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Aggiornamento 25 febbraio ore 11.30 – Terminati i funerali di Stato dell’ambasciatore italiano in Congo, Luca Attanasio, e del carabiniere Vittorio Iacovacci, morti in un attacco armato nella Repubblica democratica del Congo, lo scorso 22 febbraio. Le esequie sono state celebrate dal vicario del Papa per la Diocesi di Roma, cardinale Angelo De Donatis. Le due bare, avvolte dal tricolore, sono uscite dalla basilica di Santa Maria degli Angeli, portate a spalla dai carabinieri del XIII reggimento. Ad accompagnare i feretri, le famiglie dell’ambasciatore e del carabiniere.
Poi, tra gli applausi dei presenti, i carri funebri hanno lasciato la piazza per dirigersi rispettivamente a Limbiate e Sonnino, luoghi di origine di Attanasio e Iacovacci.

A dare l’ultimo saluto, prima che il corteo funebre partisse, i familiari delle due vittime, i congiunti di Attanasio, la moglie Zakia e le bambine, con il padre e la madre dell’ambasciatore, e la promessa sposa, Domenica, vicina al carro funebre di Vittorio Iacovacci.

Per esprimere la loro vicinanza si sono avvicinate le autorità, a partire dalla sindaca di Roma, Virginia Raggi, dal ministro della Difesa Lorenzo Guerini a quello degli Esteri, Luigi Di Maio. Nel frattempo ai bordi della Fontana dell’Esedra, al centro della piazza, una folla di gente comune.

ore 10.30 – I feretri dell’ambasciatore italiano in Congo, Luca Attanasio e del carabiniere Vittorio Iacovacci, morti in un attacco armato nella Repubblica democratica del Congo, sono entrati avvolti nel tricolore nella basilica di Santa Maria degli Angeli a Roma, per il funerale di Stato. A portare a spalla le bare gli uomini del XIII reggimento dei carabinieri in una Piazza della Repubblica immersa in un silenzio assordante ad eccezione della marcia funebre suonata dalla fanfara dei carabinieri.

L’OMELIA – “Luca, Vittorio e Mustafa sono stati strappati da questo mondo dagli artigli di una violenza stupida e feroce che non porterà nessun giovamento ma solo altro dolore”, afferma il cardinale Vicario di Roma, Angelo De Donatis, ricordando anche l’autista ucciso.

A inizio omelia, De Donatis porta la “vicinanza e la preghiera da parte del Papa. In questo giorno sentiamo nostra angoscia di tre famiglie, di due Nazioni, dell’intera famiglia delle Nazioni”. “Angoscia – osserva – perché manca la pace tanto desiderata. Angoscia perché vi sono ancora troppi uomini che invaghiti da denaro e potere tramano la morte del fratello. Angoscia perché le promesse di giustizia sono disattese”.

“Dal male viene solo altro male”, ricorda il porporato. “Vengono in mente le parole di rammarico di Gesù: ‘se trattano così il legno verde, che ne sarà di quello secco?’ Se questa è la fine degli operatori di pace – osserva De Donatis – che ne sarà di tutti noi? Vogliamo però nella nostra angoscia vedere come Dio desidera consolarci. Dio ci indica una via di speranza”.

Tra le autorità politiche presenti il presidente del Consiglio Mario Draghi, il presidente della Camera dei deputati Roberto Fico, la presidente del Senato Elisabetta Casellati, il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, il ministro per la famiglia Elena Bonetti, il ministro agli Affari esteri Luigi Di Maio, il ministro per la Semplificazione e la Pubblica amministrazione Renato Brunetta, la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti.
In Chiesa anche Franco Gabrielli, capo della polizia, il comandante generale dei carabinieri Teo Luzi, il comandante generale della Gdf Giuseppe Zafarana, il comandante generale dell’Esercito Pietro Serino, il comandante generale della Marina militare Giuseppe Cavo Gragone, il comandante generale dell’Aeronautica militare Alberto Rosso e la sindaca di Roma Virginia Raggi.

