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La nostra situazione non è normale e chiaramente peggiorerà: la nostra maggiore debolezza è che siamo in un isolamento geopolitico totale e dobbiamo uscirne”. Così nel silenzio dello studio nella trasmissione di punta di ‘Rossya 1′ per la prima volta i telespettatori russi – nel programma ’60 Minuti’, noto per il suo attivismo pro Cremlino – hanno ascoltato la dura realtà geopolitica che la Russia deve affrontare dopo l’aggressione all’Ucraina. A rendere credibile questo monito – rilanciato sui social in milioni di visualizzazioni – è il suo ‘autore’, uno degli esperti di strategia militare, Mikhail Khodarenok, corrispondente militare di Gazeta.ru, ma soprattutto ex colonnello dell’aeronautica russa, e quindi profondo conoscitore delle forze armate.

Davanti alla sua ospite – una quasi incredula Olga Skabeyeva, propagandista del Cremlino – l’analista snocciola tutte le dure verità sull’andamento di una guerra che avrebbe dovuto essere una passeggiata trionfale e si sta rivelando un fallimento storico per Mosca.

“Non dobbiamo accettare informazioni tranquillizzanti, come quelle che girano circa il crollo morale delle forze armate ucraine: per dirla pacatamente, sono informazioni false. Certo, ci saranno casi isolati ma se consideriamo la situazione nel suo insieme – ricorda – gli ucraini possono mobilitare un milione di soldati e noi non possiamo farlo” come testimoniano le difficoltà di reclutamento cui Mosca cerca di supplire con una mobilitazione ‘nascosta’. Finora, aggiunge l’ex colonnello, “il nodo erano le loro forniture di attrezzature militari moderne” ma gli Stati Uniti stanno sbloccando il loro arsenale “e quando inizieranno ad affluire anche le armi europee, in un futuro vicinissimo l’idea di un milione di ucraini in armi sarà realtà”.

Ma il problema – osserva – è anche quello delle motivazioni: “La professionalità di un esercito non è data dal numero di persone che si sono arruolate ma dal livello del loro addestramento e del loro morale. Sicuro, anche un coscritto può essere molto professionale ma nel nostro paese c’è una scuola di pensiero che vede in un coscritto un soldato professionista, e questo è lungi dall’essere vero”.

Khodarenok ricorda come “la disponibilità a morire per la propria terra è uno degli elementi più importanti della preparazione” di un soldato. Così rifacendosi a un “classico del pensiero marxista-leninista” (“e non erano stupidi” sottolinea), “la vittoria sul campo in ultima istanza è determinata dall’alto morale delle truppe, pronte a versare il loro sangue per un’idea in cui credono”. E questa disponibilità, è la conclusione sottintesa del ragionamento, fra le truppe russe inviate all’estero in una ‘operazione speciale’ in cui nessuno crede ovviamente non c’è. Sul fronte Nato l’analista invita poi a “non essere troppo minacciosi con la Finlandia”, vista l’assenza di una concreta minaccia. “Dobbiamo essere realisti dal punto di vista politico e militare, o saremo colpiti così duramente dalla realtà della Storia che ce ne pentiremo” conclude Khodarenok, che può ‘vantare’ di avere lanciato i suoi moniti al Cremlino in tempi non sospetti.

Già all’inizio di febbraio, tre settimane prima dell’invasione dell’Ucraina, l’ex ufficiale aveva messo in dubbio l’idea di una facile vittoria. E non l’aveva fatto dal suo giornale – considerato dal Cremlino come una voce critica – ma dalle colonne della ‘Rivista militare indipendente’, una testata molto letta dagli alti vertici delle forze armate russe. Khodarenok aveva osservato come “affermare che nessuno in Ucraina difenderà il governo significa ignorare completamente la situazione politico-militare e lo stato d’animo della popolazione”. Quanto all’idea che ad assicurare il trionfo ci avrebbe pensato la superiorità aerea di Mosca, l’esperto ricordava che a differenza di Afghanistan (1979–89) e Cecenia (1994–96, 1999–2009), l’Ucraina era dotata di una propria aeronautica e di sistemi di difesa antiaerei.

(AdnKronos)

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