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Aggiornamento ore 10 – 9 febbraio – Continua ad aggravarsi il bilancio delle vittime del devastante sisma che ha colpito la Turchia meridionale ed il nord-ovest della Siria. Secondo quanto emerge dalla somma dei bilanci, ancora provvisori, forniti dalle autorità turche e da fonti siriane, i morti sono oltre 16.400.

Aggiornamento ore 18.00 – Sono almeno 11.719 le persone che hanno perso la vita in Turchia e in Siria a causa del terremoto. E’ il bilancio che deriva dai dati forniti dalle autorità turche e da quelle siriane, sia del regime di Damasco, sia dalle zone controllate dall’opposizione. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha parlato di almeno 9.057 decessi nelle regioni colpite nel sud del Paese, mentre sono 2.662 le persone che hanno perso la vita in Siria se si sommano le cifre fornite dal ministero della Sanità siriano e dai Caschi bianchi nel nordovest.

Aggiornamento 8 feb. ore 10 – Ha superato gli 8.100 morti il bilancio delle vittime del terremoto in Turchia e Siria: il vicepresidente turco Fuat Oktay ha riferito ieri sera di 5.894 morti accertati e 34mila feriti. In Siria i morti sarebbero 2.270, i feriti 3.700, stando a dati forniti dal ministero della Sanità di Damasco e dai Caschi bianchi. Numeri destinati a salire a fronte della carenza di macchinari e strumenti necessari a venire in soccorso di chi ancora si trova sotto le macerie, strade interrotte dai danni causati dalle scosse, temperature molto basse. Il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, che ieri ha proclamato uno stato di emergenza di tre mesi in 10 tra le province più colpite, è atteso oggi nella regione, stando all’agenzia Demiroren. Nel Paese operano assieme alle squadre di emergenza turche i team inviati in soccorso da 35 Paesi, secondo quanto annunciato ieri dal ministro degli Esteri Mevlüt Çavusoglu.

Aggiornamento ore 22 – Continua a crescere ora dopo ora il tragico bilancio dei morti nel terremoto di magnitudo 7.7 della scala Richter che si è verificato ieri al confine tra Turchia e Siria. Sono oltre 7.146 le vittime accertate. Nelle ultime ore i soccorritori turchi hanno estratto altri corpi senza vita dalle macerie degli edifici crollati, portando il bilancio delle vittime accertate a 5.434 come riferisce il ministro turco della Sanità. Farhettin Koca. I feriti sono oltre 31mila. In Siria si parla di almeno 1.712 morti e oltre 3.700 feriti, secondo il ministero della Sanità. Ancora molti i dispersi.

Aggiornamento ore 14 – Potrebbero raggiungere quota ventimila le vittime causate dal terremoto che ha colpito le regioni meridionali della Turchia e quelle settentrionali della Siria. E’ la stima dell’Oms, l’Organizzazione mondiale della Sanità, mentre i soccorritori continuano a scavare sotto le macerie con la speranza di trovare sopravvissuti. A ostacolare il loro lavoro sono anche le scosse di assestamento, 312 quelle dichiarate dal vice presidente turco Fuat Otkay, tra cui una di magnitudo 5.7 questa mattina nell’est della Turchia.

“Finora, si stima che più di 5mila persone siano rimaste uccise e più di 18.700 ferite” nel terremoto che ha colpito Turchia e Siria, “ma sappiamo tutti che questi numeri continueranno ad aumentare con l’evolversi della situazione. Naturalmente, ciò che questi numeri non ci dicono è il dolore e la perdita che stanno vivendo le famiglie in questo momento”. Famiglie che “hanno perso una madre, un padre, una figlia, un figlio sotto le macerie, o che non sanno se i loro cari sono vivi o morti. Ora è una corsa contro il tempo. Ogni minuto, ogni ora che passa, le possibilità di trovare sopravvissuti vivi diminuiscono”, affermail direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus, intervenendo alla riunione dell’Executive Board dell’Organizzazione mondiale della sanità a Ginevra.