FUNERALI PRIVATI – Subito dopo la funzione, i due feretri torneranno nei loro comuni di origine: Limbiate, in Lombardia, e Sonnino, nel Lazio. Per l’ambasciatore, domani sarà allestita nel Comune la camera ardente, sabato l’addio con una cerimonia al centro sportivo. Sempre venerdì si celebreranno le esequie di Iacovacci. La cerimonia è in programma alle 14,30 nell’Abbazia di Fossanova, dove lunedì scorso padre Andrea David gli aveva dedicato un momento di preghiera.

AUTOPSIA – Intanto secondo quanto emerge dai primi risultati delle autopsie eseguite al Policlinico Gemelli, l’ambasciatore Attanasio e il carabiniere Iacovacci sono rimasti uccisi in uno scontro a fuoco: non si è trattato quindi di un’esecuzione.


24 feb. – ore 12.00 – La ricostruzione dell’agguato ripercorsa in aula dal Ministro Di Maio

“La mattina del 22 febbraio, tra le 10 e le 11 locali, il convoglio del Pam su cui viaggiavano” l’ambasciatore Luca Attanasio e il carabiniere Vittorio Iacovacci “è stato attaccato da uomini dotati di armi leggere” mentre “percorreva la strada N2 in direzione di Rutshuru”. Il ministro degli Esteri Luigi di Maio, nell’informativa alla Camera, ricostruisce l’agguato avvenuto in Congo.

“L’ambasciatore – ha proseguito Di Maio – era arrivato a Goma venerdì 19 con un aereo della missione Onu Monusco. In base alle prime ricostruzioni, che devono essere sottoposte al vaglio degli inquirenti, la prima autovettura del convoglio del Pam, su cui viaggiavano le vittime, sarebbe stata oggetto di colpi di arma da fuoco”. Del convoglio “facevano parte, oltre all’ambasciatore e al carabiniere, anche 5 membri del Pam, tra cui il vice direttore per il Congo Rocco Leone”.

“Il convoglio è stato attaccato alle 10,15 all’altezza del villaggio di Kanya Mahoro, nei pressi di una località chiamata ‘Tre Antenne’. Il gruppo, formato da 6 elementi, avrebbe costretto i mezzi a fermarsi ponendo ostacoli sulla strada e sparando alcuni colpi di armi leggere in aria”, ha affermato ancora il ministro.

In un “video si intravedono le fasi iniziali dell’evento con gli spari degli aggressori e la gente che getta a terra moto e biciclette con tutto il carico per allontanarsi”. “Il Governatore del Nord-Kivu ha confermato – ha proseguito Di Maio – che i sei assalitori, dopo aver sparato colpi in aria e bloccato il convoglio, hanno ordinato ai passeggeri di scendere dai veicoli. Il rumore degli spari ha allertato i soldati delle Forze Armate congolesi e i ranger del parco Virunga che, trovandosi a meno di un chilometro di distanza, si sono diretti verso il luogo dell’evento”.

Dopo aver ucciso l’autista del Pam “per costringere le loro vittime a lasciare la strada ed entrare nella boscaglia”, gli assalitori avrebbero condotto il resto dei membri del convoglio nella foresta”, secondo le prime ricostruzioni dei fatti arrivati dalle autorità locali della Repubblica democratica del Congo e secondo gli elementi raccolti finora dal Pam.

“Poco distante dal luogo dell’evento era appunto presente una pattuglia di Ranger dell’Istituto Congolese per la Conservazione della Natura, di stanza presso il vicino parco di Virunga e un’unità dell’Esercito, che avrebbero cercato di recuperare i membri del convoglio”, ha proseguito Di Maio.

