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Nell’est dell’Iran e sul Mar Caspio le aree considerate più sicure. In molti tentano la fuga anche verso l’estero, ma la carenza di carburante blocca gli spostamenti
Migliaia di persone stanno abbandonando Teheran, nel mezzo dell’escalation militare tra Iran e Israele. Secondo l’agenzia Dpa, la fuga dalla capitale – una metropoli con oltre 15 milioni di abitanti – ha generato lunghissimi ingorghi sulle vie d’uscita e code chilometriche presso le stazioni di rifornimento.
Le testimonianze parlano di strade “insolitamente silenziose” all’interno della città, mentre chi può cerca rifugio nell’est del Paese o nelle regioni settentrionali sul Mar Caspio, normalmente mete turistiche, oggi trasformate in zone di accoglienza.
Tra i tanti in fuga c’è Zadshad, insegnante 35enne, che con la sua famiglia ha affrontato un viaggio di oltre 24 ore verso Rasht, solitamente raggiungibile in poco più di quattro ore. “Qui la situazione non è migliore – ha dichiarato – i negozi sono presi d’assalto e mancano molti generi alimentari”.
I prezzi degli alloggi nelle zone di rifugio sono aumentati drasticamente. Chi ha parenti all’estero prova a raggiungere Paesi confinanti come Turchia o Azerbaigian, ma la carenza di carburante e le difficoltà logistiche impediscono a molti di proseguire. “Eravamo diretti in Azerbaigian con mia madre di 82 anni, ma dopo ore incolonnati e senza benzina, siamo dovuti tornare indietro. Ora aspettiamo condizioni migliori per riprovarci”, ha raccontato un uomo alla Dpa.
Il clima nella capitale è di incertezza e timore, aggravato dai segnali di un possibile allargamento del conflitto. La popolazione civile si muove nel panico, con pochi beni essenziali, verso aree che si spera restino al di fuori di un possibile scenario bellico diretto.
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(con fonte AdnKronos)
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