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Elezioni in Francia, seggi aperti per i circa 48,8 milioni di elettori chiamati a scegliere il nuovo presidente. Le operazioni di voto, che si concluderanno questa sera alle 19, sono state anticipate nei territori d’oltremare per una questione di fuso orario. Tra i francesi residenti all’estero non potrà votare chi risiede a Shanghai a causa del confinamento deciso nel quadro della strategia cinese di lotta al Covid. Il sistema elettorale prevede due turni, con un ballottaggio in programma per il 24 aprile tra i due aspiranti presidenti più votati domenica, se nessuno dei partecipanti avrà raggiunto la maggioranza dei voti al primo turno.

L’esito del voto che deciderà il nome del prossimo inquilino dell’Eliseo si è fatto più incerto con il passare dei giorni e il susseguirsi di sondaggi che vedevano assottigliarsi lo scarto tra i due contendenti favoriti, il presidente uscente Emmanuel Macron e la candidata del Rassemblement National, Marine Le Pen, anche nelle proiezioni per il secondo turno, in programma per il 24 aprile. Senza escludere una ‘sorpresa Mélenchon‘, terzo per intenzioni di voto in vista del primo turno e in presenza di un’alta percentuale di indecisi e del rischio di una forte astensione. Il 27,4% dei francesi potrebbe infatti scegliere di non andare a votare al primo turno delle presidenziali, secondo un calcolo dell’istituto Odoxa per Le Figaro. Si tratta di una percentuale vicina al livello più alto mai registrato nelle precedenti elezioni presidenziali, il 28,4% del 2002. Da allora, dopo un aumento della partecipazione al voto nel 2007, il tasso di astensione è continuato a crescere fino a raggiungere quota 22,2% nel 2017.

La campagna elettorale è stata anomala, il dibattito politico è stato relegato in secondo piano dietro l’emergenza Covid, prima di essere travolto e dominato dalla guerra in Ucraina. Il presidente-candidato, dopo aver tardato fino all’ultimo a scendere ufficialmente in campo, tanto da attirarsi le critiche degli avversari per la sua sostanziale assenza, è tornato all’attacco alla vigilia del voto. Con un unico grande comizio, al Défense Arena di Nanterre, in cui ha chiamato alla ‘mobilitazione generale’ contro ‘gli estremi’ e con un’intervista alla stampa regionale in cui ha preso di mira Marion Maréchal, “erede di un clan presente alle elezioni presidenziali dagli anni Sessanta”.

Così facendo Macron ha colpito in una volta sola due avversari: il Rassemblement National di Marine Le Pen – ma non della nipote che ha scelto di appoggiare il rivale – e Eric Zemmour, il controverso polemista. “Abbiamo un tandem in azione”, ha dichiarato Macron annullando le distanze tra i due candidati dell’estrema destra. (segue)

Le precedenti elezioni presidenziali si sono tenute il 23 aprile e il 7 maggio 2017, sancendo la vittoria di Emmanuel Macron, candidato de La République En Marche, che ha sconfitto al ballottaggio Marine Le Pen, sostenuta dal Front National. Stando ai sondaggi, il 24 aprile prossimo potrebbe dunque risolversi in una riedizione del duello del 2017, che vide allora Macron aggiudicarsi la vittoria con il 66,10% dei voti contro il 33,90 di Le Pen. Alle presidenziali seguiranno come di consueto le legislative il 12 e il 19 giugno per l’assegnazione dei 577 seggi dell’Assemblea Nazionale.

Potranno votare anche coloro che sono risultati positivi al Covid-19. Agli elettori che si recheranno ai seggi non sarà richiesta alcuna condizione di accesso, che si tratti di una prova di vaccinazione, di un certificato di guarigione o di un test virologico. L’uso della mascherina è fortemente raccomandato per i casi contatto, gli anziani, gli immunodepressi, nonché per le persone risultate positive e soggette ad isolamento, che voteranno.

ECCO I CANDIDATI

Emmanuel Macron, Marine Le Pen e gli altri. E’ affollato il campo dei candidati che partecipano al primo turno delle presidenziali francesi. Sono in tutto 12 gli aspiranti presidenti che per partecipare si sono dovuti assicurare il sostegno di almeno 500 dei 42mila funzionari eletti francesi. Il presidente in carica Macron viene dato come favorito in tutti i sondaggi, e si profila per il 24 aprile un nuovo ballottaggio, come nel 2017, con la leader di Rassemblement national. Ecco i cinque principali candidati:

EMMANUEL MACRON – Allora 39enne è diventato nel 2017 il presidente più giovane della storia francese, con la promessa di rinnovare, attirando voti sia a sinistra che a destra, la vita politica e riformare la Francia attraverso il movimento da lui fondato, La République En Marche, che in questi anni non è riuscito a radicarsi elettoralmente nei territori. Nei suoi cinque anni di mandato, caratterizzati da un susseguirsi di crisi da quella, a livello nazionale, dei gilet gialli, passando dalla pandemia fino ad ora la guerra, il suo programma si è spostato verso destra, con la promessa di tagli fiscali, del welfare e innalzamento dell’età pensionabile. Vuole poi innalzare da 100mila a 150mila euro il tetto della tassa di successione e – sul fronte liberal – vuole che lo Stato riconosca “come si sono trasformate le famiglie” dando anche alle coppie conviventi lo stessi status fiscale di quelle sposate. Entrato formalmente nella campagna all’ultimo minuto, Macron ha fatto un unico comizio, sottolineando di essere principalmente occupato negli sforzi diplomatici per mettere fine al conflitto in Ucraina. I sondaggi lo danno costantemente in testa al primo ed al secondo turno, ma in questo la forbice con Le Pen si sta pericolosamente restringendo in questi ultimi giorni.

