di Enzo Tortora e presidente della ‘Fondazione Internazionale per la Giustizia Enzo Tortora’.

“La vittoria del sì – spiega – darebbe un grande messaggio sia alla classe politica, che inseguendo il consenso elettorale capirebbe che l’elettorato vuole una riforma della giustizia, che alla magistratura, che deve fare i conti con quel popolo nel nome del quale loro esercitano le funzioni e che vuole una giustizia più giusta. Dopodiché, sono queste le riforme che risolvono i problemi della giustizia? No, ma è un inizio, perché intanto si vanno a sanare delle disfunzioni che, toccando il comportamento dei magistrati, minano quella che è la rappresentanza istituzionale del singolo magistrato”.

“Mi spiego – sottolinea Scopelliti – la valutazione dei magistrati viene fatta in camera caritatis e il 98,7% viene giudicato con ‘ottimo’. Da una parte fa dire, beh, meno male, almeno in Italia abbiamo qualcosa che funziona benissimo. Però, poi, di contro abbiamo mille errori giudiziari all’anno. E chi è che commette questi errori giudiziari? Non certo un magistrato ottimo. E allora c’è un problema. La valutazione del magistrato è importante quanto la responsabilità civile dei magistrati, perché se la mia valutazione è obiettiva e serena, ed è basata solo sui meriti e sul lavoro fatto dai magistrati, e se uno lavora male e ho il coraggio di dire ‘hai lavorato male’, di penalizzarlo anche nella carriera, allora questo magistrato comincerà a far conto con il suo lavoro e sul suo modello di lavoro”.

“E se un magistrato viene redarguito – prosegue -, richiamato e anche punito per la sua cattiva conduzione delle indagini, probabilmente cercherà di non sbagliare e avremo meno errori giudiziari. E allora io intendo questo referendum come un risarcimento sociale. Se la responsabilità civile dei magistrati dà un risarcimento personale, questo dà un risarcimento sociale, che secondo me è importante quanto quello personale”.

Di fronte, poi, all’ipotesi che il quorum non venga raggiunto, Scopelliti osserva: “E’ a rischio soprattutto a causa della mancanza di informazione, della cattiva informazione, del silenzio che è stato imposto da quel comitato non del ‘no’, ma del ‘non andare a votare’, che nello spingere la gente a non andare al voto, naturalmente non doveva far sapere che c’erano questi referendum. E questo è un po’ il potere della magistratura, che ha un controllo sia sulla politica, sia sui mezzi di informazione. Aggiungo che bisognerebbe eliminare il quorum per i referendum, perché non si possono penalizzare quei cittadini che vanno a votare. Anche perché il quorum permette di fare i giochi di potere come questo e non è accettabile. D’altra parte le elezioni politiche non hanno un quorum. Perché il referendum sì?”.

Infine, Francesca Scopelliti, osservando il comportamento tenuto dalle forze politiche di fronte ai referendum, chiosa: “La posizione assunta dal Pd è imperdonabile. Enrico Letta inizialmente ha detto testualmente, poi per fortuna ha cambiato registro, che non bisognava andare a votare questi referendum perché erano materia da trattare in parlamento, quando poi in parlamento la legge Cartabia è stata svuotata nei contenuti preminenti. Allora non è vero. In più se tu, leader e segretario del maggior partito della sinistra italiana, togli al tuo elettorato quello che è un sacrosanto diritto rivendicato sempre dalla sinistra, vale a dire la ‘parola al popolo’, beh, mi sembra in piena contraddizione anche con la storia che rappresenta”.

(AdnKronos)

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