“I numeri non ci parlano della situazione di pericolo che ora affrontano molte famiglie, avendo perso tutto, costrette a dormire fuori in pieno inverno”, continua il Dg elencando le difficoltà che si stanno presentando e che andranno affrontate: “Continue scosse di assestamento, rigide condizioni invernali, danni a strade, alimentatori, comunicazioni e altre infrastrutture continuano a ostacolare l’accesso e altri sforzi di ricerca e soccorso”. E “siamo particolarmente preoccupati per le aree di cui non disponiamo ancora di informazioni. La mappatura dei danni è in corso, per capire dove dobbiamo focalizzare la nostra attenzione”.

AGGIORNAMENTO ore 08,00 7 febbraio – Continua a crescere il tragico bilancio dei morti nel terremoto di magnitudo 7.7 della scala Richter che si è verificato ieri al confine tra Turchia e Siria. Sono già oltre 4.300 le vittime accertate, secondo quanto riferisce la Cnn, e il numero potrebbe continuare a salire nelle prossime ore. Restano infatti ancora molti i dispersi sotto le macerie.

Intanto la macchina dei soccorsi si è messa in moto da ogni parte del mondo Italia compresa. La Turchia ha “ricevuto offerte di aiuto da 45 Paesi, oltre all’Unione europea e alla Nato”, ha detto il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che ha proclamato 7 giorni di lutto nazionale. Ankara ha chiesto formalmente aiuto agli alleati della Nato. Secondo quanto si legge nella richiesta, inviata da Ankara, la Turchia ha bisogno di staff ed equipaggiamento medico, di diverse unità di ricerca e soccorso e di “ospedali da campo”, particolarmente adatti “alle avverse condizioni del tempo”.

VESCOVO ALEPPO “SITUAZIONE APOCALITTICA – “Eravamo al terzo piano, la paura è stata enorme e ora tutta la gente è in strada, al freddo e sotto la pioggia”. Lo dice, intervistato da Vatican News, monsignor Antoine Audo, vescovo di Aleppo dei Caldei. “Non siamo abituati a questo genere di eventi, è la prima volta che vedo una cosa simile ad Aleppo”, dice mentre suonano le sirene delle auto di soccorso dopo il violento terremoto nel sud della Turchia, al confine con la Siria.

“Stanotte dormiremo all’entrata del vescovado o altrove, vedremo cosa fare. C’è – ripete – una grande paura, ci sono danni ovunque, anche in cattedrale. Le biblioteche sono distrutte, le case crollate: è una situazione apocalittica”. Il vescovo racconta di altre persone che sono riuscite a salvarsi, nonostante “metà dei loro palazzi siano crollati”.

Mentre è al telefono, sta andando a vedere la situazione. “Tante persone sono in macchina, tutti hanno i cellulari in mano e cercano di comunicare. La situazione è molto triste e ora servono mezzi di soccorso, elettricità. Questo è il problema”, conclude.

PIZZI (PRO TERRA SANCTA): “IN 200 IN CONVENTO AD ALEPPO, MANCA CIBO” – ”Duecento persone sono fuggite dalle loro case e rifugiate nel convento francescano di Aleppo” in Siria, ma qualcuno non ce l’ha fatta, ci sono intere famiglie sotto le macerie di palazzi crollati. E si continua a scavare, nella città siriana pesantemente bombardata nel 2016 e ora, ancora, crollata sotto le scosse del potente terremoto di questa notte. Lo racconta all’Adnkronos Giacomo Pizzi, collaboratore dell’Associazione Pro Terra Sancta, che questa notte, ”alle 4.15 ora locale”, ha sentito “una scossa fortissima che è durata un’eternità. Il tempo di accendere la luce, rendermi conto di quello che stava succedendo, prendere qualcosa con me e uscire. Davvero un’eternità”. Pizzi, che dormiva nel convento francescano di Azizieh, racconta che ”la struttura ha retto molto bene, mentre il campanile ha subito dei danni. Sono cadute delle pietre che hanno causato ulteriori danni ad altre strutture”.