“Nelle fasi immediatamente successive, secondo quanto dichiarato dal Ministero dell’Interno congolese, nel momento in cui la pattuglia di Ranger ha intimato agli assalitori di abbassare le armi, o semplicemente ha mostrato le armi al seguito, questi ultimi avrebbero aperto il fuoco contro il militare dell’Arma dei Carabinieri, uccidendolo, e contro l’Ambasciatore italiano, ferendolo gravemente. La pattuglia di Ranger e l’Unità dell’Esercito successivamente avrebbero evacuato l’Ambasciatore italiano presso l’ospedale Monusco di Goma, dove sarebbe avvenuto il decesso a causa delle ferite riportate nell’attacco. A riguardo, si specifica inoltre -ha aggiunto Di Maio – che il responsabile del convoglio avrebbe negoziato con gli assalitori per allontanarsi dall’area e portare i feriti in una zona sicura”.

“L’imboscata” di lunedì nella Repubblica democratica del Congo “è avvenuta in una regione dal contesto securitario assai fragile” in un Paese che “incarna alcune delle contraddizioni del continente africano, enormi ricchezze naturali, povertà e violenza”, ha detto ancora DI Maio.

Nella regione orientale del Paese, ha proseguito, “si contano oltre 120 gruppi armati, proliferano autorità paramilitari e forze ribelli, che da decenni si contendono il controllo del territorio, alimentando un’economia informale di guerra che vive dello sfruttamento illegale delle risorse minerarie, di contrabbando ed estorsioni”.

“In qualità di capo missione, l’ambasciatore Luca Attanasio aveva piena facoltà di decidere come e dove muoversi all’interno del Paese”, ha sottolineato ancora Di Maio il quale ha ricordato la distanza di circa 2.500 chilometri tra Kinshasa e Goma e ha riferito che “l’ambasciatore e il carabiniere si sono affidati al protocollo delle Nazioni Unite, che li ha presi in carico fin da Kinshasa, su un aereo della missione Onu Monusco, per il viaggio fino a Goma”..

“La missione si è svolta su invito delle Nazioni Unite”, ha aggiunto, puntualizzando che “quindi anche il percorso in auto si è svolto nel quadro organizzativo predisposto dal Programma Alimentare Mondiale”.

ore 9.00 Informativa, sull’attacco in Congo, da parte del Ministro Di Maio alla Camera

ore 08.00 24 feb. – E’ arrivato intorno alle 23.30 di ieri sera a Ciampino l’aereo di Stato con a bordo i feretri dell’ambasciatore Luca Attanasio e del carabiniere Vittorio Iacovacci, uccisi in Congo. Ad attendere i feretri il presidente del Consiglio Mario Draghi, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio e il ministro della Difesa Lorenzo Guerini.

L’autopsia sui corpi dei due connazionali è prevista per questa mattina al Policlinico Gemelli di Roma e i risultati saranno poi inviati in Procura dove ieri è stato aperto un fascicolo di indagine, coordinato dai pm Sergio Colaiocco e Alberto Pioletti, per sequestro di persona con finalità di terrorismo.


 


Aggiornamento – ore 20.00 – Ci sarà anche il premier Mario Draghi questa sera all’aeroporto di Ciampino, per accogliere le salme dell’ambasciatore Luca Attanasio e del carabiniere Vittorio Iacovacci, uccisi in Congo. Saranno presenti il ministro agli Affari esteri Luigi Di Maio e il responsabile della Difesa Lorenzo Guerini.
Non ci sarà invece il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a causa di un lieve malessere, un disturbo vestibolare: è quanto comunica l’ufficio stampa del Quirinale

ore 13.30 – Ecco il primo rapporto dell’intelligence sull’attacco al convoglio del World Food Program di ieri, 22 febbraio, nella Repubblica democratica del Congo. Gli 007 riferiscono che in mattinata, in prossimità di Kibumba (località a Nord di Goma – provincia di Nord Kivu), l’ambasciatore italiano a Kinshasa, Luca Attanasio, e il carabiniere Vittorio Iacovacci sono rimasti uccisi insieme al loro autista Mustapha Milambo mentre, “a bordo di un autoveicolo che faceva parte di un convoglio di due automezzi non blindati del Wfp dell’Onu, stavano percorrendo il tratto di strada che collega Goma a Rutshuru (dove era prevista una visita ad un programma di alimentazione scolastica del Wfp)”.