MARINE LE PEN – Figlia del fondatore del Front National, da lei rifondato in Rassemblement National, la 53enne leader dell’estrema destra francese è alla sua terza candidatura presidenziale: nella prima, nel 2012, arrivò terza con il 17,9% – quindi non andò al ballottaggio che fu tra Francois Hollande e Nicolas Sarkozy con il socialista vincitore – nel 2017 ebbe il 21,3% al primo turno ed il 34% al secondo, quando fu battuta con ampio margine da Macron. Tutti i sondaggi la danno al ballottaggio anche quest’anno, ed indicano uno scarto molto più ridotto di cinque anni fa tra i due candidati, di appena 3% secondo alcuni rilevamenti. La sua campagna è stata dai toni molto più misurati di quella degli anni scorsi, soprattutto sulla retorica anti immigrati, concentrata soprattutto sugli interventi a sostegno dei redditi familiari ed il potere di acquisto. La sua storica vicinanza e simpatia per la Russia di Vladimir Putin – subito dopo l’invasione dell’Ucraina il 24 febbraio scorso, la candidata si affrettata a mandare al macero centinaia di migliaia volantini elettorali con una sua foto insieme al presidente russo – non sembra che l’abbia danneggiata nei sondaggi.

JEAN-LUC MELENCHON – L’ex trotskista che guida la formazione della sinistra radicale La France Insoumise (La Francia indomita) è in terza posizione nei sondaggi, attorno al 16%, promettendo una settimana lavorativa di 32 ore e il ritorno all’età pensionabile a 60 anni. L’ex senatore e ministro, uscito nel 2008 dal Partito socialista, inoltre vuole una legge di emergenza sociale per aumentare a 1400 euro al mese il salario minimo, e mettere un tetto alle disparità salariali tra dipendenti e Ceo. E portare la tassazione sui capital gain allo stesso livello di quella sui redditi.

Soprannominato la “tortue sagace”, la tartaruga sagace, il 70enne veterano della politica è un grande oratore, con ottime performance nei dibattiti che gli hanno permesso di una risalita nei sondaggi nella parte finale dalla campagna, tanto che ora la possibilità di un suo exploit oggi, con la conseguente conquista del ballottaggio, non viene esclusa. All’inizio della campagna elettorale vi sono stati tentativi di riunire tutta la sinistra intorno ad un unico candidato, ma Melenchon ha rifiutato queste proposte, ed ora – fanno osservare i sondaggisti francesi – starebbe raccogliendo i frutti, con il terzo posto nell’affollato agone, della sua scelta.

ERIC ZEMMOUR – Entrato con grande clamore di stampa nella campagna elettorale lo scorso settembre, fondando il partito Reconquete, il giornalista polemista 63enne, figlio di ebrei algerini, noto per le sue violente posizioni anti-immigrati ed anti Islam – per le quali è stato condannato tre volte per incitamento all’odio – sembrava dover costituire una minaccia per Le Pen, e per la destra tradizionale dei Republicains. Ma, dopo essere arrivato nei primi mesi a superare la leader di Rassemblement National, è scivolato indietro ad un quarto posto, anche a causa del suo stile eccessivamente aggressivo. Ed una serie di passi falsi, come la proposta di creare classi differenziate a scuola per i bambini con handicap. Secondo gli analisti francesi “gli elettori si sono annoiati delle sue dichiarazioni razziste ed estremiste, specialmente quelle contrarie all’accoglienza dei profughi ucraini”.

VALERIE PECRESSE – Diventata con la vittoria delle primarie del partito che è stato di Sarkozy e Jacques Chirac, la prima candidata donna dei Les Republicains, la 54enne ex ministro del Bilancio non è riuscita ad avere una campagna elettorale all’altezza delle aspettative. Ha puntato soprattutto sulle critiche alle spese eccessive della presidenza Macron e le politiche troppo concilianti sulla criminalità. Promettendo maggiore controllo dei confini nazionali e soprattutto nelle banlieue delle città francesi – riesumando anche il kärcher, l’aspirapolvere con cui Sarkozy voleva ripulirle – la candidata però non è riuscita a superare il 9% dei sondaggi, rimanendo ferma al quinto posto. L’errore, sottolineano alcuni sondaggisti, è di aver “fatto campagna su argomenti da estrema destra”, che ha spinto alcuni dei suoi potenziali sostenitori a rivolgersi a Macron, altri all’originale di estrema destra, Le Pen.

(AdnKronos)

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