Il tempo di scendere in strada e ”immediatamente, due minuti dopo, siamo stati invasi dalle famiglie della zona che cercavano riparo qui – racconta Pizzi – Perché a differenza della gran parte delle abitazioni, il convento ha la luce”. Una differenza non da poco in una notte di paura e di nevischio, di buio e temperature rigide. ”Sono arrivati in pigiama, con le pantofole ai piedi, i bambini avvolti nelle coperte. Ci hanno raccontato che hanno sentito la terra tremare, i muri che si sgretolavano in pieno buio, erano terrorizzati”, spiega Pizzi. ”Abbiamo accolto queste persone, nessuno voleva più dormire. Allora siamo andati nella parte più sicura della struttura e abbiamo distribuito la colazione”, prosegue. E’ stato quindi allestito un ”rifugio improvvisato nel salone del convento, dove di solito si fa catechismo o doposcuola, e dove adesso si trovano circa duecento persone”. Tra i francescani e i volontari dell’associazione ”nessuna vittima e tanto spavento”, spiega Pizzi.

Con il sole più alto in cielo, ”c’è stato un accenno di ritorno alle proprie case, dove alcune famiglie hanno riportato di crepe nei muri tanto profonde da poter vedere cosa succedeva in strada. C’è stata poi una seconda scossa, meno forte e sicuramente più breve” che ha fatto sì che ”le famiglie tornassero di nuovo in convento e abbiamo distribuito loro anche il pranzo”. Ora ”le autorità locali ci hanno chiesto di aumentare le razioni di cibo da distribuire, di fornire altri 500 pasti alla popolazione di Aleppo”, prosegue Pizzi ricordando che l’associazione Pro Terra Sancta ”gestisce con i francescani una mensa per i poveri già da tempo. Qui il problema più grosso, oltre a luce e al riscaldamento, è che nelle case non c’è gas per cucinare”.

Quella che è stata messa in atto è ”un’attività di accoglienza improvvisata e non strutturata, in attesa di verificare sul campo la situazione dei danni e la possibilità di aiutare altre famiglie”. Il convento dei francescani dove opera Pro Terra Sancta si trova in centro ad Aleppo, ma la parte più colpita dal sisma, ritiene Pizzi, è quella orientale ”dove c’è una carenza strutturale importante dopo i bombardamenti subiti nel 2016”. Quello che serve, come primo soccorso, è ”cibo. Ma anche coperte, perché piove e fa davvero molto freddo, non c’è riscaldamento né luce”. Ed è per questo, annuncia Pizzi, che ”a breve lanceremo una raccolta fondi e intanto stiamo raccogliendo i bisogni sul campo”.

LA NOTIZIA DELLA PRIMA ORA – Una fortissima scossa di terremoto di magnitudo 7,9 gradi della scala Richter è stata registrata nel sud della Turchia, al confine con la Siria. Questa scossa è stata descritta come violentissima. Il bilancio delle vittime del terremoto attualmente è di più di 700 morti e oltre 4000 feriti (tra Turchia e Siria).

La condizione a seguito del terremoto, definita da un membro dell’organizzazione di difesa civile siriana, i cosiddetti caschi bianchi, è devastante, ed ha riferito come decine di edifici siano crollati nella città di Salgin.

L’Ufficio di gestione dei disastri e delle emergenze di Ankara, dipendente dal ministero dell’interno, ha reso noto che il terremoto è stato registrato alle 4,17 ora locale, ovvero alle 2,17 in Italia. Il terremoto è stato registrato a 23 chilometri a est di Nurdagi, nella provincia di Gaziantep.

Un totale di 42 scosse di assestamento sono state registrate in Turchia nelle due ore successive alla prima, ha riferito l’agenzia per la gestione dei disastri e delle emergenze del ministero degli Interni di Ankara, secondo cui la più forte è stata di magnitudo 6,6. Il sisma è stato avvertito anche in Libano, Grecia, Israele e Cipro.

Gli Stati Uniti sono “profondamente preoccupati per il terremoto distruttivo” che ha colpito Siria e Turchia e sono pronti a fornire tutta la necessaria assistenza”, fa sapere in una nota il consigliere per la Sicurezza nazionale della Casa Bianca, Jack Sullivan, secondo cui il presidente Joe Biden ha dato istruzioni all’agenzia per gli aiuti Usaid e agli altri partner del governo federale per valutare la risposta degli Stati Uniti per aiutare quanti sono più colpiti.

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(con fonte AdnKronos)

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