Nel convoglio, secondo i nostri servizi segreti, era presente anche Rocco Leone, vice Capo del World Food Programme nella Repubblica democratica del Congo, rimasto illeso. Secondo una prima ricostruzione, “a circa 25 chilometri dalla città di Goma, la prima autovettura, sulla quale viaggiavano le vittime, è stata oggetto di colpi di arma da fuoco esplosi da un gruppo armato che avrebbe agito per rapinare il convoglio e/o sequestrare personale dell’Onu”. Dopo aver ucciso l’autista, sempre secondo la prima ricostruzione, gli assalitori “hanno aperto il fuoco sugli altri occupanti del veicolo; subito dopo hanno prelevato dal mezzo l’ambasciatore Attanasio e il carabiniere Iacovacci (probabilmente già feriti), presumibilmente al fine di rapirli e chiedere poi un riscatto in denaro”.

A quel punto, seguendo la ricostruzione dell’intelligence, un addetto alla sicurezza dell’Onu che viaggiava sulla seconda vettura (non colpita da proiettili) ha intavolato “una trattativa con gli assalitori, chiarendo lo status dei connazionali”.

Tuttavia vi sarebbe stato uno scontro a fuoco tra gli assalitori ed elementi appartenenti alle forze Rangers ed all’Esercito congolese. “A seguito della sparatoria sarebbe rimasto ferito anche un agente della Sicurezza del Parco Virunga, di scorta al convoglio. I due connazionali sarebbero stati successivamente abbandonati (non è chiaro se a quel punto l’ambasciatore e il carabiniere fossero già morti). Tale ricostruzione trova elementi di riscontro in quanto affermato subito dopo l’accaduto dal governatore della Regione del Nord Kivu, Carly Nzanzu Kasivita, secondo il quale l’ambasciatore ed il militare sarebbero stati uccisi, successivamente al loro prelevamento dalla vettura, dopo che il commando armato era stato ingaggiato da una pattuglia dei Rangers del Parco Nazionale del Virunga.

Il luogo dell’agguato è ricompreso in un’area, denominata “Zona delle tre antenne”, ad alto rischio per la sicurezza: nel maggio del 2018 sono stati rapiti due cittadini britannici, poi rilasciati. Il territorio è contiguo al Parco di Virunga all’interno del quale operano diverse milizie armate che si sono formate a seguito di guerre civili ufficialmente terminate nel 2003. Uno dei gruppi più pericolosi e più attivo dell’area è quello delle Forze Democratiche Alleate (Allied Democratic Forces – Adf) che il 10 gennaio hanno ucciso 6 ranger proprio nello stesso Parco.

L’attacco, secondo le valutazioni della nostra intelligence, si inserisce in un contesto securitario di estrema fragilità, che caratterizza l’area del Kivu del Nord negli ultimi 20 anni. Una delle principali cause di instabilità risiede nell’arrivo delle milizie Hutu rwandesi in territorio congolese (1994) e negli interessi economici derivanti dallo sfruttamento delle enormi risorse minerarie dell’area, che hanno ostacolato il disarmo di tali milizie. Nell’area sono attive circa 100 milizie armate che, operando su base etnica, agiscono spesso in cooperazione tra di loro, a scopi di autofinanziamento. La zona a Nord di Goma (capoluogo del Nord Kivu) è principalmente occupata da una vasta area forestale (Parco nazionale del Virunga) che offre protezione alle attività delle varie milizie (traffici illeciti di materie prime, contrabbando, racketing).

Nell’area adiacente al luogo dell’attacco operano storicamente diversi gruppi armati tra cui i principali risultano essere: Fdlr-Foca (Forze democratiche per la llberazione del Ruanda, braccio politico delle Forze combattenti Abacunguzi), Nyatura Cmc (Collectif des Mouvements pour le Changement) Mai Mai, Charles alias Afrc alias Afarpm (Alliance des Forces Armees de Resistants Patriotes Mai Mai).

