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Governo al lavoro in vista del nuovo Dpcm anti-Covid che dovrebbe entrare in vigore tra meno di due settimane, cioè dopo Pasqua, visto che quello attuale scade martedì 6 aprile. Il premier, Mario Draghi, impegnato oggi e domani mattina al Consiglio europeo, ha già fatto sapere che le nuove decisioni verranno prese dopo un’attenta analisi dei dati sull’andamento dei contagi. Un primo incontro della cabina di regia in vista del nuovo decreto, ricorda laleggepertutti.it, è previsto per il pomeriggio di domani, venerdì.

Qualcosa, comunque, comincia a filtrare riguardo le intenzioni del Governo e degli scienziati per dopo Pasqua. Lo stesso Draghi aveva annunciato ieri al Senato, nel corso delle comunicazioni in vista del Consiglio Ue, l’intenzione di riaprire le scuole dopo il Lunedì dell’Angelo, almeno quelle dei più piccoli: “Mentre la campagna di vaccinazione prosegue è bene cominciare a pensare e a pianificare le riaperture – le parole di Draghi -. Noi stiamo guardando attentamente i dati sui contagi ma, se la situazione epidemiologica lo permette, cominceremo a riaprire la scuola in primis. E cominceremo a riaprire le scuole primarie e la scuola dell’infanzia anche nelle zone rosse allo scadere delle attuali restrizioni, ovvero speriamo, subito dopo Pasqua”.

Il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, ha già predisposto il piano per le riaperture. Il giorno del ritorno nelle aule, tutti gli studenti, compresi i bimbi di nidi e materne, dovranno fare un tampone rapido. Il test sarà ripetuto ogni settimana. In caso di positività, tutta la classe dovrà fare un molecolare.

E saranno solo le scuole a riaprire, secondo le valutazioni degli scienziati. Il Comitato tecnico è pronto a chiedere al Governo di non reintrodurre per il momento le zone gialle, lasciando l’Italia in rosso e in arancione ancora per diverse settimane. E qualche ministro, come quello della Salute, Roberto Speranza, condivide questa idea: l’obiettivo dichiarato è quello di “non vanificare i sacrifici che stiamo facendo”, osserva Speranza.

Mano dura, quindi: si parla di non tornare al giallo fino a dopo il 1° maggio. Tenuto conto che il 25 aprile cade di domenica e che la Festa dei Lavoratori è un sabato, non ci sono ponti a rischio, ma si preferisce la cautela: meglio tenere il Paese in arancione e in rosso fino al 3 maggio piuttosto che compromettere l’estate, prorogando lo stato di emergenza fino a giugno. Bar e ristoranti, dunque, resterebbero chiusi per tutto il mese di aprile. Inoltre, salta la riapertura di cinema e teatri prevista per questo sabato, 27 marzo.

Si valuterà la possibilità di rialzare le serrande di parrucchieri e barbieri, anche per evitare che il servizio a domicilio possa aumentare l’indice dei contagi. Il ministro per gli Affari regionali, Maria Stella Gelmini, ed i governatori ne parleranno in un incontro previsto per oggi. Insomma, la prospettiva più ottimistica del ministro dell’Economia, Daniele Franco, che parlava di possibili riaperture dopo Pasqua, pare destinata a naufragare.

Per quanto riguarda le singole Regioni, oggi cominciano ad arrivare all’Istituto superiore di Sanità i dati sull’andamento della pandemia nell’ultima settimana. La decisione finale sui colori, come sempre, verrà presa domani venerdì, ma da ciò che i governatori lasciano trapelare già si fanno delle ipotesi su che cosa succederà da lunedì 29 marzo. Dovrebbero restare in zona rossa Lombardia, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Marche, Piemonte, Puglia e la Provincia autonoma di Trento. A queste si aggiungerebbero Calabria, Toscana e Valle d’Aosta. In arancione potrebbero passare Veneto e Lazio.

(AdnKronos)

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