Il gruppo delle Allied Democratic Forces (Adf), di origine ugandese, recentemente sospettato di adesione al jihadismo, opera di norma in una zona molto più a Nord di Rutshuru (Beni), nel parco di Virunga. Le dinamiche dell’evento sembrano evidenziare che gli assalitori fossero a conoscenza del passaggio del convoglio lungo la viaria RN2. Appare probabile che l’evento sia da ricondurre a una delle tre milizie sopracitate e/o forze affini (Hutu ruandesi), che potrebbero aver condotto l’azione a scopo di rapina. Il personale e i mezzi della missione Monusco sono un target generalmente pagante. Allo stato, tuttavia, non si può escludere che l’azione sia riconducibile ad elementi Adf, anche in relazione alla presenza di una cellula logistica del gruppo in Goma.

Dal 2017, nella parte meridionale del Parco di Virunga (Provincia del Nord Kivu) sono stati registrati circa 1300 incidenti di sicurezza con vittime, oltre 1.280 scontri e quasi 1.000 casi fra sequestri e rapimento ai fini di riscatto. Nel Paese, inoltre, è emerso, negli ultimi mesi, un crescente dinamismo terroristico dell’Islamic State Central Africa Province (Iscap), la locale affiliazione del Daesh. Il gruppo avrebbe guadagnato il controllo di alcune zone, stabilendo delle basi operative nelle aree di Rwenzori e Irumu dalle quali lanciare operazioni terroristiche effettuate, sia mediante l’utilizzo di armi e munizioni sequestrate dai militanti a seguito di attacchi realizzati contro le forze militari e di sicurezza congolesi, sia attraverso Ied e granate.

AGGIORNAMENTO – 23 feb. ore 8.30 – Gli aggressori del convoglio su cui viaggiava il diplomatico italiano Luca Attanasio “erano 6 in possesso di cinque armi del tipo AK47 e di un machete”. Queste le conclusioni delle prime indagini compiute dagli inquirenti della Repubblica democratica del Congo e riportate dal sito Cas-info che cita una nota del governatore della provincia di sud-Kivu. Gli assalitori hanno costretto le persone a bordo a scendere e a seguirli nel Parco dopo aver ucciso uno degli autisti per creare il panico.

Un team della presidenza della Repubblica democratica del Congo partirà oggi per Goma per seguire l’inchiesta sull’agguato. Lo ha reso noto il sito Cas-Info. I servizi competenti, si legge, sono stati istruiti a fare in modo “che sia fatta luce su questo crimine odioso nei migliori tempi possibili” e i responsabili siano “identificati e portati davanti alla giustizia”.

Un comitato di crisi, presieduto dal comandante supremo delle Forze, si è riunito ieri e ha esaminato il rapporto del governatore del Nord Kivu Carly Nzanzu Kasivita. Due decisioni importanti sono state prese, oltre alla partenza di un inviato della presidenza per Roma, con una lettera per il presidente del Consiglio italiano Mario Draghi, “l’invio di un team della presidenza a Goma, oggi, per seguire l’inchiesta e riferire regolarmente al capo dello Stato”.

22 feb – ore 19.00 – Un possibile “riscatto”, uno “scontro a fuoco” tra ranger ed esercito da una parte ed un commando dall’altra, il giallo della scorta. Col passare delle ore iniziano a emergere nuovi dettagli sulla dinamica che ha portato all’assassinio dell’ambasciatore italiano nella Repubblica democratica del Congo, Luca Attanasio, del carabiniere Vittorio Iacovacci e dell’autista congolese, che secondo fonti locali si chiamerebbe Mustapha Milambo. Del convoglio, apprende l’Adnkronos da fonti di intelligence, avrebbe dovuto fare parte anche l’addetto consolare Alfredo Russo che però, per non meglio precisate ragioni, è rimasto a Goma.

Secondo un portavoce del Virunga national Park, all’interno del quale si è verificato l’accaduto, il convoglio del World Food Programme (Wfp) sul quale viaggiava Attanasio è stato attaccato alle 10.15 a Kibumba, a pochi chilometri da Goma, il capoluogo del Nord Kivu, una zona definita dagli analisti “molto instabile” e dove sono operative oltre 100 milizie tra cui un gruppo affiliato all’Isis.

Sulle circostanze esatte dell’attacco rimangono ancora dei punti da chiarire. Il governatore locale, Carly Nzanzu Kasivita, ha affermato che il convoglio, diretto nel territorio di Rutshuru per ispezionare le attività condotte dal Wfp, è stato fermato da un commando di sei uomini armati che hanno sparato colpi di avvertimento. Successivamente hanno ucciso l’autista congolese e condotto il resto del convoglio nella foresta.

Mambo Kawaya, presidente dei gruppi della società civile nella zona, ha spiegato ad ‘Actualité.cd’, un sito di notizie locale, che c’erano cinque persone nel veicolo di Attanasio quando è stato attaccato.

Il governatore, in una dichiarazione riportata dai media congolesi, ha dato credito all’ipotesi che l’obiettivo del commando fosse chiedere un “riscatto”, precisando che sul posto – una volta allertati – si sono recati i ranger dell’Istituto congolese per la conservazione della natura e militari dell’esercito. “C’è stato uno scontro a fuoco”, secondo Kasivita, e “gli aggressori hanno ucciso la guardia del corpo e l’ambasciatore”.

Uno dei nodi da sciogliere riguarda il perché il convoglio si trovasse nella zona senza una scorta.

Secondo fonti d’intelligence, il governo locale aveva autorizzato il movimento senza scorta del convoglio del Wfp. Anche l’agenzia dell’Onu in una nota ha dichiarato che “precedentemente era stato autorizzato il viaggio su quella strada senza una scorta di sicurezza”. “La situazione è molto delicata. Si sta lavorando, si sta cercando di capire”, fanno sapere dal Wfp all’Adnkronos. Questa versione dei fatti non è confermata dalla polizia congolese. Il generale Abba Van, citato dall’agenzia tedesca ‘Dpa’, ha sostenuto che le forze di sicurezza non erano state informate della visita dell’ambasciatore nella zona e si detto “sorpreso” del fatto che il diplomatico si fosse recato nella regione senza una scorta nutrita.

Sulla responsabilità dell’attacco la nostra intelligence al momento sembra privilegiare la pista che porta alle Forze democratiche per la liberazione del Ruanda (Fdlr-Foca), principale gruppo residuo di ribelli ruandesi di etnia Hutu. Ad avvalorare la tesi sono state le dichiarazioni del governatore del Nord Kivu, secondo cui uno dei sopravvissuti ha confermato che gli aggressori si sono parlati in kinyarwanda, lingua parlata in Ruanda e nei territori confinanti di Uganda e Repubblica democratica del Congo, e hanno parlato con gli ostaggi in swahili.

ore 16,50 – I sei componenti del commando che ha attaccato il convoglio del quale faceva parte l’ambasciatore italiano, Luca Attanasio, nella Repubblica democratica del Congo, hanno prima ucciso l’autista congolese e poi condotto il resto delle persone nella foresta circostante al luogo dell’agguato. E’ quanto apprende l’Adnkronos da fonti di intelligence, secondo cui a poche centinaia di metri si trovava una pattuglia dell’Istituto congolese per la conservazione della natura e anche un’unità dell’esercito congolese, giunti in soccorso dei rapiti. Ma quando sono intervenuti i rangers, gli aggressori hanno sparato al carabiniere di scorta all’ambasciatore, Vittorio Iacovacci, e al diplomatico. Il governo locale aveva autorizzato il movimento senza scorta del convoglio del World Food Programme (WFp), di cui faceva parte l’ambasciatore italiano a Kinshasa, dicono ancora all’Adnkronos fonti di intelligence.

Dietro l’attacco, ci sarebbero le Forze democratiche ruandesi. Le fonti di intelligence confermano all’Adnkronos che le autorità locali, per quanto l’identità degli assalitori non sia ancora conosciuta, sembrerebbero per il momento privilegiare la pista del Forze democratiche per la liberazione del Ruanda (Fdlr-Foca), principale gruppo residuo di ribelli ruandesi di etnia Hutu. E il governatore del Nord Kivu, Carly Nzanzu Kasivita, ha riferito che le indagini sono in corso, è stato interrogato uno dei sopravvissuti, il quale conferma che gli aggressori si sono parlati in kinyarwanda e hanno parlato con gli ostaggi in swahili.

Secondo lo Us Counter Terrorism Center, le Fdlr sono il probabile responsabile di circa una dozzina di attentati terroristici commessi nel 2009, che hanno ucciso centinaia di persone nel Congo orientale

Dopo il 2010, come conseguenza dell’azione dell’esercito congolese e dei ranger dell’Iccn, il gruppo ha rimodulato la sua strategia preferendo azioni a bassa intensità ma con profitti maggiori, soprattutto finanziari. Sono loro che nel 2018 rapirono due turisti inglesi nel parco nazionale di Virunga, rilasciandoli dopo due giorni.

Nell’aprile del 2020 circa 60 membri del gruppo attaccarono una pattuglia dell’Istituto congolese per la conservazione della natura provocando 17 morti, di cui 12 ranger.

LA NOTIZIA DELLA PRIMA ORA – L’ambasciatore italiano nella Repubblica democratica del Congo Luca Attanasio ed un carabiniere, sono rimasti uccisi in un attacco contro un convoglio delle Nazioni Unite nell’est del Paese.

Potrebbe esserci anche una terza vittima secondo quanto apprende l’Adnkronos. L’attacco è avvenuto vicino alla città di Kanyamahoro intorno alle 10.15. L’assalto era parte di un tentativo di sequestro, secondo quanto reso noto dal Virunga National Park. Diversi gruppi armati operano nella zona di Virunga, al confine tra Congo, Ruanda e Uganda, nell’est del paese.

“E’ con profondo dolore che la Farnesina conferma il decesso, oggi a Goma, dell’Ambasciatore d’Italia nella Repubblica Democratica del Congo Luca Attanasio e di un militare dell’Arma dei Carabinieri”, scrive la Farnesina in una nota. “L’Ambasciatore ed il militare stavano viaggiando a bordo do una autovettura in un convoglio della Monusco, la missione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per la stabilizzazione nella Repubblica Democratica del Congo”, si precisa.

Chi era Luca Attanasio

L’ambasciatore italiano nella Repubblica democratica del Congo Luca Attanasio, rimasto ucciso in un attacco contro un convoglio delle Nazioni Unite nell’est del Paese, era nato a Saronno (Varese) il 23 maggio 1977. Dopo la laurea alla Bocconi di Milano in economia aziendale, nel 2001, aveva vinto il concorso in diplomazia e nel 2003 era stato nominato Segretario di legazione in prova nella carriera diplomatica.

Confermato in ruolo dal 29 settembre 2004, era entrato nella segretaria particolare del Sottosegretario di Stato e poi nel 2006 nominato segretario commerciale a Berna. Nel 2010 il trasferimento a Casablanca con funzioni di console. Dopo il rientro alla Farnesina come capo Segreteria della Direzione Generale Mondializzazione e Questioni globali nel 2013, nel 2014 di nuovo in Africa come Primo segretario ad Abuja per un’assegnazione breve. Ad Abuja era tornato come consigliere nel 2015.

A Kinshasa era stato nominato Incaricato d’Affari il 5 settembre 2017, e poi confermato quale incaricato d’Affari con Lettere, nel gennaio 2019.

Il Carabiniere ucciso è Vittorio Iacovacci

Vittorio Iacovacci, è il carabiniere rimasto ucciso nell’attacco contro il convoglio delle Nazioni Unite avvenuto nella parte orientale della Repubblica democratica del Congo, nel quale è morto anche l’ambasciatore italiano Luca Attanasio. Il carabiniere, che avrebbe compiuto 31 anni a marzo, era originario di Sonnino, in provincia di Latina, ed era effettivo al battaglione Gorizia dal 2016.

(AdnKronos)

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